giovedì 29 settembre 2016

La Stampa 29.9.16
Ridurre i conflitti per conquistare gli indecisi
di Marcello Sorgi

L’accordo con i sindacati sulle pensioni e la moratoria sulla riforma del processo penale dopo le proteste dell’Anm rappresentano senz’altro i primi effetti dell’inizio formale della campagna referendaria: adesso che c’è una data, il 4 dicembre, e un conto alla rovescia cominciato, Renzi vuole ridurre al massimo le incognite che, inevitabili, si presentano in quest’autunno per il governo, e se possibile recuperare dal fronte del “No” pezzi di elettorato incerto che alla fine potrebbero schierarsi per il “Si”.
È il caso dei pensionati, corteggiati nelle ultime settimane con l’obiettivo di ammorbidire anche il “No” ufficiale della Cgil alla riforma costituzionale. Un “No” che Camusso ha spiegato per tempo presentandolo più come un “Ni”, dato che il maggior sindacato non prenderà parte a comitati elettorali e lascerà piena libertà di decisione agli iscritti: e tra i possibilisti, non a caso, in queste settimane s’è distinto il sindacato pensionati, che ne ha il maggior numero. Il provvedimento delineato dal ministro del Lavoro Poletti è rivolto a una platea che va da un milione a oltre tre di lavoratori in quiescenza: riaprendo il tavolo di Palazzo Chigi all’odiata (fino a qualche tempo fa) concertazione, Renzi ha dunque inteso rivolgersi a una bella fetta di elettorato.
Ma se l’accordo sulle pensioni era nell’aria ormai da giorni, più sorprendente, per certi versi, è stata la decisione del premier di soprassedere sulla riforma del processo penale, in dirittura d’arrivo nell’aula del Senato ed esposta al rischio di maggioranze ballerine, data l’incertezza dei senatori Ncd sull’allungamento della prescrizione e la mancata garanzia del consueto soccorso azzurro dei verdiniani. Ancora ieri mattina il ministro della giustizia Orlando in un’intervista al “Corriere della Sera” annunciava sul testo della riforma, definito addirittura “dannoso” da Davigo e dai vertici dell’Anm, la questione di fiducia autorizzata la sera prima dal consiglio dei ministri. Invece, contrordine: Renzi, a una domanda sullo stesso argomento, ha risposto seccamente che dopo le critiche del sindacato dei magistrati la fiducia non ci sarà. Di conseguenza l’esame della legge sarà probabilmente spostato in avanti, dopo il 4 dicembre viene da pensare.
Tanta cautela, tanta attenzione nei confronti di potenziali avversari della riforma come anziani e magistrati, le ha spiegate Renzi stesso. A chi gliel’ha chiesto infatti ha risposto parafrasando il suo famoso tweet che segnò la fine del governo Letta e confessando di non sentirsi “sereno” sull’esito del referendum.