Repubblica 17.9.16
L’amaca
Michele Serra
di ABDEL
Salam El Danaf, operaio egiziano di 53 anni, padre di cinque figli, è
morto schiacciato da un camion nel piazzale di carico e scarico
dell’azienda Gls, Piacenza, settore logistica. I suoi colleghi di lavoro
dicono che era in corso una manifestazione sindacale e che il
camionista è stato esortato da imprecisati “dirigenti dell’azienda” a
forzare il picchetto. La magistratura inquirente sostiene che non c’era
nessun picchetto e si è trattato di un omicidio stradale come ce ne sono
tanti. La distanza tra le due verità è enorme. Così enorme che non si
riesce a farla rientrare nel fisiologico arco dei diversi punti di vista
di chi racconta un fatto. Così enorme che è inevitabile pensare alla
distanza crescente tra la voce operaia — che sta tornando a essere di
debolezza ottocentesca, quasi presindacale — e un palcoscenico sociale
che sembra averla relegata dietro le quinte: come un rumore di fondo. È
esattamente nel nome di questa debolezza, politica e mediatica, che è
indispensabile parlare di Abdel. E di pretendere che gli attori sociali
toccati dalla vicenda — la Procura di Piacenza, il governo e in specie
il Ministero del Lavoro, l’azienda presso la quale Abdel lavorava e
davanti alla quale Abdel è morto, i media — cerchino di ricomporre i
brandelli di verità disponibili, con la stessa pietà e lo stesso
rispetto con il quale si ricompone il corpo di una vittima.