venerdì 2 settembre 2016

PRIMO PIANO

La Stampa 2.9.16
Eleonora Bottaro non doveva morire, lo Stato deve difenderci dai ciarlatani
di Niccolò Zancan

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Corriere 2.9.16
Il prete ai genitori «Avete fatto tutto»

«Avete fatto di tutto perché Eleonora guarisse, nonostante le dicerie dei giornali e di certa gente». Così don Angelo Tinello, parroco di Bagnoli (Padova), rivolgendosi ai genitori di Eleonora Bottaro, la 18enne morta di leucemia che aveva deciso di rifiutare la chemioterapia, di cui ieri ha celebrato i funerali.

Repubblica 2.9.16
“Ho lottato contro i genitori Eleonora poteva salvarsi”
Morta di leucemia a 18 anni, il primario: “Colpa di scelte scellerate” Il padre: uccisa dai giudici. Il ministero: caso estremo di antiscienza
di Enrico Ferro


PADOVA. «Mi sento frustrato e sono arrabbiato: spesso i bambini malati non ce la fanno nonostante tutta la determinazione nel seguire le cure. Eleonora invece poteva farcela, ma per una scelta scellerata ora ci troviamo a parlare della sua morte». Il professor Giuseppe Basso, direttore dell’Oncoematologia pediatrica di Padova, si è battuto fino all’ultimo per curare la leucemia di Eleonora Bottaro con la chemioterapia. Ma non c’è stato nulla da fare perché i genitori, Lino Bottaro e la moglie Rita, credono nella medicina alternativa e seguono la filosofia dell’ex medico tedesco Ryke Geerd Hamer.
«È la prima volta da Di Bella che mi capitano due genitori così decisi», continua Basso. «Evidentemente la scia di morte lasciata da quell’esperienza non è servita a far capire alla gente che non si possono buttare cinquant’anni di progressi in campo medico». Basso è il medico che ha denunciato la situazione, avviando l’iter giudiziario culminato nella perdita della patria potestà da parte dei genitori. «Al primo colloquio, Eleonora sosteneva di sentirsi meglio perché aveva assunto cortisone. Ha detto: “Sento che sto guarendo”. Peccato che fosse solo un benessere momentaneo dato dall’effetto del cortisone».
La giovane è stata ricoverata in Oncoematologia il 12 febbraio scorso, il 16 è stata emessa la diagnosi. Ma al momento del consenso informato, marito e moglie hanno rifiutato di firmare. La questione è finita subito al Comitato etico e al Tribunale dei minori. Dopo la perdita della patria potestà, è stato nominato un tutore e a seguito di una difficile mediazione la ragazza è stata ricoverata in Svizzera, a Bellinzona. A inizio agosto, con un quadro clinico ormai disastroso, è tornata all’ospedale di Schiavonia (Padova). La Procura sta valutando se acquisire tutti gli atti relativi alla degenza per verificare se ci siano responsabilità. Mentre il padre della ragazza, in un’intervista al Corriere del Veneto, ha detto: «Il tumore si cura da solo, mia figlia è stata uccisa dallo stress e dai giudici».
Sul caso si è espressa anche la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, che ha definito la morte di Eleonora Bottaro «l’ennesimo caso di antiscienza. Se ci si affida a sedicenti guru o cose scritte sui social, si entra in una dimensione dove purtroppo il risultato si vede qual è». Durante il funerale, ieri a Bagnoli di Sopra, nel Padovano, il parroco don Angelo ha assolto i genitori: «Hanno fatto di tutto per guarirla». Il padre di Eleonora ha scelto di non prendere parte alla funzione.

Corriere 2.9.16
Hamer, il medico teologo (radiato) e i seguaci che non curano i tumori
di Luca Mastrantonio


