mercoledì 14 settembre 2016

La Stampa TuttoScienze 14.9.16
Con il meta-museo Google Arts & Culture il viaggio virtuale nella storia della Terra
Accessibili in Rete attraverso “app” e visori le risorse di 50 istituzioni scientifiche
di Luigi Grassia

Da ieri Google rende disponibile a tutti il museo di scienze naturali più grande del mondo, un meta-museo virtuale che lancia in rete le risorse di 50 istituzioni partner in 15 Paesi. Ci sono 300 mila immagini e video, 150 mostre digitali create appositamente, 30 tour interattivi con l’uso di Google Street View e 20 «expedition tour» con avventure in stile Indiana Jones e l’ausilio di Google Cardboard (un visore che consente la fruizione a 360 gradi). Si può anche godere di due esperienze in realtà virtuale con animali ormai estinti e c’è la chicca dei gigapixel, immagini ad altissima risoluzione che permettono di cogliere dettagli altrimenti non visibili. Questo è materiale utile anche agli studiosi professionali oltre che a noi del pubblico comune.
L’iniziativa è di Google Cultural Institute e si chiama «Google Arts & Culture» e questo è anche il nome della app che permette agli utenti di accedere al nuovo super-museo. Il riferimento alle arti si deve al fatto che il programma è partito già nel 2011 su altre basi, focalizzato sulle arti figurative; e da allora i visitatori virtuali sono stati 50 milioni all’anno. Adesso per l’estensione alle scienze c’è già un’esperienza strutturata da mettere in campo. Quando ad esempio citavamo il materiale utile anche agli studiosi, la parte artistica del museo Google offre, per esempio, una Venere di Milo così dettagliata che si possono osservare le minime scanalature o imperfezioni della superficie, mentre con i dipinti si può avere un rapporto virtuale così ravvicinato da vedere i segni delle pennellate (come difficilmente è possibile con i quadri dal vivo nei musei fisici, visto che lì ci sono distanze da non superare, vetri che fanno da schermo eccetera).
Nel caso delle scienze naturali Google ha lavorato con biologi e paleontologi per riportare in vita gli scheletri conservati nei musei. Per esempio, quando si è trattato di ricreare il Rhomaleosaurus del Museo di Storia naturale di Londra o il Giraffatitan del Museo di Storia naturale di Berlino (altro 13 metri, uno dei dinosauri più grandi mai esistiti), «tutti i dettagli sono stati verificati da un gruppo di scienziati, dalle dimensioni del bulbo oculare alla curva del collo e alla consistenza e alle pieghe della pelle», spiega Luisella Mazza, che da Londra è la responsabile del Google Cultural Institute e del meta-museo di Google in Italia e in diversi altri Paesi europei. «Lo scopo è di dare vita alla versione più scientificamente accurata e realistica di queste creature in realtà virtuale».
Molto coinvolgente è la Timeline interattiva, che permette di tornare indietro nel tempo di 4,6 miliardi di anni e di ripercorrere tutta la storia naturale della Terra: si parte dalle origini del sistema solare e attraverso l’ascesa e la caduta dei mondi preistorici si arriva fino ai nostri giorni. Sono in via di realizzazione percorsi virtuali che promettono di essere persino più suggestivi, come i viaggi nello spazio o in epoche storiche tramontate. In effetti non c’è limite.
In un certo senso rappresentano un viaggio nel passato anche le visite virtuali alle «Wunderkammer» o stanze delle meraviglie, che ci portano a contatto con il modo in cui nel passato veniva concepita la scienza: nei secoli andati si esponevano nelle Wunderkammer stranezze della natura che spesso erano delle bufale, ma bufale d’autore, come ad esempio il basilisco e la chimera, animali fantastici frutto della manualità di abili mistificatori, che montavano con maestria parti di animali diversi per realizzare mostri artificiali. Erano creduti veri e molto ricercati, comprati e venduti a caro prezzo: anche questo, a suo modo, fa parte della storia della scienza, un po’ come Ossian, il fasullo «Omero del Nord», fa parte della storia della letteratura. Dice un proverbio giamaicano che «every mistake is a style», cioè in ogni nostro errore c’è una cifra di stile; la scienza si fa anche commettendo errori e correggendoli. E il super-museo di Google documenta tutto, pure le bufale.