domenica 4 settembre 2016

PRIMO PIANO

il manifesto 4.9.16
Il merito di una proposta
La Carta. Con la riforma di D'Alema il «no» diventa «sì» accogliendo i pareri revisionisti onesti e rendendoli di costituzionalità indubitabile
di Gianni Ferrara


La proposta d’Alema sull’oggetto del referendum (e gli effetti sul collegato italicum) colma un vuoto nel confronto tra noi del “No” e i sostenitori del “Sì”. Il vuoto di una proposta riformatrice del testo costituzionale, per una autentica “revisione”. Insisto: revisione, non eversione della forma di governo (e di stato) premeditata e avviata a mezzo dei due combinati mostriciattoli Renzi-Boschi.
A quel che si legge, D’Alema proporrebbe: a) la ridefinizione del rapporto di fiducia al governo in modo che intercorra con la sola camera dei deputati, il superamento quindi del bicameralismo perfetto; b) la riduzione del numero dei membri del parlamento a 400 per la camera e a 200 per il senato, (in totale, trenta in meno del numero attuale dei soli deputati) per contenere l’estensione del ceto parlamentare alle funzioni da svolgere a seguito del riparto delle competenze con l’Ue; c) la soppressione del Cnel e delle province, d) le modifiche al Titolo V segnalate dalla decennale giurisprudenza della corte costituzionale.
Il tutto si tradurrebbe in emendamenti a 5 o 6 soli articoli della Costituzione, come notava, giovedì scorso, su questo giornale, Massimo Villone. Li chiamo “emendamenti” a ragion veduta.
Come tali dovrebbero essere e dimostrare di essere, non solo pertinenti formalmente, ma logicamente coerenti al testo della Costituzione e al suo spirito.
I meriti della proposta vanno sottolineati. Non soltanto e non tanto perché dimostrano l’infondatezza della accusa al “no” di cieco conservatorismo delle … virgole della Costituzione. Ma perché, di fatto e con rilevanza politica assai notevole, trasforma il “no” in un “sì” a una diversa modifica della Costituzione che accoglierebbe le proposte revisioniste oneste rendendole di costituzionalità indubitabile.
La proposta inoltre, offre ai sostenitori del “si” al governo e/o in parlamento, una chance che sarebbe grave rifiutare. Quella di dimostrare, accogliendola, che i loro intenti non sono affatto quelli temuti e da noi motivati e denunziati e che perciò essi sono disposti a raggiungerli anche in modi diversi dai contenuti della Renzi-Boschi che allarmano così tanto vasti settori dell’opinione pubblica. Modi che già hanno il favore delle minoranze parlamentari e che, con quello del Pd, in ambedue i rami del parlamento, costruirebbero un consenso adeguato per una revisione costituzionale degna di questo nome. Rifiutare tale proposta dimostrerebbe tutta la perversità del disegno istituzionale renziano.
Ci si deve però chiedere come e in che senso la proposta D’Alema (da spersonalizzare chiamandola, ad esempio, «dei cinque emendamenti alla Costituzione») possa essere accettata. È difficile immaginarlo ma ci si può provare. Sapendo che il suo presupposto è la vittoria del “no” ed è indefettibile. A tale presupposto dovrebbe corrispondere se non un sì, qualcosa che, senza somigliargli troppo, non gli si opponga. Lo si può ipotizzare come giudizio positivo sulle singole parti della proposta, su ciascuno degli emendamenti alla Costituzione. Sarebbe quindi auspicabile, e non solo da questo punto di vista, la presentazione alla camera e al senato di un progetto di legge costituzionale con tale contenuto.
La proposta intanto ha sortito un successo importante e immediato. Renzi ha riconosciuto che «se vince il “no” non casca il mondo».
Non si deve escludere perciò un ulteriore ripensamento di Renzi. A fronte dell’eccesso dei toni che ha lamentato riconoscendo la sua parte di responsabilità, potrebbe decidere, in nome dell’unità politica della Nazione sulla Legge fondamentale della Repubblica, di uscire dalla mischia, elevandosi al di sopra di essa quale presidente del consiglio e lasciare al corpo elettorale la più ampia e serena autonomia decisionale su tutte e due le alternative in campo. Quella della legge costituzionale sottoposta al referendum respingendola e quella che potrebbe ottenere un più ampio consenso. Di fronte a tale sua decisione non potremmo che riconoscerli il più alto senso di responsabilità istituzionale.