Il tedesco che perse il figlio e la ragazza padovana morta per aver rifiutato la chemio
Eleonora Bottaro è morta a 18 anni, compiuti il 14 agosto scorso, a causa di una leucemia che non ha voluto combattere con gli strumenti della medicina tradizionale, ma con metodi alternativi (in Svizzera), d’accordo con i suoi genitori che avevano deciso per lei quando era minorenne. Al Corriere del Veneto il padre ha dichiarato di credere nella teoria del dottor Ryke Geerd Hamer, un ex medico contrario alla chemioterapia, che vanta seguaci in tutta Europa, Italia compresa.
Per questo, in un certo senso, la drammatica storia di Eleonora è legata alla morte di un altro ragazzo, che ha incontrato il suo destino 38 anni fa, nell’agosto 1978. Si tratta di un giovane di 19 anni, Dirk, ed era uno dei quattro figli del dottor Hamer, all’epoca eccentrico medico tedesco, laureato anche in teologia, che aveva da poco brevettato alcuni strumenti di chirurgia di successo, tra cui uno scalpello e un tavolo anatomico.
Nell’estate 1978 la famiglia Hamer — una coppia di medici, 4 figli tra cui la bella Birgit (miss Germania 1976) — si trovava in Italia, dove il dottore voleva allargare il giro di affari. Il giovane Dirk, la notte tra il 17 e il 18 agosto, era su una barca di amici all’Isola Cavallo, in Corsica. Da una imbarcazione vicina, dove si trovava il principe Vittorio Emanuele di Savoia, un fucile fa fuoco e un colpo raggiunge il ragazzo alla gamba. Dirk morirà in seguito a un calvario di operazioni durato mesi, il principe verrà assolto, anni dopo.
Il dolore di quella perdita manda in frantumi la famiglia Hamer, che deve affrontare altre prove. Il dottore scopre di avere un cancro al testicolo, che riconduce al dolore dovuto al lutto per il figlio. A lui intesta quella che considera la «sindrome Dirk Hamer», che dice di aver riscontrato in pazienti colpiti dal cancro dopo un evento traumatico, uno choc che li ha presi in contropiede. Hamer si salverà, mentre la moglie, Ursula, morirà nel 1985, per tumore al seno dovuto, sempre secondo la teoria del marito, al dolore per la perdita del figlio. Dirk e la madre sono sepolti nel cimitero acattolico di Roma.
Nel caso di Eleonora Bottaro, lo choc alla radice della malattia sarebbe stato la morte del fratello. Questo secondo la «sindrome Dirk Hamer», che il dottore interpreta alla luce delle «Cinque leggi biologiche della natura», considerata valida per tutte le malattie, che nascerebbero da un rapporto squilibrato tra corpo e psiche che va risolto. Hamer diffonde la sua teoria. Gira molto, a volte fugge: Italia, Spagna, Francia e Norvegia. La vita del dottore, presto radiato dall’albo dei medici tedeschi, diventa una giostra di cliniche aperte e chiuse dalle autorità; subisce processi, finisce in carcere.
È un guru, per chi gli crede e segue la Nuova medicina germanica. Un ciarlatano, per chi non gli crede, poiché non ha mai fornite prove scientifiche della sua teoria. Lui denuncia persecuzioni di ogni tipo, da casa Savoia alla P2, fino agli ebrei che sarebbero dietro all’egemonia della chemioterapia nella lotta al cancro. Posizioni deliranti, in perfetta armonia con l’idea che la Shoah non sia mai esistita.
Anche in Italia la teoria di Hamer si diffonde a cavallo degli anni zero, facendo proseliti e vittime, a seconda che gli si creda o meno. Se ne parla in negativo quando c’è la notizia della morte di un paziente che non si è curato con la medicina tradizionale: una specie di libro nero è presente nelle sentenze del www.dossierhamer.it . Spietato il giudizio del Cicap. In positivo, se ne parla quando qualche vip dice che è guarito seguendo Hamer. Come Eleonora Brigliadori, che nel 2007 disse di aver sconfitto il cancro non curandosi.
La prima società italiana hameriana fu Alba, con sede a Genova, presidente Marco Pfister (ex barista, ricordano i detrattori), poi disconosciuta. Ora l’associazione di riferimento è Nuova medicina germanica, fondata nel 2006 e presieduta da Fabrizio Camilletti, un operatore olistico (nessuna laurea in medicina) che ha incontrato Hamer all’inizio del nuovo millennio. Offre seminari per formare operatori olistici: «Costano sui mille euro, sono 12 incontri», racconta Camilletti al Corriere . L’associazione sarebbe frequentata anche da medici, anche se Camilletti non fornisce informazioni al riguardo. Una cosa però la vuole precisare: «Il nostro non è un percorso alternativo alla medicina tradizionale, se ci sono operazioni o trattamenti da fare vanno fatti. Noi ci curiamo dell’aspetto psicologico. La prima cosa che insegniamo è che si tratta di una medicina integrativa, non alternativa, e che non possiamo sostituirci alla medicina ufficiale. Le posso mandare le slide del seminario, ma domani, ora sono fuori».

