La Stampa 5.9.16
Fassino
“Stavolta D’Alema sbaglia
Votare sì è un atto di sinistra
L’Italicum può migliorare”
intervista di Ugo Magri
Lei Fassino ha lanciato, con Veca e Martina, un appello della «Sinistra per il Sì». Ma da quando, scusi, il «sì» è di sinistra?
«Da sempre. I contenuti della riforma sono coerenti con battaglie antiche della sinistra italiana».
Di quali parla?
«Di
quella per superare le Province, che incominciò a metà Anni Settanta,
quando nel Pci il responsabile Enti locali era ancora Cossutta. Penso
alla battaglia per andare oltre il bicameralismo paritario, che faceva
parte del programma dell’Ulivo con cui Prodi vinse nel 1996. Penso alla
ridefinizione dei rapporti Stato-Regioni, tenacemente voluta dagli
amministratori regionali anzitutto di sinistra...».
Un momento:
qui si paventa addirittura un «rischio regime», si sostiene che la somma
tra monocameralismo e premio di maggioranza ridurrà la democrazia.
«Mi
sembra un’enfasi francamente fuori misura. Differenziare le competenze
tra Senato e Camera non è una stranezza; semmai l’eccezione europea è
rappresentata proprio dal bicameralismo paritario. E sull’”Italicum”
faccio presente che, dal 1993, il maggioritario è stato introdotto a
ogni livello, dall’elezione dei sindaci a quella del Parlamento
nazionale. Se il maggioritario è legittimo, non c’è scandalo nel nuovo
sistema elettorale».
E se qualcuno ce lo vede?
«Abbia la coerenza di proporre che si torni al proporzionale».
Quindi l’«Italicum» va bene così?
«Intanto
non è materia di referendum, e la Costituzione varrà con qualsiasi
legge elettorale. Teniamo le cose distinte. Poi, personalmente,
rifletterei se confermare o meno il ballottaggio che cambia di natura in
un sistema non più bipolare ma fondato su tre poli. Lo abbiamo visto
nelle ultime Comunali, dove il terzo è diventato arbitro tra il primo e
il secondo con l’inevitabile conseguenza che, pur di sconfiggere chi è
in carica, si realizzano alleanze contronatura. Basti dire che, pur di
sconfiggere il candidato della sinistra, la destra pro Tav ha fatto
eleggere a Torino un sindaco no Tav».
Il «no» accusa: se questa riforma l’avesse fatta Berlusconi si sarebbero riempite le piazze...
«Il
centrodestra propone tutt’altro: la repubblica presidenziale, di
potenziare il ruolo del premier, di tagliare certi diritti. Qui non c’è
niente del genere. Il ruolo di alta garanzia del presidente della
Repubblica resta quello attuale. I poteri del premier sono gli stessi.
La riforma introduce semmai innovazioni che allargano partecipazione dei
cittadini e controllo democratico. Anzitutto il referendum propositivo,
che attribuisce ai cittadini maggiori possibilità di promuovere le
leggi. Poi lo statuto delle opposizioni, rivendicazione di chi come noi
sa cosa significa stare all’opposizione. Terzo, riconosce alla Corte
costituzionale una funzione di verifica preventiva sulle leggi
elettorali».
Però D’Alema osserva: con il «sì» stanno industriali e banchieri, con il «no» Cgil e Anpi. Vorrà pur dire qualcosa, non crede?
«I
militanti Cgil o dell’Anpi che votano sì sono numerosi pure loro. Io
sono vicinissimo alla tradizione partigiana, anche per vicende legate
alla mia famiglia, ma non per questo mi sento in contraddizione votando
“sì”. Trovo sbagliato dare a questo voto una connotazione ideologica o,
peggio, classista».
Un costituzionalista come Zagrebelsky intanto annuncia: «Se vince il “sì” smetto di insegnare».
«Mi auguro invece che continui, quale che sia l’esito del referendum. Che si è caricato di troppe tensioni».
Renzi, personalizzando, ci ha messo del suo...
«Ma
ha riconosciuto l’imprudenza iniziale. È il momento di abbassare la
temperatura. E di giudicare serenamente la riforma in base ai contenuti,
non ai pregiudizi».