La Stampa 7.9.16
L’evasione dell’Iva tocca i 37 miliardi
All’Italia il primato fra i Paesi europei
La Slovacchia, guida di turno dell'Unione, vuole una linea morbida sul Fisco
Al vertice di Bratislava proporrà di ridurre le sanzioni per chi elude le tasse
di Marco Bresolin
Il
conto più caro lo paga l’Italia. Ovviamente senza fattura. L’Iva evasa
lascia un vuoto nelle nostre casse pubbliche pari a 36,9 miliardi
l’anno: basterebbe meno di un terzo di quel gettito mancato per
sistemare i conti nella prossima finanziaria ed evitare così di dover
chiedere a Bruxelles nuova flessibilità. Nessun Paese nell’Unione
Europea registra una cifra simile. Il buco per l’Iva evasa, nell’intera
Ue, nel 2014 è stato di 159,5 miliardi di euro. Rispetto all’anno
precedente c’è stato un piccolo miglioramento (recuperati 2,5 miliardi),
ma non basta: «Alcune riforme sono state avviate, ma ne servono di più
radicali» dice la Commissione, che ha fatto realizzare questo studio
sull’evasione tra i Ventisette (Cipro non è stata inclusa).
A
scorrere i dati Paese per Paese, ne esce un’Europa con differenze
abissali. Se il valore medio dell’evasione dell’Iva nell’Ue si aggira
attorno al 14%, si va da Paesi come la Romania che hanno un tasso del
37,9% ad altri come la Svezia che non si scostano dall’1,2%. Per
l’Italia il peso del «nero» è del 27,55%, ma in termini assoluti la
cifra più alta viene registrata qui. Da sola equivale quasi a un quarto
dell’intera evasione europea. Anche da noi qualche passo avanti è stato
fatto rispetto all’anno precedente (2013), quando il tasso era del
29,27% e il valore dell’Iva evasa pari a 38,88 miliardi. Il dato resta
però allarmante. «È inaccettabile che i Paesi perdano tutti questi
miliardi - attacca il commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici
-. L’attuale regime resta di fatto inerme di fronte alle frodi. Serve
un dibattito franco e costruttivo tra gli Stati».
La
Commissione un progetto per frenare l’emorragia ce l’avrebbe pure: l’ha
messo sul tavolo ad aprile, presentando un piano d’azione per uno
spazio unico europeo dell’Iva. Nel 2017 verrà formalizzato con una vera e
propria proposta legislativa che avrà l’obiettivo di «ristabilire il
principio di imposizione sugli scambi transfrontalieri». È proprio
questo il punto su cui si vuole intervenire. Si calcola infatti che
l’evasione per le compravendite tra i diversi Stati ammonti a circa 50
miliardi di euro l’anno (quasi un terzo del totale) e la Commissione
stima di poter ridurre dell’80% questa cifra. Serve però la volontà
degli Stati che dovranno andare oltre l’attuale sistema che regola gli
scambi transfrontalieri, in vigore dal 1993 e pensato per essere
transitorio. Un sistema che, secondo la stessa Commissione, «lascia
spazio alle frodi». In cambio di regole comuni e maggiore scambio di
informazioni, il governo dell’Ue è pronto a concedere agli Stati
maggiore flessibilità sulla scelta delle aliquote e la possibilità di
ridurre - o eliminare - l’elenco dei beni e dei servizi su cui poter
applicare l’Iva agevolata.
La questione
dell’evasione fiscale all’interno dell’Ue è un tema caldo e spinoso e il
caso Apple in Irlanda ha riacceso il dibattito. Venerdì e sabato ne
parleranno anche i ministri dell’Economia e delle Finanze nel Consiglio
informale in programma a Bratislava. Sul tavolo ci sarà una proposta
della presidenza slovacca, che verrà discussa sabato, che avrà
l’obiettivo di «garantire un equilibrio tra un’effettiva lotta
all’evasione e la necessità di garantire un contesto fiscale stabile e
prevedibile». Bratislava teme una fuga delle multinazionali, per questo
chiede che siano fissate regole certe e che ci sia maggiore cooperazione
tra gli Stati in questo senso. Tra le altre proposte che la presidenza
slovacca porterà alla riunione, ci sarà anche un nuovo fondo europeo per
proteggere l’Ue da eventuali choc finanziari.