L’Italia in guerra
Repubblica 13.9.16
I droni dell’Aeronautica con i 200 parà a Misurata
Pinotti: “Obbligo morale ci hanno chiesto aiuto”
Oggi alle Camere la ministra presenta il piano del governo: “Curiamo i militari libici combattono l’Isis anche per noi”
di Vincenzo Nigro
Curare
i militari libici che combattono l’Isis a Sirte «è un obbligo morale,
come è nostro dovere rispondere alla richiesta di aiuto del governo
libico ». Il ministro della Difesa Roberta Pinotti oggi presenta alle
Camere i piani del governo per schierare in Libia 100 medici e
infermieri militari protetti da 200 paracadutisti della Folgore.
Pinotti
in questi giorni ha pianificato con il suo Stato maggiore la missione
che era stata chiesta ormai da mesi all’Italia dal governo di Serraj.
Richiesta avanzata prima al premier Renzi, poi al ministro degli Esteri
Gentiloni e da ultimo anche al sottosegretario agli Esteri Enzo Amendola
a Tripoli il 9 agosto. Proprio ad Amendola il governo Serraj e
soprattutto i capi di Misurata avevano consegnato una lettera del
Consiglio presidenziale con tanto di bolli e timbri ufficiali quasi a
implorare l’Italia: aiutateci, il numero di morti e feriti sta piegando
le città che combattono l’Isis, innanzitutto Misurata. E l’Italia alla
fine ha deciso questo intervento medico-militare proprio per scongiurare
un collasso di Misurata. Il Ministro della Difesa insiste: «I militari
del Governo di accordo nazionale stanno combattendo il terrorismo anche
per noi, non possiamo girarci dall’altra parte. Li abbiamo curati in
Italia, abbiamo inviato medicinali, li sosterremo anche in Libia».
La
missione parte quindi come risposta a un appello umanitario, ma si
svolge in un Paese che da 5 anni è in preda a una pericolosissima guerra
civile. Per questo la Difesa ha deciso di impegnare anche un nucleo di
200 parà della Folgore. Ma i 100 sanitari con le stellette avranno anche
la copertura aerea della portaerei Garibaldi e dei caccia
dell’Aeronautica schierati nelle basi di Trapani, Gioia del Colle e
Sigonella. Il “teatro” in cui si svolgerà il lavoro di medici e
infermieri verrà sorvegliato dall’alto anche dai droni dell’Aeronautica
militare, e a terra dal 186esimo reggimento della Folgore. «La Libia è
un Paese in guerra, ma anche un Paese in cui i fronti cambiano
repentinamente, le minacce possono essere molto pesanti: dovevamo
proteggere al meglio i nostri medici», dice una fonte del Ministero
della Difesa. A Palazzo Baracchini ricordano quando tre anni fa a
Tripoli una missione di addestramento della polizia libica di Esercito e
Carabinieri italiani venne stata costretta a riparare alla meglio dopo
un assalto alla base in cui avvenivano gli addestramenti, con il rischio
di vedere saccheggiate anche le armi utilizzate. E c’è poi il tragico
esempio della folla di jihadisti e militanti che quattro anni fa assaltò
il consolato Usa di Bengasi uccidendo l’ambasciatore e altri 3
americani, un esempio di come «in Libia la minaccia non possa essere
fronteggiata semplicemente come in un ospedale italiano, con dei
metronotte alla sbarra», dicono alla Difesa.
Pinotti e Gentiloni
quindi oggi alle 13 presentano i loro piani alle Commissioni Esteri e
Difesa di Camera e Senato; confermeranno che il luogo in cui schierare
l’ospedale è la base dell’accademia aerea di Misurata, compound già
occupato dalle forze speciali americane, britanniche e italiane. Nel
pomeriggio, non appena saranno terminati i lavori parlamentari, il
Ministero della Difesa darà ordine alla nave San Marco della Marina
Militare di dirigere verso la Libia dal porto di La Spezia, dove sono
stati caricati mezzi e uomini della Folgore e della Sanità militare.
Il
vero problema è che, con un tempismo quasi sorprendente, mentre
l’Italia decide di schierare di fatto la Folgore a protezione di
Misurata, all’Est la milizia del generale ex gheddafiano Khalifa Haftar
ha attaccato i porti petroliferi che erano controllati da una milizia
alleata del governo centrale. Sabato aveva lanciato un’offensiva per
conquistare i terminal di Zueitina, Brega, Sidra e Ras Lanuf. Ieri
secondo informazioni ancora non confermate la milizia delle Guardie
petrolifere di Ibrahim Jadran avrebbe riconquistato Ras Lanuf e Sidra,
mettendo in fuga i mercenari sudanesi e ciadiani che combattono per il
generale.
A Tripoli il Consiglio presidenziale ha denunciato gli
attacchi del generale che «minano la riconciliazione », dando incarico
al ministro della Difesa Bhargati (ufficiale ed ex collega di Haftar)
«di chiamare tutte le unità militari a far fronte all’aggressione contro
le installazioni ed i porti per riprenderli ed assicurare la loro
protezione». Una nuova fase nella guerra civile di Libia è molto
probabile, anche se tutti lavoreranno per evitarla. Il colpo basso di
Haftar ormai ha fatto passare in secondo piano la lotta ai terroristi
dell’Isis. In Libia ormai si combatte apertamente per una cosa soltanto:
il petrolio.
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Alta tensione sul fronte petrolifero: le milizie del generale Haftar hanno attaccato i porti