La Stampa 26.9.16
Davigo contro il governo
“Riforma della giustizia inutile se non dannosa”
Orlando: il Csm troppo lento sui casi di infermità
di Francesco Grignetti
Rieccolo,
Piercamillo Davigo. Il presidente dell’Associazione nazionale
magistrati torna a sparare le sue bordate. Il Parlamento - gli chiedono -
sta ripartendo con la legge sul processo penale (dove è scontato un
voto di fiducia al Senato). Preferirebbe forse riforme condivise sulla
giustizia? «No. Nell’ipotesi migliore sono inutili, se non dannose».
Davigo
è il padrone di casa ad un convegno organizzato dalla sua corrente,
«Autonomia e indipendenza». L’occasione per una bocciatura totale di
quello che stanno predisponendo il governo e la maggioranza. «Il
problema serio che contesto alla politica - dice - non è quello che
fanno, ma quello che non fanno. Ovvero la visione strategica che è
sbagliata. Il problema della giustizia in Italia è che è sommersa da una
domanda patologica».
Una critica a tutto tondo, la sua. Sulla
prescrizione: «Una volta che le prove sono state acquisite, dopo la
sentenza di primo grado, non c’è ragione che decorra». Sul pensionamento
a 70 anni per alcuni e non per tutti: «Il governo ha agito su questa
materia per decreto legge e mi chiedo se sia conforme al diritto
costituzionale e comunitario. Sarà battaglia». Sulle avocazioni: «Un
numero enorme di procedimenti verrà trasferito dalle procure alle
procure generali, le quali non hanno affatto i magistrati per farlo e
quindi finiranno per dover applicare magistrati di primo grado. Quelli
che non sono riusciti a fare i processi in procura, dovranno andare a
non farli alla procura generale».
Se Davigo mantiene un minimo di
cortesie istituzionali con il Guardasigilli, è con Renzi che il
presidente dell’Anm vuole litigare: «Il ministro Orlando non ha mai
provocato o insultato, però il suo presidente del Consiglio sì. Quando
Renzi dice “L’Anm... brr che paura”, è una provocazione gratuita. Come
la questione delle ferie».
Andrea Orlando al convegno ha risposto
di fioretto. «È stucchevole qualunque discussione in cui si parli di
guerra con la magistratura. Una disposizione può essere giusta o
sbagliata, ma non trovo che sia il capitolo di una guerra».
Maliziosamente ha ricordato le tensioni sulla riforma della
responsabilità civile dei magistrati, che «si diceva avrebbe portato a
un’esplosione dell’utilizzo di questo strumento, ma non c’è stata». E
peraltro «tutti i provvedimenti arrivati in Parlamento nascono da
commissioni che sono presiedute da magistrati e composte in modo
prioritario da magistrati». Nè è mancata una frecciata al correntismo
esasperato. «Io tifo perché la rappresentanza della magistratura ci sia
su basi nuove. Non auspico la fine del correntismo ma la nascita di una
nuova stagione».
Nei suoi colloqui, intanto, Orlando s’è detto
«sorpreso e preoccupato» per alcune pratiche inoltrate dal ministero
della Giustizia e arrivate al Consiglio superiore della magistratura fin
dal 2014, e non ancora chiuse. Alcune anche per procedure di «dispensa»
che non soltanto non si sono concluse ma neppure calendarizzate. E la
cosa è seria: «Se per qualsiasi infermità, giudicata permanente, o per
sopravvenuta inettitudine, un magistrato non può adempiere
convenientemente ed efficacemente ai doveri del proprio ufficio, è
dispensato dal servizio, previo parere conforme del Consiglio superiore
della magistratura». Così la legge sulle Guarentigie della magistratura,
anno 1946.