Corriere 2.9.16
Sindrome Dirk Hamer

È stata elaborata dal medico tedesco Ryke Geerd Hamer dopo la morte del figlio Dirk, ucciso da un colpo di arma da fuoco partito da una barca su cui c’era anche Vittorio Emanuele di Savoia. La sua teoria sostiene che ci sia un rapporto diretto tra un tumore e un evento traumatico che lo genera. Secondo Hamer, tutte le malattie nascerebbero da un rapporto squilibrato tra corpo e psiche che va risolto. Questo principio sta alla base della Nuova medicina germanica da lui fondata.

La Stampa 2.9.16
Quelli che dicono no ai farmaci: “La malattia è un fatto psichico”
Radiato dai medici Rike Geerd Hamer, 81 anni, ex medico, è il teorico della Nuova medicina germanica, «alternativa alla medicina clinica ufficiale»
di Valentina Arcovio


C’erano una volta tanti seguaci della Nuova medicina germanica (Nmg), oggi pentiti. O almeno ufficialmente. Di tutte le associazioni che sul web professano l’efficacia della Nmg, una medicina alternativa secondo la quale le malattie sono la conseguenza di un conflitto psichico e non si curano con i farmaci, la stragrande maggioranza oggi prende le distanze. Specie dopo la morte della 18enne Eleonora Bottaro, a causa di una leucemia per cui esistono terapie vere ed efficaci, che possono portare alla remissione. Eleonora e i suoi genitori hanno deciso di rifiutare le cure prescritte dai medici e affidarsi alla Nmg, teorizzata dall’ex medico tedesco Rike Geerd Hamer.
«Nessun nostro operatore è collegato al caso di questa ragazza», precisa subito Fabrizio Camilletti, «ex seguace» di Hamer e oggi presidente dell’Accademia di medicina biologica emozionale. «Non diciamo ai malati di abbandonare le cure ufficiali, ma proponiamo un approccio terapeutico integrativo che lavora sul piano emozionale», aggiunge. A prendere le distanze è anche lo psichiatra Danilo Toneguzzi, una volta presidente del «comitato scientifico» dell’associazione ALBA, tra le prime a professare i principi della Nmg in Italia. «Non faccio parte dell’associazione ormai da anni», riferisce. La stessa associazione ALBA pare non esistere più. Fatto sta che sarebbero decine le vittime italiane della Nmg accertate. E qualche centinaio quelle in tutto il mondo.
Questa medicina alternativa è stata elaborata da Hamer, dopo la morte del figlio Dirk, ucciso nel 1978 da un colpo partito dalla carabina di Vittorio Emanuele di Savoia. L’anno successivo, Hamer fu colpito da un tumore del testicolo che, dopo la guarigione, attribuì allo choc causatogli dalla morte prematura del figlio.
La sua Nmg si chiama così perché rappresenta, secondo Hamer, un’alternativa «germanica» alla medicina clinica ufficiale, che farebbe parte di una cospirazione ebraica per decimare i non ebrei. Nel 1986 un tribunale tedesco ha revocato ad Hamer la licenza per praticare la medicina, con una sentenza riconfermata nel 2003.
Il «metodo Hamer» si basa su 5 affermazioni principali, definite «leggi della biologia»: ogni malattia è causata da un conflitto; se c’è una risoluzione del conflitto, ogni malattia procede in due fasi, una con conflitto attivo e una di guarigione; esiste una correlazione tra psiche, cervello e organo malato dal punto di vista evoluzionistico; i microbi hanno un ruolo nell’evoluzione e sono in relazione con i tre foglietti embrionali da cui hanno origine gli organi; ogni malattia deve essere intesa come «programma biologico speciale della natura», creato per risolvere un conflitto biologico inatteso. Per lui, quindi, ogni malattia è causata da un conflitto di tipo psichico, e la guarigione di qualsiasi malattia passa attraverso la risoluzione di quel conflitto. «Dal punto di vista scientifico, le leggi della biologia di Hamer – si legge sul sito dell’Airc - non sono altro che invenzioni, in contrasto con quello che è noto e dimostrato sulla fisiologia umana».

