La Stampa 27.9.16
Draghi
“Un aumento del deficit non porta più crescita”
«Non possiamo solo aspettare tempi migliori – ha concluso Draghi -, dobbiamo rinnovare i nostri sforzi».
di Marco Bresolin
Un
aumento significativo della spesa pubblica non produce automaticamente
un incremento della crescita. E dunque, visto che «nelle regole
esistenti c’è già molta flessibilità», i Paesi che non hanno spazio di
manovra «dovrebbero guardare di più alla composizione del loro bilancio
piuttosto che alla dimensione». Nei giorni in cui i governi dei Paesi
europei stanno definendo le bozze di bilancio da presentare alla Ue, da
Bruxelles arriva il punto di vista di Mario Draghi. Che non cita casi
specifici ma usa esempi che riguardano da vicino la situazione italiana.
Le regole e le asimmetrie
Il
presidente della Bce ha affrontato questo passaggio rispondendo alla
domanda di un eurodeputato italiano, Marco Valli. L’esponente del M5S
aveva chiesto a Draghi con quali soldi un governo può fare investimenti
per stimolare la crescita quando i vincoli imposti dal Patto di
Stabilità non consentono margini. Per l’ex governatore della Banca
d’Italia la questione si risolve cercando di porre maggiore attenzione
alla «qualità» della spesa piuttosto che alla «quantità». Norme
assolutamente da rispettare, dunque. Anche se lui stesso ha segnalato
una «asimmetria» nelle regole sui bilanci pubblici perché i Paesi che
non hanno margini non possono aumentare la spesa (per esempio l’Italia),
mentre quelli che hanno margini «non sono obbligati a usarli» (per
esempio la Germania). Ha poi ripreso il discorso della «sovracapacità»
del sistema bancario europeo, che è una delle cose che «i governi
dovrebbero tenere d’occhio».
La ricetta per la Brexit
Mario
Draghi è tornato in commissione Econ dopo tre mesi, l’ultima volta era
ci era stato il 21 giugno scorso. Soltanto due giorni prima del
referendum della Brexit. All’epoca c’era incertezza sull’esito del voto,
oggi c’è incertezza sui negoziati. Draghi si augura vengano portati a
termine rapidamente: «Più lunga sarà l’incertezza, più rilevanti saranno
le conseguenze». Rispetto alle previsioni di giugno, «la ripresa
prosegue a passo moderato e stabile, ma con meno slancio». Il Pil
dell’Eurozona – ha detto – crescerà dell’1,7% quest’anno e dell’1,6% nel
2017 e 2018. Tutto sommato «nel breve termine» l’economia dell’eurozona
ha resistito alla Brexit. Ma non è detto che sarà sempre così: «Sul
medio-lungo termine è molto più difficile fare previsioni». Negoziati
rapidi, dunque, e senza sconti. Questo sembra essere il pensiero di
Draghi quando dice che è «estremamente importante garantire l’integrità
del mercato unico» affinché «tutti i partecipanti rimangano assoggettati
alle stesse regole». Non si sta nel mercato unico con un piede solo,
visto che «le quattro libertà fanno parte di un unico insieme». Merci,
capitali, servizi e persone devono poter circolare tutte liberamente. O
tutte, o niente.
I consigli alla Ue
Dal numero uno della Bce
sono arrivati anche altri messaggi alla Ue. Prima di tutto deve andare
«incontro alle aspettative dei cittadini». Tre le strade da percorrere:
concentrarsi sui bisogni reali dei cittadini che vanno al di là dei
confini nazionali («immigrazione, sicurezza e difesa»); maggiore fiducia
tra persone e Stati; completare l’unione politica e monetaria.
L’integrazione economica deve essere accompagnato da una maggiore
«integrazione politica», ha detto Draghi citando Carlo Azeglio Ciampi al
Parlamento europeo nel 2005.