giovedì 15 settembre 2016

Repubblica 15.9.16
Putin senza rivali adesso si concede il voto “trasparente”
Domenica si elegge la Duma con gli oppositori divisi
Via l’uomo dei brogli ma bloccati i sondaggisti scomodi
di Nicola Lombardozzi

Il blogger Navalnyj neutralizzato con una legge ad hoc: per lo zar vittoria sicura Per l’operazione pulizia ha allontanato Churov, l’uomo che aggiustò i dati alle ultime elezioni
COMUNISMO 2.0
I poster realizzati da Igor Petrygin-Rodionov per la campagna elettorale del Partito comunista russo: Lenin e Marx sono rivisitati in versione moderna per attrarre i giovani elettori

MOSCA. Nelle stanze più riservate del Cremlino, ti annunciano già con entusiasmo una sorta di evento storico: «Domenica assisterete a un voto totalmente trasparente e al di sopra di ogni sospetto ». A pretendere questa immagine di vera o finta correttezza per le elezioni che dovranno eleggere i 450 deputati della Duma e indirizzare le future politiche del Cremlino fino alle presidenziali del 2018, è stato proprio Vladimir Putin in persona, ossessionato com’è dalle minacce di proteste di piazza che sempre gli evocano l’incubo di una “rivoluzione colorata” in stile Majdan. Per questo ha destituito per tempo dalla carica di Presidente della commissione elettorale un personaggio un po’ troppo zelante come Vladimir Churov detto “il mago”. Le sue spudorate “correzioni” dei dati elettorali scatenarono nel dicembre di cinque anni fa le contestazioni più numerose e arrabbiate che Putin abbia mai dovuto affrontare. E che realmente gli fecero temere un ribaltamento del suo potere almeno per tutto l’anno successivo.
Al posto del “mago” Churov adesso c’è la bionda sessantenne Ella Panfilova, che si è sempre occupata di diritti umani e che gode di un certo credito perfino in quello che resta dell’opposizione di piazza. Da lei nessuno si aspetta brogli o pacchiane irregolarità. Anche il sistema di controllo da parte degli osservatori internazionali sarà più snello e trasparente delle ultime volte.
Ma non c’è da fidarsi delle apparenze. Nella redazione di Novaja Gazeta, Dmitrj Muratov, direttore del giornale che fu di Anna Politkovskaja, spiega il senso di questa apparente perfezione: «Sarà tutto regolare perché Putin non ha più concorrenti. È sicuro di vincere e i suoi potenziali contestatori sono divisi, scappati all’estero o in galera». Imparata la lezione del 2011, Putin ha lavorato di fino modificando giorno dopo giorno il codice penale, per restringere sempre di più lo spazio al dissenso. E affidando il lavoro di “pressione” alle cosiddette strutture di forza. Succede così che il blogger anticorruzione Aleksej Navalnyj che perse di un pelo l’elezione a sindaco tre anni fa quando i conti li faceva ancora il mago Churov, sia impossibilitato a candidarsi per due condanne che gli sono state cucite addosso in extremis. O che Evgenja Chjrikova, leader degli ecologisti amatissima dagli “anti Putin”, si sia stancata di minacce, arresti, perquisizioni nella notte, e sia fuggita in Lettonia con marito e figlie.
E per evitare del tutto sospetti sui conteggi e le cifre ufficiali, adesso rischia di sparire anche
Levada Center, l’istituto demoscopico più serio e affidabile di Russia mai tollerato dal presidente. Nell’ufficio al numero 17 della Nikolskaja ulitsa tra la Piazza Rossa e la tetra caserma della Lubjanka, il direttore Lev Gudkov preparava ieri sera l’ultimo tentativo di ricorso in extremis contro la decisione della procura. Levada Center è finita da tempo nella lista degli “agenti stranieri”, una definizione ripescata qualche anno fa dal codice staliniano per chiunque riceva finanziamenti anche minimi da organizzazioni non russe. Adesso i giudici sostengono che Levada non può effettuare sondaggi perchè questi «condizionando l’opinione pubblica rappresentano attività politica che non è consentita ad agenti stranieri». Più o meno la stessa cosa capitata all’ong “Golos” che da sempre effettua il monitoraggio degli scrutini e che adesso, in quanto agente straniero, è fortemente limitata nelle sue azioni. A Levada, Gudkov sembra comunque rassegnato: «Putin ha ormai il controllo totale dei media. Il suo partito, Russia Unita, vincerà senza dubbio. L’unico dato che non gli piacerà sarà l’affluenza alle urne che potrebbe scendere anche sotto al 50 per cento».
Infatti in un momento di grave crisi economica e di prospettive ancora nere per il futuro, i russi hanno poca voglia di partecipare. Inoltre la campagna spettacolare voluta da Putin contro la corruzione e il malaffare nella cosa pubblica con raffiche di arresti e di incriminazioni hanno fatto calare sempre più la fiducia nella politica. Lui, il condottiero, incassa ancora altissime percentuali di popolarità. «È stato bravo – spiega il direttore di Levada – a scaricare sugli altri le colpe. La gente se la prende con l’Occidente, poi con i politici, con gli oligarchi. Ma non ancora con lui».
Non a caso, per la prima volta in assoluto, Russia Unita ha invertito i ruoli e si presenta sui manifesti con uno slogan inedito: «Vota il partito del presidente». E attorno a Russia Unita, che dovrebbe mantenere la maggioranza relativa con circa il 40%, dovrebbe poi crearsi la solita opposizione di sistema con, nell’ordine, il Partito comunista, i liberaldemocratici del pittoresco Zhirinovskij e la destra moderata Russia Giusta. Svuotati dalle polemiche interne dovrebbero rimanere sotto la soglia del 5% necessaria a entrare in Parlamento sia il partito Parnas fondato da Boris Nemtsov che lo storico partito democratico Yabloko, ritenuto troppo filo occidentale e che rischia anche di scendere sotto al 3%. Previsioni talmente rosee da consentire all’apparto di potere, perfino di giocare pulito.