Repubblica 2.9.16
Il sottobosco delle cure alternative da Stamina a Di Bella
Urina e veleno di scorpione così gli ultimi stregoni reclutano pazienti sul web
di Elena Dusi


BICARBONATO e escrementi di capra, veleno di scorpione e madonnine nei preservativi. Altro che pozioni magiche: chi si affida agli stregoni sembra bersi di tutto. Il metodo Hamer è solo uno dei rimedi che sembrano usciti dal Medioevo, e invece circolano, a volte uccidendo, nell’Italia di oggi.
Una donna col melanoma è morta a Torino nel 2014, trattata col metodo Hamer: «Liberati dai sensi di colpa», le prescriveva la dottoressa. Lo stesso anno è scattata la condanna per il “dottor antichemio” Paolo Rossaro. Anche lui aveva usato con un malato di linfoma il metodo di Ryke Geerd Hamer, nato in Germania nel 1935 e ammalatosi di cancro, a suo dire, per lo shock della morte del figlio. Secondo la “nuova medicina germanica”, a provocare il cancro sarebbero gli squilibri psichici: risolti quelli, la malattia dovrebbe sparire. Quando però, anziché sparire, uccide, il caso finisce in procura. Se sono gli Ordini dei medici a intercettare lo stregone, possono provare a radiarlo. A volte — come nel caso di Stamina — la “pozione magica” viene somministrata in un ospedale pubblico. Ma nella maggior parte dei casi, è nel sottobosco social che i ciarlatani prosperano indisturbati.
«Mille italiani sono venuti a Cuba in due settimane», esultava nel 2010 l’inventore del Vidatox, presunto farmaco anticancro a base di veleno dello scorpione azzurro, che vive solo sull’isola. La Finanza continuò per mesi a bloccare i flaconi commercializzati da una ditta albanese e somministrati a San Marino. Sempre a Tirana, il 16 ottobre 2012, una «gravissima alcalosi» da bicarbonato uccise Luca Olivotto, 28enne con un tumore al cervello che era finito nelle mani di Tullio Simoncini. L’autore di Il cancro è un fungo era stato radiato da un Ordine inorridito di fronte alla tesi secondo cui i tumori sarebbero causati da funghi, e per debellarli basterebbe creare al loro interno un ambiente alcalino. «Il chirurgo aveva detto a Luca che non poteva operarlo subito. E lui, per non aspettare, scelse la strada alternativa », racconta Luigi Conte, segretario Fnomceo, la federazione degli Ordini dei medici.
Nel 2008 è toccato a Clara Palomba, 16enne di Firenze, malata di diabete. La sua curatrice, l’americana Marjorie Randolph, le consigliò di passare dall’insulina alle vitamine. Per nemesi, la stessa santona fu trovata morta in casa l’anno dopo, con le tracce di una pozione fai-da-te. Mentre Simoncini sembra passarsela meglio: a maggio 2015 due giornalisti, fintisi pazienti, lo rintracciarono in una clinica di Roma. Registrarono le sue parole («Se fa la chemio è finita») e la proposta di un’infusione in Albania.
«Possiamo radiare queste persone », spiega Roberta Chersevani, segretaria della Fnomceo. «Ma loro possono fare ricorso alla Commissione centrale per gli esercenti professioni sanitarie». Peccato che le decisioni di questo organismo siano state sospese a data da destinarsi da una sentenza di Cassazione del 2015. Ecco allora che Gabriella Mereu, 62 anni, di Cagliari, inventrice della “terapia verbale”, continua a dare consigli su Facebook. «Mi ero accorta che la mia anima non era più congruente con alcune parti del mio corpo. Avevo bisogno di reintegrarla. Così sono guarita», racconta ad esempio sul social Alessandra Olgiati, ex malata di cancro. Radiata, la santona ha sfruttato l’opzione del ricorso. «Avevamo decine di pazienti a protestare sotto le finestre», racconta Raimondo Ibba, presidente dell’Ordine di Cagliari. La più folkloristica fra le terapie della Mereu prevede di inserire una madonnina in un preservativo contro infezioni e infertilità.
«È surreale che in casi simili nessuno prenda una decisione perentoria», chiosa Luca Pani, direttore dell’Agenzia italiana per il farmaco, che ha pubblicato un opuscolo anti-bufale. Quando ha attecchito, però, una stregoneria è dura da sradicare. Eleonora Brigliadori ha fatto ad esempio proseliti raccontando l’abitudine di bere urina per avvicinarsi all’immortalità. Il metodo Di Bella, diffuso a fine anni ‘90, viene ancor oggi portato avanti dal figlio del dottor Luigi, Giuseppe. «Un caso di recente mi ha fatto male», racconta Umberto Tirelli, primario del Centro oncologico di Aviano. «Era un giovane con un tumore ai testicoli. Poteva curarsi, ma voleva evitare la chemio e ha perso un anno cercando di guarire con il metodo Di Bella».

