il manifesto 17.9.16
A Piacenza il corteo dell’indignazione per la morte di Abd El Salam Ahmed El Danf
di Roberto Ciccarelli
Piacenza.
Oggi alle 14 manifestazione per il lavoratore egiziano ucciso da un tir
della Gls durante un picchetto. A Milano il corteo e l’indignazione per
la morte violenta di un operaio che difendeva i diritti nella
logistica. La sottoscrizione in solidarietà con la famiglia. Sit-in e
proteste in tutto il paese. In rete il video del tir che travolge
l'operaio. Usb: «È un assassinio». La procura indaga per «omicidio
stradale»
Il tir della Gls parte all’improvviso, percorre pochi
metri, abbozza una virata a destra, frena subito. Una manciata di
istanti e si vede una dozzina di persone precipitarsi alla testa del
temibile autotreno. Poi in molti tornano indietro, qualcuno si mette le
mani nei capelli. Probabilmente urlano, vanno avanti e indietro. Sono
disperati. Abd El Salam Ahmed El Danf, operaio egiziano di 53 anni e
sindacalista dell’Unione Sindacale di Base, è stato travolto proprio in
questo momento. È morto ammazzato da un tir che voleva bloccare in un
picchetto organizzato dal suo sindacato nell’ambito di una dura
negoziazione con l’azienda per cui lavorava in subappalto. Chi guarda il
video ripreso dalle telecamere della sorveglianza posizionata in un
angolo sopraelevato di un parcheggio circondato da una cancellata aperta
dell’azienda piacentina, e diffusa ieri in rete, intuisce soltanto il
terrore per il fulmineo, tremendo, impatto. Assieme a lui è rimasto
ferito in maniera lieve, un altro facchino. «Il video non dimostra
assolutamente nulla di quanto affermato dall’avvocato dell’investitore
ed anzi conferma quanto dichiarato dalle testimonianze di moltissimi
presenti – sostiene una nota dell’Usb – Le riprese confermano che si è
trattato di un omicidio di un lavoratore che stava protestando per
difendere i diritti dei suoi compagni di lavoro».
Oggi, nel giorno
della manifestazione a Piacenza prevista dalle 14, gli avvocati Usb
nominati dalla famiglia avvieranno le indagini di parte. Ieri è stato
nominato un medico legale di parte. Lavoratori e delegati Usb hanno
organizzato una sottoscrizione di solidarietà a favore della famiglia
chiedendo una somma pari a due ore di sciopero da versare a Usb
Confederale, Iban IT 17 W031 2703 2010 0000 000 1801, con la causale:
«Solidarietà alla famiglia di Abd Elsalam». A Trieste ieri lo sciopero
di due ore nel settore privato è riuscito. I lavoratori hanno deciso di
partecipare alla sottoscrizione. Il 21 ottobre l’Usb ha indetto uno
sciopero generale, il giorno dopo ci sarà una manifestazione a Roma.
A
Lanciano la Fiom provinciale e regionale e la Rsa della Sevel hanno
deciso uno sciopero sull’intera giornata di lunedì. L’attacco del
sindacato di Landini è al sistema di appalti e sub-appalti, false
cooperative che determina condizioni di sotto-salario e lavoro precario
privo di tutele in cui prolifera l’intero settore della logistica.
Iniziative di solidarietà sono state annunciate anche dalla Filt Cgil.
Il segretario generale della categoria Alessandro Rocchi ha chiesto la
ripresa del tavolo della legalità, presso il Ministero del Lavoro, fermo
da più di un anno. Tra le richieste c’è lo stop alla terziarizzazione e
agli appalti al massimo ribasso, agli affidamenti diretti solo a
soggetti qualificati che riconoscano il lavoro dipendente e applichino
condizioni dignitose nello svolgimento delle mansioni richieste. «Si
parla tanto di logistica come volano dello sviluppo economico del Paese,
ma questo obiettivo – sostiene Maurizio Diamante, responsabile del
presidio Fit-Cisl «Terre di Mezzo Piacenza» – è irraggiungibile in
queste condizioni, senza ridare dignità e cittadinanza ai lavoratori e
alle lavoratrici coinvolti, che oggi subiscono dinamiche equiparabili al
caporalato».
Nel frattempo le ricostruzioni dell’omicidio
continuano ad essere contrastanti. Per la procura della repubblica di
Piacenza si tratta di un «omicidio stradale». Il camionista è indagato a
piede libero. Questa versione è stata fornita, a poche ore
dall’accaduto, e ha tra l’altro escluso la «presenza di manifestazioni e
proteste». L’avvocato che difende il direttore del centro Gls di
Piacenza, accusato di aver istigato il tir a partire, sostiene di essere
in possesso di altri video che dimostrano «che non c’è stata alcuna
istigazione». «Allo stato attuale delle indagini – sostiene il capo
della Procura Salvatore Cappelleri – riteniamo che l’autista non si sia
accorto di aver investito l’uomo che è stato visto correre da solo
incontro al camion che stava facendo manovra. Per questo si è deciso di
rilasciare l’autista». Tesi contestata da subito dall’Usb sulla base
delle testimonianze dirette e dei video che sono stati pubblicati in
rete nelle ultime ore: «Il nostro staff legale sta già lavorando per
confutare la versione del Pm. Come confermano tutte le testimonianze
degli operai e dei dirigenti sindacali presenti l’altra notte a Piacenza
si è trattato di un assassinio».
L’emozione, e l’indignazione,
provocate dall’omicidio di Abd El Salam Ahmed El Danf hanno portato
anche ieri a manifestazioni e sit-in, dopo quelle di Piacenza, Mantova,
Lodi, Pavia, Brescia, Bergamo, Torino, Cremona e Napoli. Ieri a Milano,
tra piazza San Babila e piazza Missori, hanno manifestato centinaia di
persone dell’Usb e del centro sociale «Il Cantiere». In apertura del
corteo i lavoratori con il caschetto della Usb reggevano le lettere
gigantesche che componevano la frase «Ammazzateci tutti». Sui cartelli
l’immagine del volto dell’operaio ucciso e lo slogan: «Assassinato per
il profitto». Qualche ora prima, nel pomeriggio, una ventina di
attivisti hanno indossato una maschera di carta che ritraeva il volto di
Abd El Salam Ahmed El Danf e hanno fatto un blitz nella sede della Gls
in via Verne a Milano. All’ingresso hanno lanciato vernice rossa. «Hanno
ucciso un operaio che lottava per i suoi diritti e per tutti i
lavoratori» hanno scritto su un muro. «Brucia la rabbia, guerra ai
padroni» è stato scritto su uno dei Tir parcheggiati nell’area. Sullo
striscione del blitz lo slogan: «Le nostre vite più in alto dei vostri
profitti». Al termine dell’azione hanno lasciato le mascherine
all’entrata. Un monito.