La Stampa 20.9.16
Il ministero della Cultura sconcertato: “Rigidità incomprensibile”
di Mattia Feltri
Però,
forse, c’è ancora una speranza. Ed è per coltivarsela per bene che il
ministro della Cultura, Dario Franceschini, non parla. Sono impegnato in
riunioni, fa sapere. E i suoi collaboratori aggiungono che sarebbe
sciocco commentare una partita in corso e a risultato incerto.
Ok,
fin qui tutto il giusto e il prevedibile, dopo di che dal ministero non
nascondono che l’impuntatura di ieri è sembrata una «rigidità
incomprensibile», «un po’ troppo radicale», «inattesa», e
«sconcertante». La rigidità consiste nella richiesta dell’Aie
(associazione italiana editori) di inserire nel patto un divieto
esplicito alle case editrici di organizzare eventi a Torino.
Per
chi ne sapesse poco, la mediazione aveva trovato un punto d’intesa in un
salone del libro unitario che si dividesse in due vocazioni, quella più
sostanziosa, business compreso, a Milano e quella più romantica,
diciamo così, fatta di letture e librai, a Torino. Già la distinzione
era parsa un pochino brusca, ma ci si poteva (e ci si può) ragionare
sopra. Diventa tutto più complicato se l’Aie vuole impedire per iscritto
agli editori di mettere piede in Piemonte. Vuol dire, per esempio, che
nemmeno a un’editrice come Einaudi, di prestigio nazionale e radicamento
territoriale, è consentito progettare qualcosa di più strutturato a
Torino. E vuol dire, oltretutto, che l’Aie pensa di risolvere in questo
modo, non del tutto dialogante, la frattura che ha all’interno, con il
dispiacere espresso da una settantina di editori minori a cui piacerebbe
avere spazi fuori da quelli destinati a Rho alla Fabbrica del Libro.
Ieri
sera la stessa Aie ha fatto girare due righe nelle quali si esprimeva
«stupore» per la circolazione di voci che davano per morta la
trattativa. In effetti l’Aie non ha tutti i torti: morta non è, ma non
scoppia nemmeno di salute. E oggi, al ministero, ci sarà l’incontro
ufficiale con Dario Franceschini e le parti in causa. Che purtroppo si
presentano in una disposizione d’animo non particolarmente serena. Lo si
capisce da un secondo comunicato stampa, questo diffuso dalla Regione,
con cui il presidente Sergio Chiamparino non concede altro terreno.
«Alcune condizioni per noi (sono) irrinunciabili», si legge, a
cominciare dal «governo unitario dell’evento». Lo si è detto spesso: una
biglietteria unica, per esempio, iniziativa nemmeno tanto simbolica e
presupposto di una specie di parità: anche a Torino, ripete il
governatore del Piemonte, si pianificheranno «nuclei espositivi
significativi» e «al di là del peso quantitativo». Traduzione: Milano
non avrà l’esclusiva degli appuntamenti più interessanti. Ne avrà magari
qualcuno di più, ma non tutti.
Ecco, ieri si è capito che invece
Milano li vuole tutti. Come trovare una conciliazione? Difficile, ma
oggi Franceschini ci proverà. E se dovesse andare male, il rischio è che
non soltanto Torino perda una manifestazione che nel suo genere è la
seconda in Europa, ma che la perda - o la butti a mare - un paese
incapace di muoversi compatto.