La Stampa 2.9.16
Troppi i malati di cancro che scelgono nuove cure
Eugenia Tognotti


Come un fiume carsico, le teorie dei propugnatori di terapie alternative a quelle proposte dalla scienza ufficiale per la cura del cancro risalgono periodicamente alla superficie, riaprendo le polemiche contro la chemioterapia, che i fondamentalisti della Medicina alternativa considerano un vero e proprio «veleno», anziché una fase, difficile e dolorosa - ma obbligata, ancora, purtroppo -, sulla strada della guarigione da molte forme neoplastiche. La morte annunciata della giovane vita stroncata dal rifiuto dell’unico trattamento che avrebbe potuto salvarla, e le ragioni della scelta messe in campo in queste ore dai genitori, racchiudono tutte le argomentazioni, vecchie e nuove, contro i metodi tradizionali di trattamento della scienza ufficiale, accusati non solo di essere fallimentari e contrari a uno dei principi della medicina ippocratica «Primum non nocere». Ma anche di rispondere – con l’imposizione della chemioterapia - a un disegno preciso, occulto, una sorta di congiura di cui farebbero parte biechi approfittatori, medici oncologi e grandi aziende farmaceutiche, interessate a vendere farmaci antitumorali e chemioterapici. E, quindi, contrari a metodi di trattamento del cancro alternativi a quelli proposti dalla scienza medica ufficiale. In questo caso è balzato alla ribalta il cosiddetto «metodo Hamer», dal nome del medico tedesco che lo ha elaborato e che sostiene la correlazione tra cancro e psiche ed esclude l’uso dei farmaci, sulla base di teorie che non sono mai passate per una sperimentazione seria che ne accertasse la validità nella cura dei tumori.
Siamo all’ultimo capitolo della lunga storia delle cosiddette «terapie non convenzionali» del cancro che - nonostante i progressi della scienza oncologica e delle armi terapeutiche messe in campo in questi anni - continua a essere «L’Imperatore del male», per riprendere il titolo del libro dell’oncologo Siddhartha Mukherjee, premio Pulitzer 2011. Solo nell’ultimo secolo si contano decine e decine di «cure alternative», legate o no a una precisa teoria etiopatogenetica. Si potrebbero ricordare la cura di Ferguson, che comprendeva trenta piante esotiche provenienti dall’Ecuador; il metodo di Gerson, una dieta a base di frutta fresca, verdura, fiocchi d’avena cotti con procedimenti speciali e aggiunta di vitamine; e, ancora, il famoso siero del veterinario Liborio Bonifacio, preparato con villi intestinali di capra. Per finire con la cura Di Bella, la multiterapia messa a punto da un medico modenese, di cui le prove scientifiche dimostrarono l’inefficacia terapeutica, dopo aver provocato uno straordinario clamore mediatico.
Ma il caso di questi giorni impone una riflessione più generale: il sempre più massiccio ricorso dei malati di cancro alle terapie non ortodosse; la generica sfiducia nella medicina ufficiale; lo spazio riservato ad alcune strampalate teorie anche dalla televisione pubblica, rappresentano una spia. Che richiama a un cambiamento nella cultura della malattia, a uno sforzo di fiducia, oltre che a una riflessione sull’etica dell’informazione scientifica e sulla professionalità di chi divulga, informa e fa opinione.

Il Fatto 2.9.16
In Radio
Il successo del leader “rottamato” alla Festa dell’Unità non gli è piaciuto Per Renzi va tutto bene, tranne D’Alema
Parte la difficile campagna d’autunno
di Marco Palombi

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