Repubblica 13.9.16
L’intervista/ Sergio Staino, Direttore dell’Unità
“Matteo sceglierà Martina per guidare i dem D’Alema? Se lascia il partito è un bene”
“Qualche anno fa Massimo sarebbe stato espulso o mandato in Siberia”
di A. C.
ROMA.
Non si fa in tempo ad accennare al nuovo scontro tra Renzi e D’Alema
che Sergio Staino (fiorentino, 76 anni, vignettista padre di Bobo e dal
15 settembre direttore dell’Unità) parte a raffica: «È il minimo che
Matteo ne abbia parlato male dal palco della festa dell’Unità, visto
come si sta comportando Massimo: qualche anno fa l’accusa sarebbe stata
di frazionismo, sarebbe stato mandato in Siberia o espulso…».
Addirittura espulso?
«Ma
certo, D’Alema è mosso solo da un odio pregiudiziale contro Renzi: la
riforma costituzionale di oggi ha molte somiglianze con le sue proposte
alla Bicamerale, la sua rabbia si è scatenata un minuto dopo la nomina
di Federica Mogherini in Europa. Massimo era convinto che quel posto
fosse suo. E invece il suo ciclo è finito, e in modo tristissimo. A me
spiace perché, pur litigando tanto sulla politica, gli ho davvero voluto
bene. Ma l’ambizione totalizzante sulla sua persona ha assunto
dimensioni insopportabili. Se se ne va è un bene per il Pd e per la
sinistra».
Perché tanta rabbia contro D’Alema?
«Negli anni
ha sparato su ogni leader della sinistra e non ha avuto pace finché non
l’ha distrutto. E non per proporsi come una alternativa possibile.
Adesso però basta, è stato sconfitto da Renzi ad armi pari, dalle regole
di quel Pd che lui e Fassino hanno voluto».
Cosa c’è di scandaloso nel votare No? Anche la Cgil e l’Anpi hanno dato questa indicazione.
«Ma
organizzare un comitato contro la linea del partito è insopportabile
per uno che viene dalla storia del Pci. La Cgil? Il loro non è un vero
No come quello dell’Anpi: la Cgil ha dato un giudizio di merito senza
salire sulle barricate».
Non crede che attorno a D’Alema e alla minoranza del Pd possa coagularsi una parte della base delusa?
«La
delusione esiste, ma non andrà a vantaggio di D’Alema. Un leader per la
sinistra dem ad oggi non c’è. I vari Cuperlo, Rossi, Orlando,
dovrebbero capire che Matteo non sta dov’è per furbizia, ma perché i
dirigenti della sinistra non hanno capito i cambiamenti della società».
Lei
critica il vecchio leader per l’ambizione totalizzante. Anche Renzi ne
possiede una certa dose… «Persino Gramsci riteneva che una certa dose di
ambizione fosse necessaria. Renzi ha l’ambizione di voler far bene il
premier. E credo ci stia riuscendo: il suo è uno dei governi più a
sinistra in un’Europa dove dilagano i populismi. Nel ruolo di segretario
invece non esiste: il Pd è in coma. È il caso che scelga qualcuno che
possa occuparsene».
Chi dovrebbe scegliere secondo lei?
«Penso
che sarà scelto Maurizio Martina che è molto preparato. Mi piacerebbe
anche Zingaretti, ma credo che di lui ci sia grande bisogno a Roma…»