“La Stampa 27.9.16
È contro i miei principi”
Il sindaco rifiuta di celebrare l’unione gay
Favria (Torino), il primo cittadino: opporsi è un diritto Ma l’avvocato: “Falso, è omissione di atti d’ufficio”
di Paola Italiano e Alessandro Previati
Don
Abbondio avrebbe fatto carte false per poter delegare ad altri il
compito di officiare il matrimonio degli sposi promessi sul lago di
Como. Ma il buon uomo era minacciato: a Favria, 5.200 anime a metà
strada tra Torino e Ivrea, è invece, è il sindaco in persona a
sentenziare che c’è un matrimonio che non s’ha da fare.Meglio: un’unione
civile. Gli sposi sono gay. E lui, Serafino Ferrino, esponente del
centrodestra e molto vicino alle «Sentinelle in piedi», non solo non
celebrerà le nozze, ma si rifiuta di delegare altri a farlo.
«Avevamo
già scelto la location a Favria, la splendida Villa Soave, e persino la
data, il prossimo mese di marzo – raccontano i due fidanzati, residenti
in un Comune vicino – non pensavamo di andare incontro a tutte queste
resistenze». «Andremo altrove - assicura la coppia – altri sindaci si
sono detti disponibili a celebrare l’unione, così come dispone la
legge».
«Invoco l’obiezione di coscienza – dice Ferrino – esiste
per i ginecologi, non vedo perché non possa essere presa in
considerazione anche per i sindaci. Ci sono convinzioni etiche che non
posso mettere da parte. Come me, la pensano altre centinaia di
amministratori in tutta Italia». Il sindaco sostiene che, in realtà, il
matrimonio non è stato nemmeno vietato: «I due ragazzi potranno
tranquillamente sposarsi in municipio, a patto che celebri il
responsabile dell’ufficio anagrafe, l’unico che può farlo anche senza il
mio avvallo». Perché delegare un assessore o un consigliere comunale,
secondo il Ferrino pensiero, sarebbe come condividere lo spirito
dell’unione tra persone dello stesso sesso. «E io, da cattolico
praticante, proprio non la condivido: il matrimonio è prerogativa di
coppie composte da un uomo e una donna».
Minacciato di denunce, il
sindaco non intende fare passi indietro. «Deve essere pronto alle
conseguenze – spiega Maria Cristina Bruno Voena, avvocato e
vicepresidente dell’Aiaf piemontese (Associazione avvocati di famiglia) –
perché si configura un’omissione d’atti d’ufficio, reato punibile con
la reclusione da 6 mesi a 2 anni». «Mi denuncino pure se serve a
sollevare il problema dell’obiezione di coscienza», dice lui. In realtà,
il problema era già stato sollevato da un gruppo di giuristi cattolici
che aveva scritto al Presidente Mattarella: secondo tra le ragioni per
dichiarare la legge incostituzionale, ci sarebbe anche l’impossibilità
di fare obiezione. Citano due casi: Kim Davis, impiegata dello Stato del
Kentucky, incarcerata per aver detto no a un matrimonio gay, e una sua
collega nel Regno Unito, Lilian Ladele, che fu «solo» licenziata. La
lettera non ha avuto un seguito.
Contro il sindaco di Favria
insorge il mondo Lgbt. Per il coordinamento Torino Pride la scelta di
Ferrino è «inaccettabile», alla luce della legge «È chiara l’intenzione
vessatoria e omofoba del primo cittadino – spiega il coordinatore
Alessandro Battaglia - se non se la sente di ottemperare alla nuova
legge, si deve dimettere».
Solo contro (quasi) tutti, il sindaco
di Favria, per ora, non ha intenzione di cambiare idea. I riflettori
restino pure accesi: forse è proprio quello che voleva.