martedì 13 settembre 2016

Repubblica 13.9.16
La corsa alla Casa Bianca
Laurie Cestnick, Leader di “Occupy Convention”
“Non può reggere lo stress l’uomo giusto è Sanders”
intervista di Anna Lombardi

NEW YORK. «Siamo molto eccitati. Non del fatto che Hillary stia male, naturalmente. Ma per la concreta opportunità che Bernie Sanders ritorni in gara. È chiaro che lei non può continuare la sua corsa per la presidenza». Laurie Cestnick, 44 anni, è la neuroscenziata di Boston leader del movimento Occupy Convention che a Philadelphia lo scorso luglio ha protestato duramente contro la nomination di Hillary Clinton. «Dicevano che Bernie era troppo vecchio. Ma della malattia di Hillary si parla da tempo: e domenica è finita sotto gli occhi di tutti».
Cosa vi aspettate?
«Che il partito faccia un passo indietro. Ammetta che Hillary è malata, che non può affrontare lo stress della presidenza. E che dunque la nomination passi di diritto al candidato che più aveva ottenuto delegati dopo di lei: Bernie Sanders».
Sarebbe legale?
«I nostri avvocati stanno verificando. A una rapida scorsa delle regole del partito sembra di sì. Bernie d’altronde non si è mai arreso, è arrivato alla Convention con un enorme numero di delegati a cui ha detto fino all’ultimo di non mollare. Quindi, per quello che ne capisco, questo ne farebbe automaticamente il nuovo candidato».
Il Partito Democratico lo accetterebbe?
«Se vuole stare alle regole dovrebbe accettarlo per forza. Ma non ci fidiamo: hanno già contraddetto le loro stesse regole altre volte. Sono sleali. Ma se dovesse accadere qualcosa a Hillary e loro non scelgono Bernie come candidato ma — chessò — Joe Biden o Tim Kaine allora sarebbe guerra. Scenderebbero in piazza milioni di persone. E alle elezioni anche chi era per Bernie ma ha deciso di votare per Hillary come male minore finirebbe per scegliere Jill Stein, la candidata verde. È meglio quindi che facciano la cosa giusta».
Hillary Clinton parla di un malore momentaneo. Non è troppo pretendere che si ritiri?
«No. È evidente che non sta bene: e il regolamento dice che il candidato può essere sostituito non solo, ovviamente, in caso di morte, ma anche di grave disabilità. Che non sia in grado di governare è sotto gli occhi di tutti. Alla cerimonia dell’11 settembre non è riuscita a camminare da sola, un malessere le aveva impedito di presenziare a una conferenza a dicembre. Senza dimenticare che sempre per motivi di salute lasciò il ruolo di segretario di Stato che le aveva dato Obama. È malata: il partito dovrebbe ammetterlo. E puntare su Sanders».
E cosa vi aspettate dal senatore adesso?
«Si muoverà quando sarà il caso. Ma in tanti stanno già scrivendo al partito chiedendo chiarezza. E di lasciargli libero il campo».