sabato 24 settembre 2016

La Stampa 24.9.16
Summit Hollande-Merkel-Juncker: Roma esclusa
di Francesca Schianchi

Appena una settimana fa, al vertice di Bratislava, lo sgarbo di una conferenza stampa franco-tedesca, che escludeva l’Italia da un’ipotesi di direttorio guida della Ue. Ieri, la rituale pubblicazione dell’agenda settimanale di Jean-Claude Juncker ha permesso a Palazzo Chigi di fare un’altra amara scoperta: mercoledì 28 il presidente della Commissione europea sarà a Berlino. A una cena di un’associazione di industriali (la Ert) insieme alla padrona di casa Angela Merkel, certo, ma anche al presidente francese François Hollande. E basta. Matteo Renzi non è invitato.
«E’ un evento annuale», cerca di minimizzare la portavoce di Juncker, già capitato un paio di volte nel 2015. Un incontro ordinario con venti dirigenti di imprese europee, derubrica l’appuntamento il portavoce della Merkel, Steffen Seibert. Il fatto però è che i tre si vedranno, e nulla di più probabile che l’occasione serva anche per confrontarsi sullo stato dell’Europa. Per quanto tecnico o ordinario possa essere l’incontro, la foto dei tre rimanda a un gruppo ristretto alla testa dell’Unione a 27. Di cui l’Italia non è invitata a far parte.
E questo, al premier Renzi non può fare piacere. Può darsi che la situazione sia come dicono da Bruxelles e Berlino, e davvero l’appuntamento sia un’innocua abitudine, ragionano a Palazzo Chigi, ma continuano a chiedersi se non si tratti invece di un mini-vertice. «Contenti loro, auguri, se preferiscono vivacchiare...». Renzi, il suo punto di vista lo ha spiegato nei giorni scorsi: il trauma del referendum sulla Brexit di giugno non può lasciare indifferenti. Nel corso dell’estate, l’Italia ha promosso vari incontri: quello di Ventotene, ospitando Hollande e Merkel a bordo della nave Garibaldi, così come il bilaterale con la Germania di Maranello allo stabilimento Ferrari. Con la speranza di spostare un po’ gli equilibri dell’Unione e, uscito il Regno Unito, entrare finalmente a far parte dei Paesi che la guidano. Speranze che sembrano entrambe vane.
«Un asse con Parigi e Berlino? Il problema è se la Germania accetterà che l’Italia prenda il posto della Gran Bretagna nel gruppo di testa della Ue», ha detto ieri in una intervista al Washington Post. Non è positivo il segnale lanciato da questo appuntamento, come non positivo è stato l’incontro di Bratislava, con quei documenti scritti in linguaggio burocratico fatti per non cambiare nulla. Il rischio, ha commentato Renzi coi collaboratori, è di essere dinanzi a «due visioni completamente diverse dei compiti che si trova di fronte l’Europa». Nulla di personale, ripete spesso: «Ho grande rispetto per Angela Merkel e François Hollande». Ma, insiste, «non possiamo perdere l’occasione. Carpe diem».