La Stampa 27.9.16
Si. La carta segreta: conquistare 4 milioni di italiani all’estero
Boschi e parlamentari, missione in Sudamerica Renzi ai ministri: pancia a terra, tutti in gioco
di Carlo Bertini
La
carta segreta, quella che potrebbe fare la differenza, sono i
compatrioti che votano oltre confine: circa tremilioni-novecentomila
persone, meno informate perché meno sintonizzate, senza canali tivvù o
giornali italiani. Una prateria da arare, come si usa dire in politica, e
che per questo il governo muovendosi per tempo molto in sordina ha già
cominciato a seminare.
Perché i nostri connazionali voteranno
venti giorni prima del 4 dicembre - per posta - e bisogna muoversi
subito: anche per questo la Boschi da ieri è in Sud-America, mission ad
hoc, un ciclo di interventi sulle riforme istituzionali in vari consessi
e con un tourbillon di incontri, cene e conferenze a stretto contatto
con imprenditori, grandi elettori e personalità influenti in quei paesi.
Ma non è la sola, tutti i parlamentari Pd eletti all’estero sono
mobilitati: il capo del Comitato per il Sì, Roberto Cociancich, è già
pienamente compreso nel suo ruolo di ambasciatore: dopo esser stato in
Svizzera, al Cern di Ginevra e a Berna, sta partendo per un tour in
Canada e negli Stati Uniti.
Un altro che non si risparmia è Sandro
Gozi, che organizza eventi e ha una sua e-news. Insomma la macchina è a
pieni giri, il Comitato ha inaugurato la sede nella piazza dell’Ulivo a
Roma, Santi Apostoli, dove orbita pure la task force di giovani
fuoriclasse del web, deputati a rendere virali i messaggi che possono
«bucare» la rete. Nulla sarà intentato: i comitati spontanei per il
“porta a porta” sono lievitati a 4 mila, pure i manifesti per strada
saranno usati - i 500 mila euro di finanziamento dovuto alla raccolta di
firme e i 120 mila raccolti finora on line lo permettono. Il primo è
già pronto, non ha simboli Pd e suona così: «Cara Italia vuoi diminuire
il numero dei politici? Basta un Sì». E la novità è che come testimonial
il premier proverà a coinvolgere i sindaci d’Italia, quelli che lo
vorranno ovvio, i cittadini a contatto più diretto con gli italiani.
«Il
clima è migliorato, i sì crescono man mano che la gente viene a sapere
su che cosa si vota», diceva una settimana fa Matteo Renzi ai suoi
ministri, convinto anche a dispetto di vari sondaggi, che il trend
fotografi questa progressione. E basterebbe ciò a spiegare la scelta
dell’ultima data utile in calendario per un voto su cui il governo non
può permettersi di fallire. Impossibile fallire dunque. Concetto che
senza perifrasi, come nel suo stile, il premier ieri ha rilanciato sul
tavolo ovale al secondo piano di Palazzo Chigi. Spronando i titolari dei
dicasteri del suo partito e di quello di Alfano a mettersi tutti in
gioco, «perché d’ora in avanti pancia a terra, girate l’Italia a
spiegare i contenuti della riforma, che qui ci giochiamo tutto». Del
resto lo dice perfino il Financial Times che se vincerà il Sì Renzi ne
uscirà rafforzato, il suo governo ne ricaverà la spinta per arrivare al
2018 e per vincere le elezioni successive. Ma in caso contrario,
problemi seri. E dunque se si tratta di mettersi in gioco, «io sarò il
primo a farlo, cerchiamo di fare una campagna sul merito, ma senza
personalizzare», è l’invito ai ministri prima di congedarli da un Cdm
durato quindici minuti in tutto. Evocando la massima cautela, perché
nella war room si è capito che la polemica sul quesito la dice lunga su
come le opposizioni staranno con le armi spianate.
Ormai la
campagna ufficialmente è partita e l’inquilino di Palazzo Chigi già ieri
sera in prima serata è andato da Del Debbio a Quinta Colonna. E il
perché di questa scelta, un talk show popolare su un canale come Rete
Quattro con un pubblico certo non schierato a sinistra, è semplice: per
vincere bisogna convincere il target più moderato. Questa la parola
d’ordine che dall’alto in basso viene fatta circolare a tutti i livelli.
Perché saranno gli elettori moderati, la cosiddetta maggioranza
silenziosa mediamente poco informata, a fare la differenza. Il target
che ancora sa poco o nulla del merito su cui sarà chiamato a votare. E
che Renzi spera di conquistare, con un tour forsennato - solo questa
settimana Milano, Verona, Perugia, Genova e Torino - provando a
spersonalizzare anche se l’incipit la dice lunga: comincerà il 29
settembre a Firenze all’Obihall lì dove otto anni fa lanciò la sua
candidatura a sindaco...