La Stampa 14.9.16
Eleganza e tecnica
Che capolavoro la storia della scrittura
Nello stabilimento torinese delle stilo Aurora apre il primo museo al mondo dedicato ai segni
di Mario Baudino
Ci
sono molti oggetti straordinari e tanta tecnologia nell’«Officina di
scrittura» che aprirà al pubblico nello stabilimento Aurora, al confine
fra Torino e Settimo, accanto alla storica e diruta Abbadia di Stura;
c’è la storia del segno raccontata da installazioni video e marchingegni
tecnologici come quello che ci permette di attraversare un tunnel-penna
stilografica come gocce d’inchiostro. Ci sono penne d’epoca, storiche,
bellissime. Ma anche una vecchia bicicletta attrezzata per la
riparazione delle stilografiche, con tutti gli strumenti necessari.
Sicuramente della prima metà del ’900, ci racconta come le penne
stilografiche siano state per lungo tempo un utensile di uso comune
tanto da avere riparatori ambulanti, come ombrellai della scrittura. Ora
non è più così.
Tecnicamente, fanno parte del cosiddetto settore
del lusso, anche se al di là dei «pezzi» per sceicchi e miliardari -
gioielli anche da un milione di euro - hanno resistito bene ai computer e
alla rete. «Se avessimo ascoltato le previsioni, saremmo già morti un
paio di volte - dice Cesare Verona, presidente e amministratore delegato
dell’Aurora -. Oggi la scrittura a mano è un lusso, sì, ma un lusso
intimo. Più tecnologia c’è in giro, più la comunicazione si appiattisce,
più la penna diventa importante. Non è un prodotto di élite in senso
economico. Siamo una nicchia di mercato, certo, ma parliamo a una élite
della sensibilità».
E’ nata così «L’officina», per raccontare
tutto questo non nella prospettiva del museo (a Verona la parola non
piace) di un mondo in estinzione, ma di una continuità e un futuro
certo. E’ la storia del segno, e soprattutto la vita del segno, dalle
tavolette babilonesi ai giorni nostri: dal computo all’arte. Si viaggia
nel mondo della scrittura compiendo il periplo, al primo piano,
dell’intero stabilimento, mentre la produzione è stata trasferita al
pian terreno fra tecnologia e artigianato.
In certe ore sarà
anch’essa visitabile, magari per incontrare il signor Domenico, che ti
spiega come contrariamente a quanto si pensi il miglior pennino è in oro
a 14 carati, e non 18, perché fa defluire alla perfezione l’inchiostro.
O che per realizzare il pennino partendo da una lamina d’oro sono
necessarie 17 diverse operazioni. Scrivere a mano è ormai un rituale. Ma
lo è anche costruire lo strumento, quasi un percorso di iniziazione.
L’Officina
della scrittura ripercorre una vicenda iniziata da noi con la Grande
Guerra, quando le «fountain pen» arrivarono al seguito dei soldati
americani. Erano il moderno per eccellenza, che a Torino mise radici con
la nascita di Aurora, nel 1919, ad opera del finanziere Isaia Levi, in
pieno centro storico, a ridosso della casa dove si dice abbia vissuto
Torquato Tasso. La famiglia Verona sarebbe arrivata dopo, anche grazie a
una antica consuetudine con segno e scrittura. Già a fine ’800 il
bisnonno di Cesare Verona aveva letto meraviglie sui giornali francesi
(li trovava nel locale elegante di Torino dove faceva il cameriere)
circa un nuovo aggeggio, la macchina da scrivere, che stava spopolando
in America. Si era imbarcato e aveva ottenuto dalla Remington la
rappresentanza per l’Italia. Arrivò a 500 dipendenti, produsse la sua
macchina prima di Olivetti e la battezzò «Littoria», nome poco augurale
per chi, come lui, era ebreo, di lì a poco costretto a fuggire in
Argentina. L’appuntamento con le penne e lo stabilimento alle porte di
Torino toccò al padre di Cesare Verona. E le rovine dell’Abbadia di
Stura (risalente al 1100) divennero una sorta di pensiero fisso per il
figlio, quando prese le redini dell’azienda. Aveva un progetto, a lungo
frustrato: restaurare e trasformare la zona in un polo culturale e
turistico. «Ora l’Officina è un punto d’arrivo - dice - ma anche di
partenza». E’ il primo tassello (con finanziamenti Ue, sponsor e fondi
propri) di un sogno cui non ha rinunciato. Si apre al pubblico il primo
ottobre.
Domani in anteprima l’inaugurazione, per presentare alla
città il viaggio tra penne preziose e storiche, come la mitica Astil
Aurora realizzata oltre quarant’anni fa da Marco Zanuso, il «percorso
olfattivo» che prevede anche l’odore di inchiostro, i workshop con
bambini e ragazzi, la mostra d’arte a cura di Ermanno Tedeschi, i corsi
di calligrafia, le antiche pubblicità per la «penna che non imbratta le
mani», il lungo dialogo tra scienza ed eleganza. Perché la scrittura
pare un gesto ovvio, ma fra sapienza antica e tecnica è il vero
capolavoro umano.