il manifesto 4.9.16
Festa dell’Unità, D’Alema trionfa: ora #bastaunNo
di Silvia Truzzi


“Non parlo più di me”. Anche se poco prima gli era scappato: “Se vince il No chi mi conosce sa cosa farò”. E chi lo conosce saprà pure quanto gli deve costare il sommo sacrificio di non parlare di sé. Il sospetto è che non sia l'amore per le istituzioni a spingerlo verso cotanta privazione, bensì i sondaggi non proprio favorevoli. Il giorno prima, nella sua e-news, aveva scritto: “Questo referendum non riduce gli spazi di democrazia, riduce le poltrone, senza toccare il sistema dei contrappesi. Basta leggere il quesito referendario per rendersene conto”. E qui tocca dargli ragione, perché il quesito che ci ritroveremo sulla scheda sarà il seguente: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente "disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”. Tanto per farsi un'idea, quello del referendum 2006 – che bocciò la riforma Bossi-Berlusconi – era così scritto: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘Modifiche alla Parte II della Costi-tuzione’ approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005? ”. E dire che in quella riforma, oltre al numero dei senatori, si diminuiva anche quello dei deputati.
LA SETTIMANA PERÒ ci ha regalato scene ancora più esilaranti. Alla Festa nazionale dell'Unità di Catania si è svolto un dibattito tra il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in rappresentanza del #bastaunsì e Massimo D'Alema, sostenitore del No dall'interno. Il confronto era moderato da Claudio Cerasa, direttore del Foglio (mala tempora se alla festa dell'Unità modera un direttore del Foglio), il quale ha cominciato con un sondaggio tra il pubblico: “Quanti di voi hanno già deciso se andare a votare? ”. Poi con due successive chiamate – condite con esortazioni ad abbandonare la timidezza, “Non siamo sul blog di Grillo” – ha misurato gli umori. Forse non si aspettava che, a casa del Sì, i No fossero così numerosi e soprattutto vistosamente più numerosi del Sì. Probabilmente non si aspettava nemmeno che D'Alema tirasse fuori dal cilindro espressioni cadute nel dimenticatoio dei politici dem, tipo “Disuguaglianze sociali” salutate da applausi prolungati. “La gente non vota più a sinistra. Intendo la povera gente: a Roma abbiamo vinto a Prati e ai Parioli e perso a Tor Bella Monaca”. La “frattura sentimentale” con l'elettorato è ben visibile anche dalle alleanze referendarie: “Per il sì c'è Marchionne, Confindustria e le grandi banche. Per il no ci sono l’Anpi e la Cgil. È normale per un partito di sinistra? ”. Applausometro in tilt. E ancora: “Stiamo cambiando la Carta costituzionale con una maggioranza di governo che non ha neanche il mandato per farlo. Una maggioranza raccogliticcia, di trasformisti. Non si cambiano così le Costituzioni”. Non privo di un certo coraggio, Cerasa indice un’altra consultazione-lampo: “Vorreste D'Alema capo del Pd? ”. L’ex premier lo fulmina: “Lei ha reso un servizio, fa parte del mestiere rendere servizio, soprattutto per quelli che si prestano. La lettura del referendum ‘volete me o D’Alema’ l’ha data Renzi. Non cerco poltrone: mi sono dimesso da presidente del Consiglio dopo aver perso elezioni in modo meno catastrofico di Renzi”. Morale: inutile preoccuparsi della presenza dei banchetti dell'Anpi per il No alle Feste dell'Unità. Gli elettori del Pd, a votare No, li ha già convinti Renzi.

