Corriere 18.9.16
L’ipotesi di Raggi per il dopo Minenna
Dividere il Bilancio in tre assessorati
di Ernesto Menicucci
ROMA
Stallo. Sia sull’assessore al Bilancio (e sugli altri posti rimasti
liberi, primo fra tutti il capo di gabinetto), ma anche sull’Olimpiade.
Nel primo caso, l’ultima voce che gira è che ora Virginia Raggi vorrebbe
«spacchettare» tutte le deleghe che furono di Marcello Minenna:
Bilancio, Società partecipate, Patrimonio. Un modo per evitare che si
ricrei la stessa situazione: troppo potere in mano a una sola persona.
Il problema, però, è che la sindaca — che ormai procede da sola, senza
più l’aiuto del direttorio o del minidirettorio che le furono
fondamentali per comporre la squadra a luglio — ha difficoltà a trovarne
anche uno solo, di assessore. Anche perché le persone contattate (come
l’ex Ragioniere generale dello Stato Mario Canzio o l’ex generale della
Finanza Ugo Marchetti) hanno invece messo come condizione per accettare
di avere proprio le Partecipate. Così, al momento, l’unico che sarebbe
disponibile è il professore Nino Galloni, che piace a diversi attivisti.
Il tempo però stringe. E il rischio che la sindaca arrivi al consiglio
comunale di martedì senza assessore, ora, è concreta. «Ma così — dice il
capogruppo di M5S Paolo Ferrara — non potremmo neppure portare la
delibera su Atac. A meno che non venga la sindaca, che si tiene
l’interim. Ma mi pare un’idea remota». Le voci sui «dissidenti»? «Nel
gruppo c’è una discussione interna, un dibattito. Opinioni differenti
come in una famiglia, ma nessuna frattura. Non c’è alcun dubbio
sull’unione attorno alla sindaca Raggi».
L’altro nodo è quello
dell’Olimpiade, sulla quale i Radicali (guidati da Riccardo Magi)
tornano a chiedere il referendum. L’idea della conferenza stampa per
dire «no» e seguire così le indicazioni di Beppe Grillo sul «rispetto
del programma» e sul «tagliando da fare a gennaio» (contro cui si
schiera Federico Pizzarotti: «È di cattivo gusto»), ora non è più così
sicura. Tra la sindaca e il fedelissimo Daniele Frongia, suo vice ed
assessore allo Sport, ci sarebbe una diversità di vedute. Raggi è
convinta ormai a dire no, per evitare la «scomunica» di Grillo e la
crisi politica al Comune. Mentre Frongia, che ha contatti frequenti col
Coni, vorrebbe aspettare ancora: è quello che sperano al Foro Italico,
che la decisione slitti a febbraio.
Ieri, dopo la prima unione
civile in Campidoglio, la Raggi nel pomeriggio è andata alla camera
ardente allestita per Ciampi. Sulla macchina di servizio, con lei, anche
il figlio. E, all’arrivo, in mezzo a qualche applauso, si è sentita
anche la voce di un contestatore: «Vai a casa». Uno solo, di numero. Ma
anche il primo, a tre mesi dalla vittoria elettorale.