Repubblica 13.9.16
Rifugiati il governo fermi l’inferno del Cara di Foggia
L’inchiesta de l’Espresso denuncia la vergogna del centro di accoglienza
di Eugenio Scalfari
SUL
NOSTRO Espresso uscito domenica scorsa, insieme a molti articoli,
reportage e inchieste ce n’è una che fa rabbrividire. L’autore è il
nostro collega Fabrizio Gatti, il titolo dice “Sette giorni all’Inferno”
e l’inchiesta si svolge in un centro di accoglienza per immigrati. Le
poche parole di presentazione dicono tutto: sono entrato clandestino nel
Cara di Foggia, dove mille esseri umani sono trattati come bestie e per
ciascuno di loro le coop percepiscono 22 euro al giorno.
Nelle
undici pagine che seguono, Gatti visita ogni stanza fingendo di essere
un rifugiato di lingua inglese entrato in quel luogo d’angoscia per puro
caso. Qualche volta alcuni abitanti di quell’inferno sospettano che sia
un investigatore.
QUELLI CHE vivono in quel luogo sono persone di
varia provenienza, per lo più africani che si dividono in diverse
camarille e si disputano i cibi e i luoghi e le pochissime provvidenze
che la gestione delle coop gli fornisce. Tra di loro ci sono anche
donne, fanciulle, ragazzetti tra i 10 e i 12 anni che spesso vengono
stuprati da gruppi di nigeriani che poi li fanno prostituire fuori dal
campo.
La notte molti riescono ad uscire da quell’inferno
circondato da fil di ferro e da ringhiere, con buchi che i più esperti
varcano per poi ritornare dopo aver fatto sporchi giochi con controparti
locali. Ai cancelli del campo la sorveglianza è compiuta da numerosi
militari e agenti di polizia che però non entrano mai dentro i locali.
Chi vi entra sono le persone che prestano servizio nelle coop e
forniscono ai rifugiati pasti che, a quanto il nostro autore ha
verificato, piacciono più ai cani randagi che entrano in massa in quel
caseggiato e ai topi che ne traggono graditissimi alimenti.
Questa
è la situazione. I contatti col mondo esterno sono limitati agli
incaricati delle coop, i quali forniscono anche qualche medicina se
vedono malati e bisognosi di soccorso. I medici naturalmente non sono
mai arrivati anche quando ci sarebbe stato urgente bisogno di loro. In
un brano dedicato alle porte, Gatti così scrive: «Non ci sono uscite di
sicurezza. Nemmeno maniglioni antipanico. Molte porte si incastrano
prima di aprirsi, il loro movimento comunque va verso l’interno.
Dovevano servire a non far scappare i reclusi e a non agevolarne la
fuga. Infatti se scoppia un incendio questa è una trappola».
Ma
c’è dell’altro, c’è il caporalato nigeriano. «I ragazzi sono tornati
ieri sera alle dieci. Hanno mangiato la pasta della mensa tenuta da
parte da qualche compagno di stanza e a mezzanotte sono andati a
dormire. Dopo tre ore di sonno hanno preso la bicicletta fornita dai
nigeriani sfilando uno dietro l’altro per recarsi sui luoghi di lavoro. I
braccianti che vivono in questo ghetto di Stato lavorano fino a 14 ore
al giorno e guadagnano 16 euro, poco più di un euro all’ora e una mensa
che piace soprattutto ai cani».
So bene che il nostro presidente
del Consiglio ha molte cose da fare in Italia e in Europa, ma a nome dei
nostri giornali, e credo di tutti i nostri lettori che tra carta e web
sono oltre cinque milioni, gli chiedo di far ispezionare immediatamente
quel Centro che accoglie all’Inferno un migliaio di persone e chiedo
anche alla Procura di Foggia di disporre indagini sulle coop che
dovrebbero gestire con competenza e amicizia quei rifugiati ed invece
ignorano, direi volutamente, l’inferno che sta sotto i loro occhi.
I
rifugiati devono essere assistiti con competenza e sensibilità non così
Il presidente del Consiglio disponga subito un’ispezione in quei luoghi