lunedì 12 settembre 2016

Repubblica 12.9.16
Piccoli cancellieri all’ombra di Angela ecco chi vuole la poltrona di Merkel
L’ascesa dei populisti ha scatenato l’ala conservatrice della Cdu/Csu. E c’è chi sogna il cambio al vertice
di Tonia Mastrobuoni

Più che una vincitrice, in questi anni Angela Merkel è stata una cannibale. Per capire la sua invulnerabilità, e la mancanza di pretendenti al trono fino ad ora, fino all’anno dei profughi con cui secondo i detrattori è iniziata la “Kanzlerdaemmerung”, “il crepuscolo della cancelliera”, è sufficiente guardare al risultato delle ultime elezioni politiche. Nel 2013, dopo otto anni di governo, Merkel ha incassato un primato degno di Adenauer: la Cdu/Csu ha sfiorato il 42% dei consensi.
Anche ieri, la fumata grigia dopo la prima importante riunione dei vertici del governo conferma uno dei suoi grandi talenti, quello di temporeggiatrice. Merkel, il capo della Csu Horst Seehofer e il leader della Spd, Sigmar Gabriel, si sono accordati ieri sul bisogno di accordarsi. Un altro round vinto dalla cancelliera, finito senza melodrammi, nonostante la tensione alle stelle causa profughi. Specie dopo una nuova elezione regionale in cui l’Afd ha raggiunto una percentuale record. Certo, la corsa alla cancelleria è appena cominciata. Ma rivali, al momento, non se ne vedono.
Fino al risultato storico del 2013, costruito negli anni, mangiandosi la destra e soprattutto i socialdemocratici con politiche postideologiche tarate spesso sugli umori dei tedeschi (si pensi all’uscita dal nucleare deciso dopo Fukushima, pur essendo una convinta sostenitrice dell’energia atomica), i suoi nemici sono sempre finiti fuori pista. Oggi, figure alternative a Merkel che possano aspirare ad eguagliare quel 42% non ce ne sono. Il partito naviga ben dieci punti sotto, nei sondaggi. Ed è questo il problema della cancelliera, ma anche dei conservatori: la crisi dei profughi ha scoperto il fianco destro alla Cdu/Csu e ha fatto lievitare i consensi dei populisti dell’Afd. Perciò i compagni di partito stanno tentando di costringerla a virare a destra. Alcuni di loro si agitano da tempo dietro le quinte per conquistare, un giorno, il suo posto. Manca un anno al voto; è poco plausibile che uno di loro faccia in tempo a candidarsi. Però.
Il più noto e antico avversario della cancelliera è il suo ministro più importante, Wolfgang Schäuble. Quasi vent’anni fa avrebbe potuto aspirare a diventare cancelliere. Ma nella guerra che si scatenò nel partito attorno allo scandalo dei fondi neri di Helmut Kohl, il cancelliere della Riunificazione sbarrò la strada al suo delfino. Merkel ne approfittò per costruirsi la carriera che conosciamo. Un anno fa, la crisi greca ha messo in crisi anche Schäuble e Merkel, spaccati sul destino di Atene. Convinta della linea dura del responsabile delle Finanze, una fetta importante dei cristianodemocratici, la cosiddetta “ala economica”, è stanca di concedere deroghe ad Atene. Sono gli stessi che hanno cominciato a costruire un’alternativa alla cancelliera e persino un’ipotesi di putsch, quando è scoppiata l’emergenza profughi. Ma la fronda si è infranta, dicono i più benevoli, contro la lealtà di Schäuble. Per i maligni, il vecchio leone cristianodemocratico è semplicemente troppo vecchio. E lui, un po’ civettuolo, ha obiettato che anche Adenauer è diventato cancelliere dopo i 70. Lealtà a parte, è evidente che un pensierino ce l’ha fatto.
A 36 anni, Jens Spahn, è talmente giovane che i suoi fedelissimi giurano a microfoni spenti che la sua eventuale candidatura non arriverà prima del 2025. Intanto, il viceministro delle Finanze e delfino di Schäuble si sta costruendo una solida carriera interna. È già nel presidio della Cdu, l’organo più importante. Dove sta conducendo una battaglia per spostare i conservatori a destra sui profughi, sull’economia, persino sul burqini. Però è gay dichiarato, vicino ai Verdi, è considerato il candidato ideale dei cristianodemocratici del nuovo millennio, liberi dall’omofobia e pronti a rompere il tabù, al livello federale, di un’alleanza con i Gruenen.
Un candidato improbabile ma di cui si parla è il governatore della Baviera e capo della Csu, Horst Seehofer, accanito nel tentativo di costringere Merkel a ritrattare, sul “niente tetto ai profughi”, minaccioso: la Csu, storico alleato della Cdu, per la prima volta potrebbe presentarsi per conto suo con Seehofer candidato alla cancelleria. Ma sarebbe un suicidio per lui, oltre che per i conservatori tedeschi. E la Cdu potrebbe, come rappresaglia, presentarsi in Baviera, facendo perdere la maggioranza assoluta ai cristianosociali. E l’ultima cosa che Seehofer può permettersi è perdere a casa propria.
Infine, c’è Ursula von der Leyen, sette figli, ministra della Difesa ed ex popolarissima ministra della Famiglia, da anni considerata l’erede naturale di Merkel. Ma nel partito fanno notare che è, «troppo bella, troppo ricca. Con sette figli puoi fare la ministra solo con un esercito di tate. Tra le donne, è molto meno popolare di Merkel ». Un ostacolo non da poco.