La Stampa 30.9.16
In treno dalla Cina a Rotterdam
La Via della Seta è un binario
La ferrovia voluta da Xi Jinping trasporta le merci in 15 giorni, contro i 40 via mare
di Cecilia Attanasio Ghezzi
Dalla
Cina sudoccidentale all’Europa centrosettentrionale in quindici giorni
via terra, invece che in quaranta via mare. È questa la nuova strada
ferrata, lunga 8 mila chilometri, che permetterà a treni merci da 80
container, di spostarsi da Chengdu a Rotterdam, il più grande porto
d’Europa che prova così a scalzare definitivamente Amburgo e Anversa. I
due estremi della nuova strada ferrata diventeranno a loro volta due
ulteriori snodi della ragnatela con cui le ferrovie (e le merci) cinesi
stanno avvolgendo il mondo. Specie l’Eurasia, dove esiste una strategia
ben precisa con tanto di slogan: «yidai, yilu», «una cintura, una via».
L’idea
che ha caratterizzato la politica estera di Xi Jinping da quando si è
insediato quattro anni fa, è quella di una «nuova Via della Seta» che
sfrutti gli itinerari commerciali dell’antichità per spostare merci da
un capo all’altro del continente euroasiatico e ricostruire i legami
economici, politici, culturali tra le varie nazioni.
Le merci
dovranno tornare a viaggiare via mare e via terra sfruttando la nuova
rete di infrastrutture che si va costruendo. Si tratta di porti,
ferrovie, autostrade, gasdotti e oleodotti su un territorio che
coinvolge 64 Paesi, il 70% della popolazione mondiale, il 75% delle
riserve energetiche e il 55% del prodotto lordo globale. Secondo il
Financial Times solo per i progetti già sulla carta saranno necessari
890 miliardi di dollari. E infatti sono già state costituite due banche
che metteranno a dura prova l’egemonia della Banca mondiale: la Banca
per gli investimenti nelle infrastrutture asiatiche (Aiib) e la Banca
per lo sviluppo asiatico (Adb).
Le sfide saranno moltissime,
specie nei Paesi più instabili da un punto di vista politico. Ma nello
specifico, per l’Europa, si tratta di una sorta di «rinascimento» delle
ferrovie. La prima tratta è stata inaugurata il 6 ottobre del 2008
quando ad Amburgo è arrivato il primo treno che partiva da Xiangtan
nella Cina centrale. Aveva impiegato 17 giorni, ma da allora tecnologia e
velocità sono migliorate. Ormai ci sono almeno dodici città cinesi e
nove europee collegate da strade ferrate transcontinentali. Varsavia è
collegata a Suzhou, Lodz a Chengdu, Duisburg a Chongqing, Madrid a Yiwu e
chi più ne ha più ne metta. Se continuano a costruire a questa velocità
non ci vorrà molto prima che ognuna delle 27 regioni della Cina abbia
un collegamento ferroviario diretto con una città europea. Bisogna
considerare che l’Unione europea è il primo partner commerciale della
Cina. Gli interscambi hanno superato i 600 miliardi all’anno e sono
previsti arrivare a mille nel 2020.
Quasi metà delle importazioni
dell’Ue viene dalla Cina che rappresenta anche il suo secondo mercato.
Al momento la maggior parte di questi treni tornano in Cina pressoché
vuoti, ma non ci vorrà molto perché il trasporto ferroviario diventi
un’alternativa economicamente appetibile anche per le aziende europee
che vogliono affacciarsi al vasto mercato cinese. Spedire su strada
ferrata non è più economico che spedire via mare, ma è molto più veloce.
E pensare che la prima ferrovia fu costruita in Cina dagli inglesi a
metà del XIX secolo. L’imperatore la trovò ingegnosa ma inutile. Oggi
quello delle ferrovie è diventato il punto ricorrente degli accordi
commerciali della Repubblica popolare con gli altri Paesi. E il premier
Li Keqiang ha un nuovo soprannome: «Venditore di ferrovie».