La Stampa 6-9.16
“Avevamo paura dei profughi
dopo un anno sono parte di noi”
Un paese del Cuneese aveva minacciato di cacciarli
di Paola Scola
Inizio
settembre 2015. A Ormea, val Tanaro, 1600 abitanti, il prefetto di
Cuneo annuncia l’arrivo di una trentina di richiedenti asilo: un
albergatore li vuole ospitare. Gli ormeesi si dividono: hanno paura che
sia la fine della loro vitalità turistica. E c’è chi propone una cordata
per rilevare l’hotel e «salvarlo» dall’occupazione.
Poi il gesto
che non ti aspetti: il Comune chiede alla Prefettura di ricevere gli
stranieri nell’ex casa di riposo pubblica. Oggi, un anno dopo, Ormea è
modello di accoglienza, che ha portato lavoro e integrazione. Senza
disordini.
«Il 3 settembre Massimo Gramellini ci dedicò il suo
arguto “Buongiorno” dal titolo “Ormea Culpa” - dice il sindaco, Giorgio
Ferraris, condottiero di tante battaglie in valle -. A distanza di un
anno, nessun commerciante ha messo mano al portafogli per sostenere
l’albergo che voleva accogliere i migranti e il turismo, principale
fonte di sostentamento, non ha avuto danni dalla presenza dei ragazzi
dal colore della pelle diverso da quello a cui eravamo tradizionalmente
abituati».
Prosegue: «Abbiamo scelto una gestione pubblica diretta
dell’accoglienza, unico caso a mia conoscenza, senza intermediazione di
privati o coop, perché abbiamo ritenuto garantisse condizioni migliori a
ospitati e comunità. Con quanto erogato dalle Prefetture, saremmo
riusciti a sistemare la struttura e, soprattutto, ad assumere persone,
oltre alle addette ai servizi, con il compito esclusivo di stare con i
ragazzi, parlare in italiano e accompagnarli nelle varie attività».
Convenzione con la Prefettura: ora in 10 lavorano per garantire
l’ospitalità a 35 giovani dall’Africa subsahariana.
Con i fondi
l’ex ricovero è stato ristrutturato. «Quasi tutti i ragazzi sono stati
impegnati in manutenzione del patrimonio pubblico - dice Luciano Obbia,
presidente dell’Ipab -, che senza di loro non si sarebbe potuta fare.
Ora è partito, con la Regione, un progetto di pulizia di castagneti
abbandonati, che privati hanno messo a disposizione: si concluderà con
raccolta e vendita delle castagne. Venti ragazzi frequentano corsi sulla
sicurezza sul lavoro, nella locale Scuola Forestale: impareranno a fare
i muri a secco, tradizionali del paesaggio agricolo». E c’è Alieu, 18
anni, dal Gambia: il suo sogno era fare il sarto. Gli hanno dato una
macchina per cucire e ha già avuto successo.
«Non so se siamo
riusciti a meritare l’assoluzione dalla “culpa” -ironizza il sindaco -,
ma abbiamo cercato di fare il possibile per tutelare la sicurezza e la
tranquillità della comunità e dare un’accoglienza dignitosa e utile ai
ragazzi che ospitiamo».