La Stampa 19.9.16
Belkovsky
«In pochi ai seggi? Lo voleva il Cremlino»
intervista di L. Sgu.
Professore Belkovsky, politologo e direttore del National Strategy Institute, è un risultato totalmente scontato?
«Nessuna
sorpresa, la Duma è rimasta quel che era, come previsto. E il partito
liberale Yabloko, accordandosi con il Cremlino, ha oltrepassato la
barriera del 3% che gli permette di accedere ai finanziamenti pubblici.
Unica cosa positiva dal punto di vista dell’elettorato russo critico
verso il potere, è che sono apparsi alcuni nuovi volti brillanti, specie
dal partito d’opposizione Parnas, come Viacheslav Maltsev e Maria
Baronova».
La classe media non ha votato?
«Tutta la
strategia del Cremlino era ottenere bassa affluenza proprio su quelle
fasce, per questo ha anticipato le elezioni a settembre. Le grandi città
che potevano votare per l’opposizione sono state scoraggiate. Tutta la
propaganda pre-elettorale è stata costruita sul fatto che non serviva
votare perché non sarebbe cambiato nulla. L’operazione è un successo
personale del vice capo dell’amministrazione presidenziale, Viacheslav
Volodin».
Il rapporto tra Putin e il premier Medvedev?
«Putin
non si divide dal proprio figlioccio. Lavorerà ancora con lui e secondo
me il premier può ridiventare presidente, forse già nel 2017. Non
escludo elezioni presidenziali anticipate, ma non credo che Putin le
voglia. Anche se crescono le voci e i leak su questo. Dipende tutto da
quando Putin decide di lasciare il potere. Anche se lui è molto
conservatore, difficile anticipi i tempi».
L’opposizione ha fallito?
«La
colpa del risultato è anche dell’opposizione, che ha litigato ante
voto, e dei cittadini dissidenti che non sono andati a votare. Oppure
hanno votato per Yabloko, cosa che discredita del tutto quel partito
liberale, perché ci fa pensare che ha concorso solo per i fondi pubblici
e non per vincere. Ecco la differenza tra Yavlinski e Khodorkovsky,
almeno l’oligarca puntava al 5%».
La Duma non cambia, ma in Russia cambia qualcosa?
«Le
elezioni alla Duma in Russia non sono mai importanti di per se, ma per
dare il tono politico. Si tratta di un congelamento del potere, non un
consolidamento. La società russa oggi consiste in gruppi ostili l’uno
all’altro ed è in uno stato di confusione». [L. Sgu. ]