Repubblica 12.9.16
Il benessere del pianeta torni al centro dell’Europa
di Jacques Delors
IL
risultato del referendum britannico sulla permanenza nell’Unione
Europea è solo l’ultimo di una serie di gravi momenti critici che hanno
scosso l’Europa negli ultimi anni. Si tratta di un segnale d’allarme che
indica la necessità di tenere un dibattito sulla stessa essenza
dell’Unione, su come si possano recuperare e rafforzare i valori che
hanno fondato l’Europa per combattere l’ascesa del nazionalismo, del
populismo e del sentimento anti-europeo.
Crediamo che sia
importante avere alla base della nostra visione dell’Europa il benessere
del nostro pianeta e della sua gente, piuttosto che il mercato
azionario e la crescita puramente nominale dell’economia. Questa idea in
realtà non è nuova: dopo il primo vertice di Rio del 1992, avevamo già
iniziato a costruire un’Europa articolata nelle tre componenti dello
sviluppo sostenibile: economica, sociale ed ambientale.
A partire
dal 1995, questa visione è progressivamente venuta meno lasciando il
posto ad una attenzione sempre più strettamente legata alla crescita
economica. Ciò ha comportato il fatto che i risultati ottenuti
dall’Europa come leader mondiale per gli standard ambientali, la lotta
contro il cambiamento climatico, la tutela della salute e dei
consumatori, l’eliminazione della povertà e la promozione dei diritti
umani, non fossero più considerati come successi di cui essere
orgogliosi, ma piuttosto come un ostacolo da eliminare nell’interesse di
un guadagno economico a breve termine.
I leader che si
incontreranno il 16 settembre a Bratislava per discutere il futuro
dell’Europa dovranno presentare una nuova visione positiva di un’Europa
che si impegni di nuovo rispetto ai cittadini europei e riconquisti la
loro fiducia. Questo è ciò che ha richiesto un gruppo di 175
organizzazioni della società civile, sotto l’impulso di Wwf, Concord,
Ces e del Forum europeo della gioventù. Mi associo a questo appello
perché condivido la loro speranza. Se l’Europa vuole trovare nuove
prospettive di vita, è necessario rivolgere una particolare attenzione
alle nuove generazioni che, nel Regno Unito e nel resto d’Europa,
condividono questi valori e si sentono europei, ma non vogliono
impegnarsi in quanto hanno perso la fiducia nella politica tradizionale.
È questa generazione che più di ogni altra può portare ad un
rinnovamento dell’Europa e che deve impegnarsi in questa lotta per un
mondo migliore.
Il dibattito sul futuro dell’Unione europea ha
inizio ora e noi dobbiamo fare in modo che l’Europa abbracci il
cambiamento che sia in grado di trasformare, attraverso l’agenda globale
per lo sviluppo sostenibile e l’accordo sul clima di Parigi. La
politica deve dare una svolta decisa per tradurre in azione questi
impegni internazionali in cui al primo posto vi siano le persone, il
pianeta, la prosperità e la pace. Spetta all’Europa, in quanto maggior
attore economico del mondo, aprire la strada con una strategia di
implementazione per uno sviluppo sostenibile ad ampio raggio, che sia
decisa e intelligente e che rappresenti una guida per tutta la sua
attività dei prossimi decenni, sia dentro che fuori l’Europa.
In
questo momento di crisi dell’identità europea, è essenziale per l’Ue
dimostrare di non essere paralizzata, ma pronta ad agire come forza
trainante nelle molte sfide che ci aspettano: la lotta contro i
cambiamenti climatici, l’aumento della disuguaglianza, la necessità di
garantire uno sviluppo sostenibile e globale, la promozione dei diritti
umani e la certezza che nessuno venga lasciato indietro.
Rivolgiamo
un appello affinché tutti, soprattutto i giovani d’Europa, nei giorni e
nei mesi a venire non restino solo spettatori. Dobbiamo partecipare
attivamente alla costruzione di una risposta collettiva in grado di
affrontare le sfide del nostro continente e del nostro pianeta.
( L’autore è stato presidente della Commissione europea)