La Stampa 22.9.16
il contropiede
Guerra dei Saloni Torino lancia
Appendino e Chiamparino già al lavoro Oltre al format, si pensa al cambio di date
di Emanuela Minucci
Torino
cambia tutto. Format e anche date. Ma non di qualche giorno. Magari
giocherà d’anticipo spinto, per esempio a marzo, o forse si spingerà
fino all’autunno, quando oltretutto gli editori sarebbero allettati
dalla vicinanza del Natale, quando le vendite si impennano. Ma lo fa
sotto traccia, perché la nuova filosofia del Salone del Libro, che due
giorni fa ha detto no alle condizioni «umilianti» dettate da Milano è,
citando De Gregori, «distruggere l’avversario con la fantasia».
Insomma,
a 24 ore dalla clamorosa rottura con Milano il duo
Appendino-Chiamparino si sta mettendo al lavoro. Ieri mattina il
presidente (sempre in pectore) Massimo Bray ha continuato a lavorare per
Torino. Prima sentendo i ministeri (Mibact e Miur, che dopo la
giornataccia di lunedì avrebbero pure potuto ripensarci) e poi dettando
le tappe serrate dell’approvazione del nuovo Statuto. La parola d’ordine
è recuperare il tempo perduto.
Prima tappa: lunedì ci sarà
l’assemblea dei soci, con i rappresentanti dei ministeri che si
collegheranno via Skype con Torino. E subito dopo la sindaca Appendino e
il presidente Chiamparino con i loro assessori Leon e Parigi
incontreranno i 72 editori «ribelli» con cui cominceranno a ragionare di
programmi. Perché le due priorità sono le seguenti: visto che il 5
ottobre «La Fabbrica del Libro» presenterà il proprio programma («segno
che era pronto da tempo e che la concertazione con Torino si faceva
sulle briciole», facevano notare ieri nei corridoi della Fondazione),
anche il Lingotto dovrà presto dotarsi di un nuovo format.
Seconda
cosa da decidere in fretta: il periodo in cui collocare il Salone, dal
momento che cominciando il 18 maggio si rischia davvero di farsi
«cannibalizzare» da Milano. E, visto che ormai siamo al «liberi tutti»,
il Salone Internazionale del Libro quest’anno potrebbe pure decidere di
gemellarsi con qualche altro evento come «Torino Comics» per esempio.
Anche questa è una possibilità emersa al tavolo che ieri la sindaca
Appendino ha dedicato al futuro del 30° Salone del Libro. Altra novità
decisa proprio per dare una svolta alla macchina della kermesse è stata
quella di dirottare in Fondazione «full time» uno dei direttori più
esperti del Comune: Giuseppe Ferrari, che ha fra le sue esperienze
l’organizzazione di un evento come le Olimpiadi 2006.
Nuovo
capitolo: da oggi Torino - che fra l’altro riceverà la visita del
ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini atteso per inaugurare il
Salone del Gusto - comincerà a fare scouting in primis fra gli editori e
anche fra i librai. Mentre per quanto riguarda il format - «che sarà
del tutto innovativo» - si chiederà una collaborazione fattiva a realtà
culturali come i festival di Mantova e della Mente o la Scuola Holden.
Torino offrirà loro una vetrina e in cambio avrà suggestioni, autori e
filoni da condividere.
Per quanto riguarda la macchina
organizzativa, dal momento che c’è un calendario intero a disposizione,
il Salone del Libro non esclude di poter di nuovo avvalersi della
collaborazione dello staff di «Eventualmente» (che sta già lavorando per
Milano) e anche di altri professionisti. Da ieri dunque si va avanti a
testa bassa per creare un Salone che sostituisca i grandi editori con un
evento nuovo «che sappia sedurre il suo pubblico creando nuovi
lettori». Che è poi quello che gli chiedono i ministeri della Cultura e
dell’Istruzione.