La Stampa 8.9.16
Renzi detta la linea
“Logorare i 5 Stelle sino al referendum”
Il premier sta pensando di rinviare il voto al 4 dicembre
di Fabio Martini
In
pubblico Matteo Renzi è impeccabile, «istituzionalmente corretto»,
ostenta nonchalance. Ma dietro le quinte il presidente del Consiglio non
perde una puntata della «telenovela del Campidoglio». Si tiene
aggiornato su ogni dettaglio, è motivatissimo nel capire soprattutto una
cosa: se e quanto le dinamiche intestine ai Cinque Stelle possano
aiutarlo nella battaglia per il referendum istituzionale. Ieri sera
Renzi ha preso atto che, per il momento, ha vinto la linea movimentista,
che Alessandro Di Battista è il leader in ascesa, Virginia Raggi
respira e Luigi Di Maio arretra. Aggiustamenti, forse scossoni ma che
per il momento non cambiano la linea di Renzi sulla vicenda Campidoglio,
che ieri è stata ribadita e aggiornata. Avvisando i notabili del
partito a lui vicini: incalzate e attaccate i Cinque Stelle, ma guai a
chiedere le dimissioni della sindaca. Anzi, auspicate che Virginia Raggi
possa finalmente iniziare a governare. La parola d’ordine di Renzi è
decisa: guai allo «sfascismo», il governo e il Pd mantengano un profilo
corretto e costruttivo.
E se questa è la parola d’ordine che il
presidente del Consiglio lascia correre nel suo gruppo dirigente, c’è
poi un Renzi ancor più «ufficioso»: convinto che quella della
amministrazione di Roma e dei Cinque Stelle sia una crisi seria, ma che
sia sbagliato accelerarla e anzi, dal punto di vista politico, la cosa
migliore sia il logoramento progressivo della Raggi e del M5S. L’ideale,
inconfessabile in pubblico, è che la crisi resti latente per tutto il
periodo che porta al referendum di fine autunno.
E d’altra parte
una «botta» all’ immagine dei Cinque Stelle è un imperativo categorico,
dopo che Renzi ha dato uno sguardo ai primi sondaggi del dopo-estate: il
Pd tiene, anzi avanza un po’ (32,6% per Ixè rispetto al 31,6% dei primi
di agosto) ma il M5S nell’ultima rilevazione di Emg per «la7» ha
addirittura sorpassato i Democratici: 31,4% contro 31,1%. Ma ora è
scoppiata la crisi del Campidoglio e un suo progressivo aggravamento
potrebbe indurre Renzi ad un’altra decisione: spostare di una ulteriore
settimana la data del referendum. A palazzo Chigi da settimane si
considerava come molto probabile la data del 27 novembre, ma se
l’avvitamento dei Cinque Stelle dovesse aggravarsi, tutto potrebbe
slittare al 4 dicembre.
Per il momento Renzi non pensa al
dopo-Raggi. Ma i renziani in Consiglio comunale hanno avvertito palazzo
Chigi: se un domani la crisi dovesse aggravarsi e Virginia Raggi non
dovesse dimettersi spontaneamente, non sarà facile buttarla giù. Gran
parte dei consiglieri comunali Cinque Stelle sono con lei e comunque al
momento appare hard replicare con la Raggi l’operazione-notaio che portò
alle dimissioni di Ignazio Marino. Ecco perché la parola d’ordine di
Renzi, paradossalmente, è «resistere» con la giunta Raggi. Sostiene il
presidente dei deputati Ettore Rosato: «Finora abbiamo visto solo
tatticismi e adesso anche menzogne. Sarebbe sufficiente per chiedere un
cambio alla guida del Campidoglio, ma al contrario di quello che sono
soliti fare i 5 Stelle, noi speriamo per la città che finalmente la
sindaca Raggi cominci a lavorare per risolvere i problemi dei
cittadini». Quasi in fotocopia Alessia Morani: «Ci auguriamo davvero la
sindaca Raggi riesca a governare la città facendo capire per primi ai
cittadini chi è che comanda a Roma».