martedì 27 settembre 2016

Corriere 27.9.16
Ora il leader accelera: un tour e 200 eventi, anche in campo ostile
Non si escludono confronti con Zagrebelsky e D’Alema
di Marco Galluzzo

ROMA Tre, quattro appuntamenti al giorno, per due mesi (almeno 200 eventi), senza mai fermarsi, o quasi. In regioni diverse, dalla scuola alla fabbrica, dal dibattito al comizio, compresa quella che negli ultimi giorni è stata vagliata e approvata a Palazzo Chigi come l’unica strategia possibile, fatta su misura per Matteo Renzi per recuperare consenso, convincere gli indecisi e cercare la volata per il Sì alla riforma della Costituzione: ovvero andare ovunque, non rifiutare nessun invito, anche, come dicono i suoi collaboratori, «in campo ostile».
Prima il dibattito con i partigiani dell’Anpi, poi il confronto televisivo con Marco Travaglio, considerato «un test vinto» dallo staff del presidente del Consiglio, nel futuro prossimo chissà: è possibile che sul merito il premier si ritrovi a discutere, per esempio, con Gustavo Zagrebelsky, giurista e costituzionalista, autorevole fonte di ispirazione dei comitati contrari alla riforma. O magari persino con Massimo D’Alema: «e perché no?» dicono ancora nello staff del capo del governo, sempre secondo la filosofia che da qui al 4 dicembre Renzi dovrà e vorrà confrontarsi con tutti. Così è stato deciso, anche con i più agguerriti oppositori della riforma.
Lui stesso la considera una strategia win-win , espressione anglosassone che descrive una scelta comunque vincente, eventuali vantaggi che superano i difetti possibili. Se il dibattito resta sul merito della riforma Renzi è convinto che non può che uscirne bene. Se si trasforma in caciara — con lui, che alla comunicazione, anche ruvida, ha sempre dato del tu — vorrà dire che a fare notizia non saranno le modifiche eventuali alla Carta ma le scintille con l’interlocutore di turno. Poco male.
Proprio in queste ore sta partendo in tutta Italia l’affissione dei manifesti, ogni slogan è una domanda, con un punto interrogativo alla fine: «Cara Italia hai voglia di cambiare davvero?» uno degli esempi. E ciò che si vuole suscitare è proprio la voglia di interrogarsi nel merito, portare quanti più italiani possibile a staccarsi dal dibattito politico e farsi un’idea propria della riforma.
Simona Ercolani, autrice e produttrice televisiva, titolare della società Stand by me , ha già collaborato con Renzi ai tempi della Leopolda. Ora è nella veste di consulente per la campagna per il Sì. Ed è ovviamente convinta che la strategia di Renzi sia l’unica possibile: in una società multimediale, alla prese con argomenti tecnici e al contempo politici, non è facile riuscire a comunicare il merito di un riforma che coinvolge il Titolo V della Costituzione, le competenze di un Senato ridimensionato, altri temi che gli italiani faticano a maneggiare. Eppure non c’è altra strada: confronto ad oltranza, persino il passaparola che ricorda le catene di Sant’Antonio, il «parlane a cinque amici, anche contrari», che può evocare modelli inglesi come berlusconiani, comunque di rincorsa capillare ad un consenso diffuso.
Ha scelto di partire da Firenze, dopodomani, per lanciare la sua campagna, Matteo Renzi. Per alcuni mesi, sbagliando, e poi riconoscendo l’errore, è stato un testimonial politico a tutto tondo, legando la sua carriera a quella dei quesiti referendari. La metamorfosi in corso lo vuole di nuovo primo testimonial, per più di due mesi, di una campagna in cui si è deciso a tavolino che non può esserci tatticismo come nel caso di elezioni. «Non sarà la campagna di un leader ma di un’istanza di popolo», è il concetto su cui tutti lavorano intorno a Renzi. Poi, ovviamente, la sera del 4 dicembre, sarà vincente, o perdente, anche una leadership.