martedì 27 settembre 2016

La Stampa 27.9.16
“Il no parte in vantaggio, Saranno gli indecisi ad assegnare la vittoria”
I sondaggisti: se si vota sul governo, il premier rischia
di Francesca Schianchi

A dieci settimane dal voto, il no è considerato in vantaggio sul sì dalla maggioranza dei sondaggisti. Chi li vede praticamente appaiati, come Ipr Marketing (secondo l’ultima rilevazione, 52 per cento a 48); chi individua uno scarto più importante, come Emg Acqua (35,5 contro 29,6, con una bella fetta di indecisi, pari al 34,9 per cento, ha illustrato ieri Fabrizio Masia al Tg de La7); chi, come riporta entusiasta il capogruppo di Fi Renato Brunetta svelando i dati elaborati da Eumetra Monterosa di Renato Mannheimer per Il Giornale, 55 a 45.
A oggi, «il superamento del bicameralismo perfetto è visto con favore da quasi due italiani su tre; piace invece molto meno la composizione del nuovo Senato, con l’elezione indiretta da parte dei consigli regionali, condivisa da circa un quarto degli intervistati», spiega il direttore dell’Istituto Demopolis, Pietro Vento. E, per quanto riguarda la suddivisione per età, è Masia a spiegare che «il sì al momento è forte soprattutto tra gli over 55, il no tra i 35-55enni». Dati di partenza che, però, possono ancora subire cambiamenti radicali. Perché, come ripetono un po’ tutti gli esperti interpellati, nonostante da mesi se ne parli, il fischio d’inizio è arrivato solo ieri, con la scelta della data e il via ufficiale della campagna elettorale.
«La partita è decisamente aperta: una forte incognita sul risultato è la politicizzazione dello scontro e la polarizzazione sulla figura di Renzi», spiega Vento. Quanto cioè nei mesi a venire si discuterà del contenuto della legge, e quanto invece la comunicazione si sposterà su una promozione o una bocciatura del governo: da quello si capirà anche a chi, eventualmente, possa giovare un’alta (o una bassa) affluenza. Perché, con la scelta del 4 dicembre per la chiamata alle urne, c’è chi, tra i sostenitori del no, è certo che una data così avanzata serva al premier per abbassare l’affluenza (nell’idea che un’alta partecipazione favorisca il no) e per avere una settimana in più per convincere gli indecisi, tantissimi in tutti i sondaggi (uno per tutti: l’istituto Piepoli ne individua un 45 per cento: 25 per cento fatto da persone che ancora non sanno cosa votare, e il restante 20 da persone che, espressa una preferenza, dicono che potrebbero cambiare idea). Ma chi favorirebbe un’eventuale alta affluenza (difficilmente prevedibile a oggi, quando le rilevazioni registrano un margine di partecipazione tra il 45 per cento rilevato da Ipr Marketing e il 55 di Emg)? «Dipende dalla formazione del consenso: se sui contenuti o solo come consultazione a favore o contro il governo – valuta Antonio Noto, direttore di Ipr Marketing – Nel primo caso potrebbe favorire il sì, nel secondo il no».
Altro aspetto che potrebbe spostare voti, il quesito sulla scheda elettorale. «Nel 1941 Gallup fece una ricerca: chiese sempre la stessa cosa, ma ponendo la domanda in modo diverso per tre volte. Ne vennero fuori tre risposte diverse», racconta Nicola Piepoli. Secondo lui, la domanda sulla scheda così come la leggeremo (non a caso parecchio contestata dai sostenitori del no), potrebbe portare «fino a 4 milioni di voti che possono far pendere la bilancia per il sì». Forse non così alta, ma anche gli altri sondaggisti le attribuiscono una forza, considerato che c’è una percentuale di italiani che decidono all’ultimo minuto, anche nella cabina elettorale: Masia la quantifica nel 10-15 per cento, Noto nel 7-8 per cento, comunque un bel bacino di consensi. Considerato che, da oggi, la partita si giocherà voto su voto.