Repubblica 14.9.16
Pier Luigi Bersani
“Intrusione incredibile tra me e Renzi idee opposte sulla democrazia”
La semplificazione non è la cura, ma la malattia. Semplifica e semplifica, non sai quel che vien fuori. Si vede anche in America
L’intervento dell’ambasciatore Phillips è una roba da non credere Ma per chi ci prendono?
intervista di Goffredo De Marchis
ROMA.
«Io e Renzi abbiamo due idee opposte della democrazia». Margini zero.
Pier Luigi Bersani non ha più bisogno di nascondersi dietro la
formuletta “se il referendum è domani voto No».«Io sono contrario a
questa riforma. Poi vediamo cosa succede con la legge elettorale, ma se
mi chiedono come voto, dico quello che penso. Questo è legittimo,
giusto?». Per distinguersi da D’Alema, però, l’ex segretario spiega che
non farà «campagna per il No. Il mio voto vale uno, non cerco seguaci.
Rispondo solo alla domanda, quando me la fanno. Non tutti i comunisti
votarono per l’aborto, ma il giorno dopo erano ancora comunisti; non
tutti i democristiani votarono per la Repubblica, e il giorno dopo erano
democristiani. Che razza di problema c’è?”» In Transatlantico alla
Camera, Bersani risponde a molte domande, confermando la distanza che lo
separa dal premier-segretario. Distanza incolmabile. Come fanno a stare
nello stesso partito due persone che hanno “idee opposte” non
sull’Irpef ma sulla democrazia? Bersani accenna un sorriso: «Ehh...
Diciamo che il Pd è un grande partito, contiene molte posizioni.
Basterebbe un luogo dove discutere».
Intanto il Sì incassa l’appoggio anche dell’ambasciatore americano a Roma.
«Le parole di Phillips sono cose da non credere. Ma per chi ciprendono?».
L’ambasciatore non ha una posizione diversa da tanti sostenitori della riforma: semplificazione, stabilità, investimenti.
«Ma
la semplificazione è la malattia, non la cura. Semplifica, semplifica e
non sai quello che viene fuori. Vale per l’Italia e vale per il mondo,
basta vedere quello che succede negli Stati uniti, nelle Filippine e in
tanti altri paesi».
Per la modifica dell’Italicum oggi c’è uno schieramento ampio.
«Ma
è incredibile che nessuno dica perchè. Perchè avete cambiato idea? Non
pretendo un auto da fè, ma almeno una spiegazione del ripensamento,
aiuterebbe a fare chiarezza».
Per la paura dei 5 stelle?
«Ecco,
appunto. Quello è un motivo che spinge molti. Lo dicessero! Io non ne
ho bisogno. Ho sempre pensato che la riforma del Senato e l’Italicum
insieme fossero una piegatura della democrazia un po’ pericolosa. Non va
bene che con il 25 per cento un partito prende tutto e forma un
Parlamento di nominati. Lo vogliamo capire che è un sistema sbagliato,
dannoso, che alla gente dobbiamo ridare invece un’occasione di scelta,
che devono sentirsi più rappresentati, non meno? Lo vogliamo capire che
così crescono i populismi?».
Rifare la legge elettorale non è uno scherzo.
«Ma
che dite? Ci vogliono due mesi. Due. Renzi può sempre mettere la
fiducia come ha fatto la volta scorsa. E secondo me nemmeno serve».
La Spagna, che forse torna a votare per la terza volta, non è un fantastico spot per l’Italicum e il ballotaggio?
«Voteranno
per la terza volta e nel frattempo succede che forze come Podemos e
Ciudadanos vengono assorbite, entrano nel sistema, trovano uno spazio
istituzionale in quella democrazia. Per me è un risultato positivo. Non
dico che sia un bene votare tre volte per avere un governo, però...».
La legge ideale per garantire rappresentanza è il proporzionale.
«Io
penso a un sistema moderatamente maggioritario che permetta agli
elettori di avere dei rappresentanti in Parlamento. La Le Pen, con il 20
per cento, aveva due deputati e era tagliata fuori da tutto. Adesso
quella forza rischia di diventare esplosiva per la Francia».
Forse Renzi pensa solo a una democrazia diversa come soluzione alla crisi: decidente, stabile.
«È
così. Ma il mondo sta andando dalla parte opposta. Semplificare non è
la risposta, peggiora la situazione. Viviamo un’epoca in cui la
globalizzazione si sta ripiegando su stessa e crescono i protezionismi
anzichè gli scambi. Penso alla discussione sul Ttip. Il trattato è solo
retorica, si va verso le chiusure altro che liberi scambi».