Repubblica 18.9.16
La municipalizzata romana sotto il tiro dell’Anac “Parcelle a legali e tecnici senza motivazioni”
Rifiuti e consulenze d’oro all’Ama 5 milioni in tre anni Cantone: cifre da spiegare
di Liana Milella
ROMA.
Cinque milioni di euro in tre anni. Dal 2013 al 2015. Per consulenze,
pareri e patrocini legali. Spesi dall’Ama, la municipalizzata della
spazzatura di Roma, «senza dati di riferimento per giustificarli».
Raffaele Cantone mette in fila gli esborsi, vede possibili «irregolarità
e omissioni negli affidamenti», scrive all’Ama annunciando un
«procedimento di vigilanza» e sollecitando documentate giustificazioni
da parte dell’azienda. Sei pagine, recapitate venerdì, avvertono
l’azienda che dovrà rispondere non solo sulla cifra spesa per
consulenti, ma pure sull’utilizzo per forniture e servizi delle
“procedure negoziate” anziché delle gare aperte a vari possibili
concorrenti, come impone la legge.
Cantone l’aveva annunciato ad
agosto. Il Nucleo Anticorruzione della Gdf, che lavora in pianta stabile
all’Anac, ha scandagliato il triennio 2013-2015, ma ci sono lavori in
corso pure sul primo semestre 2016. Che l’Ama ricorresse d’abitudine
agli inviti a poche ditte non è una novità. Ora Cantone fornisce la
percentuale: nel 2013 Ama non ha fatto gare per importi pari al 54,6%,
nel 2014 per il 48,7% e nel 2015 per il 55,8%.
Proprio spulciando
il sito dell’azienda per cercare dati sugli appalti gli uomini di
Cantone s’imbattono nel capitolo consulenze. In barba alla “trasparenza”
di cui si vanta online la municipalizzata, Cantone nota «la pressoché
assoluta assenza di dati di riferimento, necessari per giustificare i
compensi liquidati per incarichi di consulenza, pareri e patrocini
legali». Nulla in proposito ha scoperto l’Anac – e può provarci anche
qualsiasi cittadino – scorrendo gli elenchi messi in rete. È rimasta
solo colpita da importi che, senza motivazione, appaiono decisamente
elevati. «Vistosi» li definisce l’Anticorruzione. E mette in fila le
cifre. Nel 2013 consulenze per 197.694 euro. Nel 2014 spesi 2.008.950
euro. L’anno dopo 2.960.127. Totale, oltre 5 milioni.
Come e
perché? Senza citare i nomi – che compaiono nelle tabelle del sito di
Ama – Anac porta come esempio di spese anomale il professionista che ha
percepito, nel 2014, 303.850 euro a titolo di consulenza legale e
308.333 per patrocinio legale. Siamo a 612.183 euro. Idem nel 2015: lo
stesso professionista incassa 516.991 euro, 6.240 per pareri legali,
465.778 per patrocinio legale, 44.972 per consulenza legale. Dall’elenco
si scopre che si tratta di un notissimo amministrativista, Damiano
Lipani, dal ’96 titolare di uno studio cui si è associato l’ex Antitrust
ed ex sottosegretario di Palazzo Chigi Antonio Catricalà. Lipani,
legatissimo all’ex ad di Ama Franco Panzironi sin da quando era al
vertice dell’Unire, l’ente che gestisce l’ippica in Italia, è rimasto in
vetta alla classifica dei legali più pagati anche se il suo sponsor è
finito in manette nelle inchieste Parentopoli e Mafia Capitale.
L’Anac
cita anche il caso di un altro professionista che per un patrocinio
legale risulta aver ricevuto 959.331 euro. Dall’elenco si deduce che si
tratta di Gian Luigi Pellegrino, l’avvocato che, dopo una precedente
condanna, ha preso in mano e ha vinto la causa su un gassificatore
contro il patron delle discariche Manlio Cerroni, che aveva chiesto
all’Ama 900 milioni col rischio di farla fallire. L’elenco di consulenze
e pareri legali continua. Ovviamente c’è l’assessore Paola Muraro, con
524.200 euro nei tre anni considerati. Segue l’avvocato Massimo Pallini
con 265.079, lo studio tributario Puoti, Longobardi, Bianchi con
215.400, poi una sfilza di avvocati, Giovanni Pizzolla con 208.000,
Nicola Petracca con 178.992, Daniele Cutolo con 100.243, Pietro Casavola
con 95.362, Irti con 87.750, Paola Cittadini con 61.127, Andrea Farì
con 60.613, lo studio legale Lablaw con 57.941, Alicia Mejia Fritsch con
47.637. Poi tanti altri sotto i 50mila euro. Da registrare che il
professor Michele Lepore, responsabile del servizio prevenzione
ambientale, ha incassato 117 mila euro in tre anni. Un fiume di denaro
che, ragionano all’Anac, forse avrebbe potuto migliorare la pulizia
della città, magari stabilendo una convenzione con uno studio legale,
dopo un’opportuna gara per scegliere quello con le tariffe più
convenienti.