Corriere 26.9.16
Una fedelissima che non ha l’età
Antonella
Manzione, già capo dei vigili urbani di Firenze, attuale responsabile
del dipartimento affari giuridici di Palazzo Chigi, è stata designata da
Renzi al Consiglio di Stato. Con una deroga per l’età
di Sergio Rizzo
.
roma
Il segno di rottura col passato doveva essere netto e inequivocabile.
Mentre Matteo Renzi si insediava a Palazzo Chigi qualcuno fra chi gli
stava più vicino aveva perfino meditato un atto quasi ufficiale per
scoraggiare la solita processione di consiglieri di Stato intenti a
occupare i gabinetti dei ministeri. Ma forse era troppo per un governo
dove il vecchio sistema aveva ancora solidi punti di riferimento.
I
segnali comunque arrivarono. Ecco allora Antonella Manzione, già capo
dei vigili urbani di Firenze, al posto del consigliere di Stato Carlo
Deodato come responsabile del dipartimento affari giuridici della
presidenza del Consiglio. L’ufficio, per intenderci, che scrive le
leggi.
La decisione destò scalpore nelle alte sfere delle
magistrature, dove fu giudicata una specie di affronto. Ora la
circostanza si ripete: perché lei stessa, simbolo di quella rottura con
il vecchio apparato, sta entrando a farne parte.
Renzi ha proposto
infatti di nominarla consigliere di Stato. La ragione? Mormorano i
maligni che a Palazzo Chigi sia considerato necessario un ricambio, dopo
solo un anno e mezzo. Certo è che il nome di Antonella Manzione è nella
nuova infornata di sette consiglieri di Stato di nomina governativa a
cui il Consiglio di presidenza, ovvero il Csm dei magistrati
amministrativi che su quelle nomine ha potere condizionante, ha dato il
benestare venerdì 16 settembre. Va ricordato che il Consiglio di Stato è
una magistratura particolare, perché giudica gli atti del governo ma al
tempo stesso lo affianca nelle decisioni, e ha due componenti: quella
del giudici entrati per concorso e quella dei nominati dall’esecutivo.
Fra questi ultimi c’è di tutto. Alti burocrati parlamentari a fine
carriera, maxifunzionari con qualche credito (o risarcimento) da
riscuotere e anche ex politici.
Nell’infornata in oggetto, insieme
al segretario generale di Palazzo Chigi Paolo Aquilanti e al comandante
della Finanza Saverio Capolupo, c’è per esempio l’ex parlamentare
democratico Lanfranco Tenaglia, proveniente dalla magistratura. E ci
sarebbe stata anche la senatrice pd Doris Lo Moro, già sindaco di
Lamezia Terme e consigliere regionale della Calabria, magistrato in
tempi lontani, se non fosse stato considerato inopportuno un suo
trasferimento diretto da Palazzo Madama a Palazzo Spada.
Non hanno
fatto breccia, invece, le considerazioni opposte alla nomina di
Antonella Manzione. A cominciare dall’età. Il limite minimo per accedere
senza concorso al consiglio di Stato è fissato in 55 anni. Lei, sorella
minore del sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, ne ha invece
53. Dettaglio che rafforza le tesi secondo cui un avvicendamento al
vertice del dipartimento giuridico di Palazzo Chigi è scontato,
considerando che con le nuove norme i consiglieri di prima nomina non
potrebbero ricoprire incarichi governativi per almeno quattro anni. Vero
è che non c’è ancora il regolamento attuativo, ma la regola esiste.
Quale forma abbia assunto la forzatura anagrafica non è dato sapere. La
nomina di Antonella Manzione però passata, sia pure fra molti mal di
pancia come testimonia l’esito finale della votazione: nove a sei.
E
qui le dietrologie si sprecano. C’è perfino chi mette in relazione
questo episodio con le pressioni crescenti che arrivano dalla
magistratura amministrativa. Pressioni che dopo l’abbassamento drastico
del limite, dai 75 anni fissati da Berlusconi ai 70 decisi da Renzi,
puntano a ottenere un nuovo innalzamento dell’asticella. In molti ora
guardano fiduciosi al limite del 72 anni. Sicuri di non trovare nel
governo cuori insensibili.