La Stampa 21.9.16
Strage di Viareggio, chiesti 248 anni di carcere
Conclusa la requisitoria durata una settimana, la pena più alta per l’ex ad di Ferrovie Mauro Moretti
di Maria Vittoria Giannotti
Al
 termine di una requisitoria interminabile, andata avanti per una 
settimana, il processo per la strage ferroviaria di Viareggio è giunto a
 un primo, cruciale, punto di svolta: ieri i pm hanno formulato le 
richieste di condanna per i 33 imputati e le 8 società chiamate a 
rispondere dell’incidente che, sette anni fa, costò la vita a 32 
persone. In tutto sono stati chiesti 248 anni di carcere. La pena più 
pesante, 16 anni, è quella richiesta per Mauro Moretti, l’ex ad di 
Ferrovie dello Stato e Rfi, attuale amministratore delegato di 
Finmeccanica, cavaliere del lavoro dal 2010, in virtù della centralità 
del ruolo che ricopriva all’epoca. Quindici anni di reclusione, invece, 
sono stati chiesti per Michele Mario Elia che, all’epoca dell’incidente,
 era alla direzione tecnica di Rfi, Rete ferroviaria italiana. Chiesti 9
 anni per i dirigenti Salvatore Andronico e Mario Castaldo (Trenitalia 
Cargo), Giovanni Costa e Giorgio Di Marco (Rfi).
Richieste pesanti
 per uno degli incidenti ferroviari più gravi nella storia del Paese: il
 29 giugno del 2009 un vagone carico di gpl deragliò a causa della 
rottura di un assile e si rovesciò su un lato. L’impatto con un oggetto 
tagliente provocò uno squarcio nella cisterna, la fuoriuscita del gas e 
una terribile esplosione a poche centinaia di metri di distanza dalla 
stazione ferroviaria di Viareggio. Il rogo che divampò distrusse le 
abitazioni circostanti, soprattutto quelle di via Ponchielli, uccidendo 
nel sonno le persone che dormivano all’interno. Tra loro, c’erano anche 
tre bambini.
Le 250mila pagine di inchiesta della Procura di Lucca
 sono sfociate in un processo che si è aperto il 13 novembre del 2013 al
 Polo congressi di Lucca, per capi di accusa che vanno dal disastro 
ferroviario colposo all’incendio colposo, fino all’omicidio e lesioni 
colpose plurime gravi e gravissime. A processo, per quanto non è stato 
fatto sul fronte della prevenzione in una lunga catena di negligenze e 
omissioni, sono finite anche otto società: per Ferrovie dello Stato i pm
 Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino hanno chiesto la sanzione 
pecuniaria di un milione di euro. Un milione anche per Rfi, Trenitalia, 
Fs logistica e Gatx Rail Austria, proprietaria del carro deragliato e la
 Jugenthal di Hannover, l’officina in cui fu eseguita la manutenzione 
dell’asse che, pochi mesi dopo il controllo, si spezzò. Assoluzione 
invece per Cima Riparazione, che revisionò il carro.
Ieri 
pomeriggio, l’aula del centro congressi di Lucca era gremita: i 
familiari delle vittime, che non hanno voluto perdere neppure 
un’udienza, hanno ascoltato con grande compostezza il lungo elenco 
stilato dai magistrati. A parlare è Daniela Rombi, dell’associazione «Il
 mondo che vorrei»: nella strage perse la figlia Emanuela, di 21 anni: 
«Siamo soddisfatti - spiega - anche se il termine è improprio perché i 
nostri cari non potranno comunque tornare a casa. Crediamo che la 
piccola Procura di Lucca abbia svolto egregiamente il suo compito, 
delineando un quadro ben definito delle singole responsabilità, 
evidenziando quello che gli imputati avrebbero dovuto fare e non hanno 
fatto. Per ricercare la verità, i due pm hanno portato avanti un lavoro 
sovrumano con grande professionalità, ma anche mettendoci il cuore. 
Giustamente è finita sotto accusa la politica di distruzione della 
sicurezza e dei controlli, portata avanti anche da Moretti». Nessun 
commento, invece, da parte dell’ ex ad di Fs. E anche il suo avvocato 
Armando D’Apote sceglie il silenzio.
Ora la parola passa agli 
avvocati di parte civile, poi sarà la volta dei difensori degli 
imputati. La sentenza dovrebbe arrivare entro novembre.