La Stampa 26.9.16
“Prima il lavoro agli svizzeri”
Al
referendum in Canton Ticino passa la linea della destra nazionalista:
limiti per i frontalieri Gentiloni: “Senza libera circolazione rapporti a
rischio”. Maroni: “Difenderemo i concittadini”
di Giuseppe Bottero
I
cittadini del Canton Ticino chiedono che si pongano limiti ai
frontalieri in modo da «privilegiare chi vive sul territorio» a scapito
dei 62 mila italiani che lavorano in Svizzera. Questo l’esito del
referendum, promosso dalla destra nazionalista, che ha ottenuto il 58%
dei consensi.
Il nome della campagna non lasciava spazio a dubbi:
«#primaInostri». E al referendum per alzare una barriera contro i
frontalieri stranieri, in particolare quelli italiani, i ticinesi hanno
votato compatti: con il 58% dei sì, la proposta della destra
nazionalista ha incassato la benedizione popolare. Vero, l’affluenza s’è
fermata sotto il 45%, ma il segnale che arriva dal cantone è
chiarissimo: quando ci sarà da assegnare un posto di lavoro, i residenti
dovranno avere la precedenza sugli altri. Si chiama «preferenza
indigena», e la maggioranza ha scelto di ancorarla nella Costituzione
del Canton Ticino. «Ce l’aspettavamo, anzi è già tanto che la
percentuale non sia stata più alta», commenta amaro Eros Sebastiani,
presidente dell’Associazione Frontalieri Ticino.
Le conseguenze
non saranno immediate: prima di diventare effettiva, la modifica
costituzionale dovrà essere avallata dall’Assemblea federale di Berna,
che valuta la conformità al diritto nazionale. E prendendo atto della
vittoria dell’iniziativa, il Consiglio di Stato ticinese - l’esecutivo
cantonale che aveva proposto un controprogetto bocciato nelle urne - ha
ricordato i problemi di applicazione.
Ma è il messaggio politico è
inequivocabile: «La libera circolazione va limitata, solo in questo
modo si potranno combattere fenomeni deleteri quali la sostituzione di
lavoratori ticinesi con frontalieri e il dumping salariale», esulta la
Lega dei Ticinesi, che ha fatto campagna elettorale con l’Unione
Democratica di Centro. «Seppur votato, l’esito del referendum sarà di
difficile applicazione e non cambierà l’orientamento del mercato del
lavoro cantonale», taglia corto Sergio Aureli del sindacato svizzero
Unia.
L’Italia, in ogni caso, è pronta a rispondere con fermezza.
«Da domani, la Regione Lombardia predisporrà le adeguate contromisure
per difendere i diritti dei nostri concittadini lavoratori», promette il
governatore Roberto Maroni mentre in un tweet il ministro degli Esteri
Paolo Gentiloni avverte: «Il referendum anti-frontalieri non ha per ora
effetti pratici. Ma senza la libera circolazione delle persone i
rapporti Svizzera-Ue sono a rischio». E l’europarlamentare Lara Comi
(Fi) annuncia di aver scritto alla commissaria Ue Marianne Thyssem per
chiedere di «poter avviare urgentemente la sospensione di tutti gli
accordi ad oggi in essere tra Svizzera ed Europa».