Repubblica 15.9.16
Mossa del premier sull’Italicum. La sinistra Pd: per ora solo fumo
I dem potrebbero presentare una mozione per cambiare la legge o assumere un’altra iniziativa politica
di Giovanna Casadio
ROMA.
Eppure qualcosa si muove. Renzi ha deciso che una mossa concreta per
cambiare la legge elettorale, l’Italicum, va fatta. Una iniziativa,
probabilmente una mozione o meglio una “contromozione” perché dovrebbe
essere presentata mercoledì prossimo, quando l’aula di Montecitorio
discuterà e voterà il documento con cui Sinistra Italiana boccia
l’Italicum.
Al Nazareno, la sede del Pd, si ragiona su un atto
politico. Anche se ora è Ettore Rosato, il capogruppo dem, ad avere in
mano il pallino, perché la mozione sarebbe un primo passo parlamentare.
Rosato non si sbilancia: «È una tela tutta da tessere, bisogna vedere la
disponibilità delle opposizioni ad esempio... la minoranza del partito
poi non mi sembra entusiasta». Non lo è.
Nella riunione dei
bersaniani ieri sera nella sala Salvadori di Montecitorio - una
cinquantina i presenti, con Bersani, Speranza, Fornaro, Stumpo, Visco,
Epifani - lo scetticismo è di casa. Usano parole dure dopo una giornata
in cui l’irritazione di entrambi i fronti dem - quello renziano del Sì e
quello della sinistra del No - è al colmo con insulti sui social. Il
renziano Marcucci dà del fascista a Bersani che in un’intervista a
Repubblica aveva dichiarato: «Io e Renzi abbiamo idee opposte di
democrazia». Marcucci, quindi: «A differenza di Bersani, sicuramente io
ho idee opposte sulla democrazia con i gruppi fascisti». Zoggia:
«Marcucci è offuscato».
L’idea della mozione viene bocciata dalla
sinistra dem nella riunione serale. «Le “ammuine” parlamentari non ci
interessano - stoppa Miguel Gotor - Il Pd deve presentare una proposta,
senza aspettare il pronunciamento della Consulta sull’Italicum il 4
ottobre ». I bersaniani sono tutti più che mai convinti di votare contro
la riforma costituzionale. Roberto Speranza conferma: «Ad oggi il mio
voto è No. A meno che non arrivino fatti concreti nelle prossime ore,
capaci di modificare l’equilibrio riforma costituzionale- legge
elettorale». Bersani, che lascia la riunione subito dopo la relazione di
Speranza, concorda: fatti concreti non ce ne sono. Una mozione generica
non è un punto di svolta.
Ma Renzi e la maggioranza del partito
hanno a loro volta tratto il dado e sfidano la sinistra. «Una iniziativa
ci sarà»: ha assicurato il vice segretario Lorenzo Guerini. Sarà decisa
nelle prossime ore. Potrebbe essere già una proposta di legge da
perfezionare in commissione affari costituzionali della Camera partendo
dal testo depositato da Pino Pisicchio. L’altra idea è di convocare una
Direzione del Pd ad hoc dove individuare i punti per cambiare
l’Italicum. Guerini per il quale «l’Italicum merita un 7» - sta sondando
il terreno dentro il partito. Non solo. Colloqui ci sono stati con
Forza Italia alla ricerca di un ufficiale di collegamento con
Berlusconi. L’impresa è complessa: si tratta di verificare non solo
quale è il massimo comune denominatore per il cambiamento dell’Italicum
ma anche la disponibilità sui tempi. Forza Italia li vuole solo a
referendum avvenuto. La sinistra dem e Si, subito. Addirittura non si
dovrebbe aspettare neppure il 4 ottobre. L’attesa della decisione della
Consulta sull’Italicum apre un’altra querelle tra chi è convinto che i
giudici costituzionali farebbero meglio a rinviare e chi la pensa
all’opposto. Ma la Corte sembra orientata a confermare l’udienza del 4
ottobre, magari però solo per pronunciarsi sull’ammissibilità dei
ricorsi contro l’Italicum e non nel merito. Sul referendum i bersaniani
decidono per il No (se non cambia davvero l’Itali-cum) ma non c’è
disciplina di corrente, tanto che Enza Bruno Bossio è pronta al Sì. Non
faranno comunque comitati per il No come D’Alema, che allarga il campo e
spera di reclutare Franzo Grande Stevens. I bersaniani si vedranno
ancora, prima dell’assemblea dei deputati dem di martedì.