L’Huffington Post 2.9.16
Caro D'Alema, il vuoto dei 5 Stelle fa di Renzi un politico diverso dagli altri
di Maurizio Guandalini

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Il Fatto 4.9.16
Fischi e fughe: l’incubo delle Feste dell’Unità
“Ordine pubblico” Volevano partecipare al dibattito. I dirigenti dem: fuori
Indossano la maglietta del No: la Polizia li ferma alla festa Pd
I contrari alla nuova Carta identificati e tenuti lontano. I responsabili della kermesse: “Era un comizio elettorale in un’area privata”
Boschi contestata a Milano, anche la Lorenzin in fuga
Accoglienza Lorenzin è scappata da Milano, la collega delle Riforme s’è beccata la contestazione
di Alex Corlazzoli, Wanda Marra

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Corriere 4.9.16
Referendum, il ministro Boschi contestata alla festa dell’Unità
Esponenti del comitato per il No al referendum costituzionale hanno inscenato una protesta durante il dibattito alla festa dell’Unità di Milano a cui ha partecipato il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi
Lei: «Non abbiamo paura ad andare in giro per le piazze perché siamo in tanti»

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Il Fatto 4.9.16
Gustavo Zagrebelsky contro Andrea Orlando: per la prima volta un faccia a faccia sulla riforma tra un ministro e un presidente emerito della Corte costituzionale
“Il vostro aborto di Senato umilierà il Parlamento”
di  Marco Franchi

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Corriere 4.9.16
Zagrebelsky: col Sì non insegno più

Il no provocatorio e deciso del professore di diritto costituzionale, Gustavo Zagrebelsky a confronto con il ministro Orlando: «Se passerà il sì smetterò di insegnare perché non ho capito quasi nulla di come possa funzionare questa riforma e non potrei spiegarlo ai miei studenti». Al ministro che ha obiettato che anche Ingrao e Berlinguer volevano una sola Camera e nessuno li ha mai accusati di voler profanare la democrazia, il professore ha ribattuto: «Per loro il centro era il Parlamento, voi creerete un piccolo aborto».

Corriere 4.9.16
Renzi-Anpi, il confronto sarà a Bologna

Sarà il palco della Festa dell’Unità di Bologna a ospitare il confronto sul referendum tra il premier Matteo Renzi e il presidente nazionale dell’Anpi Carlo Smuraglia. Il segretario pd ha scelto il capoluogo emiliano (in una data tra l’11 e il 17 settembre) per il dibattito che lui stesso aveva chiesto a Smuraglia, il 22 agosto, per chiudere le polemiche sul mancato dibattito sul referendum alle Feste dell’Unità. «Io dirò come la penso e lui dirà come la pensa, e poi ci daremo un abbraccio», aveva detto Renzi. Smuraglia, dopo alcuni giorni di riflessione aveva accettato a patto che «il moderatore non sia pd».

Il Fatto 4.9.16
Intercettazioni, Renzi è peggio di B.
Giulia Bongiorno: “Silvio non le voleva sui giornali, Matteo vieta la trascrizione”

di Gianni Barbacetto
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La Stampa 4.9.16
Vendola alla festa di Sinistra italiana a Pescara

Vendola alla festa di Sinistra italiana a Pescara «Quanto conto io? Questo immagino si chieda un giovane, un lavoratore, un disoccupato, una donna. Viviamo in una società nella quale il potere si concentra in poche mani. La cosiddetta riforma costituzionale dà ancora più potere ai potenti e meno potere ai cittadini. Per questo è importante dire no a chi intende ridurre la democrazia semplicemente a un talk show». Lo ha detto Nichi Vendola parlando con i giornalisti a Pescara durante la Festa Nazionale di Sinistra Italiana. Per l’ex governatore della Puglia è la prima uscita pubblica dopo un lungo periodo trascorso lontano dai riflettori assieme al figlioletto di pochi mesi.