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17.9.16
Segreti
di guerra e silenzi vaticani
Sono
oltre settant’anni che gli storici di mezzo mondo chiedono, senza
successo, di desecretare gli archivi della Chiesa cattolica relativi
alla Seconda guerra mondiale. A oggi il Vaticano resta infatti
l’unico Stato in Europa a negare l’accesso a queste carte alla
generalità degli studiosi indipendenti. Si tratta dei documenti sul
pontificato di Pio XII e il controverso ruolo della Chiesa negli anni
dell’Olocausto. Quando e come il Vaticano seppe dell’esistenza
dei campi di sterminio? Il Papa avrebbe potuto fare di più per
fermare il massacro? E lo Ior, la banca vaticana creata da Pio XII
proprio in quegli anni, fece affari con il Terzo Reich? Gli storici
sono convinti che quelle carte potrebbero aiutare a fare finalmente
luce su tutte queste annose questioni. Finora il Vaticano si è
sempre difeso facendo appello ai tempi tecnici necessari per
catalogare e “declassificare” gli atti del lungo (17 anni)
pontificato di Pio XII. I documenti della Santa sede sono infatti
archiviati per papato: via via che un pontefice succede all’altro
si procede a ordinare, archiviare e rilasciare la documentazione
relativa al papato precedente. L’ultimo gruppo di documenti reso
pubblico è quello relativo a Pio XI, predecessore di papa Pacelli.
Annunci relativi a una imminente discovery sull’operato della
Chiesa in quegli anni sono arrivati a più riprese. Già Paolo VI,
negli anni ’70, decise di fare uno strappo alla regola, incaricando
un gruppo di gesuiti di studiare le carte relative ai rapporti con
gli Ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Parte di quei documenti
sono stati pubblicati, ma solo dopo un’accurata selezione. Non
abbastanza per chiarire questioni delicate, ancora oggi centrali per
i rapporti con Israele, e che si portano dietro pesanti ombre, come
quelle secondo cui Pio XI stava preparando un documento in difesa
degli Ebrei, mai pubblicato e secondo alcuni addirittura insabbiato.
Una ulteriore pubblicazione di carte è avvenuta con Benedetto XVI,
il papa tedesco che nel 2006 visitò Auschwitz. E nuovi annunci in
questo senso sono arrivati anche da Bergoglio. Senza conseguenze
concrete, almeno per ora.