Repubblica 14.9.16
“Dopo i neutrini sogno i segreti delle onde gravitazionali”
Il fisico giapponese Taaki Kajita, Nobel 2015 per le sue scoperte sulle particelle subatomiche:
“Vi spiego perché la scienza ci riserverà presto altre fantastiche sorprese”
intervista di Luca Fraioli
ROMA
«Dopo i neutrini sogno le onde gravitazionali». Ci deve essere una
forza irresistibile, non prevista dalle leggi della fisica, che attrae
il professor Taaki Kajita verso ciò che di più inafferrabile c’è
nell’universo. Per decenni ha dato la caccia ai neutrini, particelle che
attraversano la materia senza quasi lasciare traccia. Nel ventre di una
montagna giapponese, dove una volta c’era una miniera, ha guidato la
costruzione di Super Kamiokande. Con quell’osservatorio ha dimostrato
nel 1998 ciò che il nostro
Bruno Pontecorvo aveva ipotizzato nel
1957: i neutrini oscillano tra “sapori” diversi (elettronico, muonico,
tauonico). E il verificarsi di questa oscillazione ha un’implicazione
non banale: i neutrini hanno una massa. La scoperta è valsa a Kajita, e
al suo collega canadese Arthur McDonald, il Nobel per la fisica 2015.
Nel frattempo, però, il professore dell’università di Tokyo aveva
cambiato obiettivo: non più i neutrini, ma le ancor più evanescenti
oscillazioni dello spazio- tempo, previste da Einstein e così difficili
da captare che ci si è riusciti per la prima volta solo pochi mesi fa.
«La
scienza continua a stupirmi» dice Taaki Kajita, ospite nei giorni
scorsi ad Ariano Irpino per il convegno “Le due culture” organizzato
dalla Biogem.
Eppure, professor Kajita, c’è chi ritiene che la
scienza, pur essendo il miglior strumento che abbiamo per comprendere
l’universo, non sia più in grado di meravigliarci.
«Io penso
proprio il contrario. Non posso prevedere il futuro, ma già mi aspetto
una nuova fantastica scoperta che ci stupirà tutti. La scienza funziona
così. Se c’è un problema è nel come viene comunicata: gli altri
ricercatori dovrebbero prendere esempio dai fisici».
In Occidente
sembra assistere a una perdita di fiducia da parte dell’opinione
pubblica nella scienza. C’è chi rifiuta i vaccini e chi la
chemioterapia. Accade anche in Giappone? E qual è stata la reazione dopo
il disastro di Fukushima?
«Quell’incidente ha certamente generato un’ondata di scetticismo. Ma ha riguardato la tecnologia, non la scienza».
Lei
ha vinto il Nobel per aver confermato l’oscillazione dei neutrini. Ma
sappiamo davvero tutto di queste particelle o nascondono ancora misteri?
«Restano
ancora molte questioni aperte. Ora sappiamo che hanno una massa ma non
comprendiamo perfettamente quanto valga. In secondo luogo, dobbiamo
scoprire se neutrini e antineutrini si comportano esattamente allo
stesso modo oppure no. È importante, perché potrebbe aiutarci a spiegare
l’asimmetria tra materia e antimateria che osserviamo nell’universo».
Un
altro grande interrogativo riguarda la materia oscura, che costituisce
il 90% dell’universo. Ci aiuteranno i neutrini a capire di cosa è fatta?
«Per
ora possiamo escludere che siano proprio i neutrini a costituirla. Con i
nostri studi, infatti, abbiamo dimostrato che hanno una massa troppo
piccola per poter essere il componente principale della materia oscura.
Bisogna cercare altrove. L’idea più diffusa è che si tratti di
particelle neutre con massa mille volte più grande di quella del
protone».
Da qualche anno lei si dedica alla caccia delle onde gravitazionali. Cosa hanno in comune con i neutrini?
«I
due campi di ricerca hanno lo stesso obiettivo scientifico: spiegare
fenomeni astrofisici non ancora del tutto compresi. Per esempio, se una
stella esplode dando origine a una supernova ci aspettiamo di vedere
tanti neutrini emessi e captati dai nostri rivelatori, ma anche delle
onde gravitazionali rivelate dagli interferometri laser. Confrontando
queste due misurazioni si potrà capire più in profondità cosa accade
durante una esplosione stellare».
È questo il motivo per cui in
Giappone state costruendo un rivelatore di onde gravitazionali
(denominato Kagra) a Kamioka, proprio accanto al rivelatore di neutrini
che le è valso il Nobel?
«Questa è una delle ragioni. Ma c’è un
motivo più importante: per capire con esattezza da dove arriva un’onda
gravitazionale servono rivelatori molto lontani tra loro. Esistono i due
Ligo negli Stati Uniti e il progetto italo- francese Virgo vicino Pisa.
Dal 2020 sarà operativo anche il nostro in Giappone».
Ma perché lo state realizzando all’interno della montagna?
«Nel
sottosuolo il rumore sismico è cento volte più basso che in superficie e
questo è un vantaggio per chi deve isolare un segnale debolissimo come
quello dello onde gravitazionali».
Il Giappone sta anche
progettando, proprio nell’area di Fukushima, un grande acceleratore di
particelle che competa con Lhc, il Large hadron collider del Cern.
«Se ne discute, ma non è ancora stata presa una decisione in proposito».
Ma
servono altri acceleratori o, come sembra dimostrare anche la comunità
scientifica americana che ha rinunciato a costruire nuove grandi
macchine, il Cern può bastare?
«Anche dopo aver fatto una
scoperta, sono necessari altri esperimenti per capire meglio quello che
si è visto. E per capirlo meglio si ha bisogno di strumenti sempre più
moderni e sofisticati. Per questo è giusto costruire nuovi acceleratori.
Ovunque sia possibile».
Professor Kajita, ha detto che presto la
scienza ci stupirà con una nuova fantastica scoperta. Se potesse
scegliere, quale le piacerebbe fare? «Vedere le onde gravitazionali a
Kamioka con il nostro interferometro».