La Stampa 22.9.16
Piano di Verdini per il proporzionale
Uno dei padri dell’Italicum si muove per escludere i grillini dalle stanze del governo
Passa la mozione di maggioranza per cambiare legge elettorale.
La sinistra Pd non vota
di Ugo Magri
La
Camera si è impegnata a rimettere mano alla legge elettorale, lasciando
tuttavia nel vago il «come» e il «quando». Non se ne fa il minimo cenno
nella mozione approvata nel pomeriggio con 293 sì e 157 no. Al momento
in Commissione affari costituzionali giacciono una manciata di proposte,
e il presidente Mazziotti attende che dai piani altissimi gli diano
l’ok per iniziare perlomeno l’esame. Ma difficilmente Renzi darà un via
libera prima del referendum, ed è facile capire il perché: un conto
sarebbe cambiare l’Italicum da vincitore, altra cosa doverlo fare in
ginocchio. Dunque, in attesa che gli elettori esprimano il loro
verdetto, la Camera ha fatto il massimo limitandosi al minimo. Quel
minimo, secondo le opposizioni, è già sufficiente a sbugiardare il
premier. Che aveva voluto l’Italicum a tutti i costi, dicono, mettendoci
sopra per tre volte il voto di fiducia, e adesso come se nulla fosse si
dice pronto a cambiarlo. «Dovrebbe dimettersi», grida il berlusconiano
Brunetta. Renzi teme di perdere e cambia le carte in tavola, accusa il
grillino Di Battista che riassume il suo discorso con un sintetico
«vaffa».
Lo strappo di Bersani
Curiosamente, la minoranza Pd
sostiene il rovescio. Invece di contestare a Renzi la giravolta
sull’Italicum, Bersani e Cuperlo gli rimproverano di non volerlo
cambiare abbastanza. La mozione, secondo loro, è «acqua fresca». Peggio,
una presa in giro. L’avrebbero voluta chiara e circostanziata, in linea
con la proposta depositata dalla sinistra Pd proprio ieri mattina al
Senato: il cosiddetto «Mattarellum 2.0», che come suggerisce il nome si
ispira al sistema in vigore dal 1993 al 2005. Per questa ragione 24
deputati della minoranza (ma loro sostengono di essere almeno 10 di più)
si sono astenuti dal voto. Li ha disturbati una voce, messa in circolo
dal giro renziano, secondo cui il premier non sarebbe più tanto
contrario al «premio di coalizione» che consentirebbe ai partiti di
allearsi tra loro (nell’Italicum è vietato, ciascuno deve correre per
proprio conto). La minoranza Pd sospetta che in questo modo Renzi voglia
sbarazzarsi di loro e rimpiazzarli con i centristi: quelli di Alfano e
gli altri di Verdini. Anche per questo sono in agitazione.
Il piano di Denis
A
proposito di Verdini. Notoriamente è grande intenditore di leggi
elettorali e l’Italicum è un po’ figlio suo. Pare si sia rimesso al
lavoro per riscriverlo completamente, e abbia in mente una svolta
imprevedibile: via il premio di maggioranza e si torni al proporzionale,
un po’ come chiedono i Cinquestelle. Sennonché Verdini non lo propone
per fare piacere a Grillo. Anzi, esattamente il contrario. Nella sua
testa, il proporzionale dovrebbe gettare le basi di un grande abbraccio
tra il Pd renziano e l’area moderata, da Alfano a Parisi a Berlusconi
stesso. Proprio come ai tempi della Prima Repubblica, quando si
mettevano tutti all’ombra della Dc per escludere i comunisti a sinistra e
i missini a destra, adesso l’obiettivo che Verdini suggerisce a Renzi
consiste in una «conventio ad excludendum» che tenga lontani i grillini e
i leghisti dalle stanze del governo. Sta facendo alcune simulazioni che
presenterà a Renzi, col quale si sentono di continuo.