Repubblica 12.9.16
Renzi. Siluro a D’Alema: “Ci ruba il futuro” E lo sfotte sui libri: mica li scrive lui...
Il duello. sul palco fa il verso all’ex premier, poi lo cita: “sosteneva le stesse cose che dico io”
di Andrea Carugati
ROMA.
Matteo Renzi dal palco di Catania imposta la voce, fa il verso al
famoso eloquio dalemiano. Impugna un libro del leader Massimo del 1995,
“Un Paese normale” e inizia a leggere: «Superamento del bicameralismo
perfetto, riduzione dei parlamentari... a me questo sembra un modello di
governo più forte, più efficace… ». «Ecco, io la penso come D’Alema»,
scandisce il premier. «Questa è la riforma del Pd, della nostra storia.
Lo diciamo ai leader del passato che vogliono fregarci il futuro». Poi
affonda: «Il libro ve lo consiglio, è scritto bene da Cuperlo e Velardi,
lui ci ha messo solo la firma…».
Nella infinita guerra tra Matteo
e Massimo, mancava forse solo l’imitazione in pubblico. Appena
accennata, ma quello che conta è l’occasione, il comizio finale della
festa dell’Unità, luogo sacro per chi viene dal Pci. Un duello che da
anni procede a fiammate, con momenti di quasi pace, come nel marzo 2014
quando Max regalò al premier la maglia di Totti. Poi la mancata
designazione a Mr. Pesc ha riaperto il conflitto che questa estate è
divampato. Da aprile, quando D’Alema bollò Roberto Giachetti come un
candidato che «non ha la caratura adatta per Roma».
La Capitale è
stata solo l’antipasto di questa estate bollente. In una puntata di “In
Onda” a metà luglio l’ex premier maneggiava con disgusto una copia della
riforma costituzionale, «un volumetto », per poi aggiungere che «al
governo Renzi ha attuato il programma di Berlusconi», fino a concludere
«Io i libri li leggo, anche se credo sia contro la linea del partito».
Concetto ribadito nei giorni scorsi a Milano. E se al primo graffio
Renzi aveva lasciato correre, ieri da Catania la rabbia ha preso il
sopravvento: «Un’accusa antipatica, forse voleva essere simpatico e non
ci è riuscito ».
D’Alema, per Renzi, è stato l’argomento a
piacere. Soprattutto nella fase della scalata al Pd, della rottamazione
di «quelli che c’erano prima». Ma nelle ultime settimane da punching
ball si è trasformato in spina nel fianco. Con una raffica di colpi:
«Dal governo occupazione brutale della Rai, neppure Berlusconi era
arrivato a tanto». E ancora: «Il Pd è un partito senza popolo», «Sono un
grande ammiratore del premier perché è capace di dire qualsiasi cosa».
Renzi ha risposto ironizzando a più riprese sulla «lunga storia d’amore
tra Berlusconi e D’Alema». E issando la spauracchio del ritorno di
«quelli della Bicamerale che insieme tifano per il No». Nella guerra tra
i due, Berlusconi compare sempre, come clava con cui colpirsi. L’estate
sta finendo, la disfida invece durerà. Almeno fino al referendum.