lunedì 12 settembre 2016

Repubblica 12.9.16
Calvi: “Presiedo il No ma starò fuori dagli scontri tra i dem”
Il giurista ed ex parlamentare ds: “la riforma è tecnicamente sbagliata. si rischia il caos che è peggio dell’autoritarismo”
intervista di A. C.

ROMA. «Il presidente Napolitano teme che tra i fautori del No vi siano “smemoratezze” sulla storia recente del Paese. Vorrei tranquillizzarlo. Il comitato per il No che presiedo, e così i 56 costituzionalisti, hanno una profonda conoscenza delle riflessioni che hanno segnato i passati tentativi di riforma. Ricordo con chiarezza le ragioni che in Senato e poi nel referendum del 2006 ci indussero a votare No alla riforma del centrodestra, assai simile a quella di oggi». Guido Calvi, giurista, parte civile in vari processi per le stragi italiane, parlamentare del Pds, Ds e poi Pd dal 1996 al 2008, è stato indicato il 5 settembre alla guida del comitato lanciato da D’Alema al cinema Farnese di Roma. Ma si chiama subito fuori dalle dispute interne al Pd: «Il comitato non ha nulla a che vedere con gli scontri tra D’Alema e Renzi o con i ricordi della Bicamerale…».
E tuttavia ormai il referendum è anche una battaglia dentro il centrosinistra...
«D’Alema fa le sue battaglie, nel comitato non ci saranno solo politici ma esponenti della società civile, artisti, intellettuali, scienziati, cantanti. Abbiamo totale autonomia, il nostro faro è il documento di 56 tra i più autorevoli giuristi italiani che hanno spiegato le ragioni per cui questa è una riforma sbagliata, vogliamo dimostrare alle persone che quelle ragioni sono fondate e per il bene del Paese. Ho già ricevuto centinaia telefonate e mail».
Chi la contatta è interessato al merito della riforma o alla battaglia nel Pd?
«C’è un sentimento di ostilità verso questa riforma, il mio compito sarà quello di suffragare quel sentimento con ragioni giuridiche e di buon senso. Un No dunque non dettato dall’impeto o da ragioni di parte politica. Vorrei organizzare delle iniziative con il comitato guidato da Annibale Marini, che viene da una cultura di centrodestra. E confrontarmi possibilmente con i rappresentanti del Sì».
Il suo dunque non è un No al governo?
«Assolutamente no. Non credo che siamo davanti al rischio di una democrazia autoritaria, credo invece si tratti di una riforma tecnicamente sbagliata. Il presidente del Consiglio era partito minacciando il ritiro a vita privata, ora dice che in ogni caso si voterà nel 2018. Dunque il governo non c’entra più nulla, la minaccia del caos era impropria».
Cos’ha di così terribile questa riforma?
«Il Senato che nascerebbe è un mostro istituzionale, un pasticcio che non ha eguali nel mondo liberal democratico. Ci sarebbero 8 procedimenti legislativi diversi, il rischio è quello della paralisi normativa, ancor più se le maggioranze di Camera e Senato fossero diverse. La macchina istituzionale ne esce complicata. E poi si concede una scandalosa immunità, magari ad amministratori locali già inquisiti».
Dunque nessun rischio di deriva antidemocratica, come invece sostengono molti partiti schierati per il No?
«Si rischia il caos, che forse è ancor peggio dell’autoritarismo».
La ministra Boschi sostiene che in caso di bocciatura il tema della riforma del bicameralismo rischia di sparire dai radar.
«Credo sia vero il contrario. Se vince il Sì la partita è chiusa e sarebbe difficile rimediare al danno fatto. Se passa il No invece si può discutere di una riforma seria, come ad esempio il dimezzamento del numero dei parlamentari. Non sa quanti parlamentari che hanno votato la riforma mi stanno cercando per dirmi che ho ragione sui difetti del testo Boschi».