Corriere 12.9.16
L’aritmetica elettorale che sostiene frau Merkel
di Danilo Taino
Chi
ha detto che Angela Merkel perderà le elezioni dell’autunno 2017? Chi
pensa che non sarà più cancelliera nel 2018, nel 2019, nel 2020?
Insostenibile: in Italia si direbbe che è in una botte di ferro;
semplicemente, non può perdere. Per politica e per aritmetica
elettorale.
Ok, messa in questi termini la previsione è un po’
forte. Di questi tempi, gli indovini dovrebbero riposare. Eppure, ci
sono basi logiche che fanno ritenere che la leader tedesca, criticata e
indebolita in casa e in Europa, sia in realtà in una posizione solida
per vincere un quarto mandato. La logica non funziona nel 2016? Forse.
Però aiuta a capire qual è la situazione della leader «indispensabile»
per l’Europa.
Il vantaggio di Frau Merkel si chiama AfD,
Alternative für Deutschland, il partito anti-immigrati nato da poco alla
destra della sua Cdu. I sondaggi dicono che nelle elezioni federali che
si terranno tra un anno si assicurerà tra il 12 e il 15% dei voti. Che
per i cristianodemocratici è una seccatura perché ne sottrae molti a
loro (non solo) e perché sono abituati a non avere nessuno a destra,
così possono anche fare incursioni nel campo della sinistra. Però,
niente è così banale. Se si tiene conto che, alle stesse elezioni, la
Cdu e il partito gemello in Baviera Csu arriveranno al 33-35% (i
sondaggi dicono questo) significa che in pratica il 50% dei voti lo
incamereranno Cdu-Csu più AfD.
Dal momento che l’Unione Cdu-Csu
sarà il partito maggiore e avrà più deputati della sua percentuale di
voti, la somma dei nuovi eletti al Bundestag del campo di Merkel e di
Alternative für Deutschland sarà più alta della maggioranza assoluta. E
siccome nessuno vuole fare un governo con l’AfD, i partiti che restano —
socialdemocratici della Spd, Verdi, liberali dell’Fdp, la
sinistra-sinistra della Linke — non avrebbero i numeri per formare un
governo nemmeno se si mettessero tutti assieme. Un governo potrà dunque
essere formato solo con l’Unione Cdu-Csu. Che inoltre sarà la formazione
maggiore e quindi la Cancelleria spetterà ancora a essa, cioè a Frau
Merkel. In questo senso, la signora non ha alternative aritmetiche. Non
male per lei.
La politica è un’altra storia, naturalmente. La Csu è
insoddisfatta della linea sui rifugiati. E chiede una svolta che Merkel
non farà. Minaccia quindi di non sostenere la sua candidatura alle
prossime elezioni. Il che in teoria potrebbe volere dire che i due
partiti di matrice cristiana, storicamente uniti, andrebbero per la
prima volta alle urne separati. Horst Seehofer, il capo della Csu, non
scioglierà la riserva sulla candidatura ancora per un po’. È pensabile
che respinga Merkel? Nel 1976, il leader della Csu Franz Josef Strauss
annunciò la rottura del patto tra i partiti gemelli, contro Helmut Kohl
che guidava i cristianodemocratici. Quando Kohl rispose che allora la
Cdu avrebbe presentato liste anche in Baviera (non lo ha mai fatto),
Strauss dovette fare marcia indietro. Lo stesso succederebbe oggi se
Seehofer rompesse con Frau Merkel. Se la Cdu presentasse liste in
Baviera come minimo la Csu perderebbe la sua maggioranza assoluta alle
elezioni del Land nel 2018. Quindi, Frau Merkel farà qualche concessione
a Herr Seehofer, sarà la candidata unitaria e resterà cancelliera fino
al 2020.
Il problema di questo scenario è che le elezioni si
terranno non prima di 12 mesi. Nei quali, guerre, terrorismo, ondate di
rifugiati, crisi economiche, fallimenti in Europa, Trump, cigni neri
cambieranno probabilmente tutto. Vale però la pena averlo presente:
aiuta a capire con quali carte gioca la leader dell’Europa. Già, il
cigno nero, l’incredibile e inatteso? Beh, la signora potrebbe anche non
averne più voglia .