La Stampa 18.9.16
Se l’Europa adesso pensa al ribasso
di Francesco Guerrera
È
successo questa settimana. Pochi minuti dopo aver aperto il suo
discorso sullo «Stato dell’Unione» con l’ammonimento che l’Unione
Europea è in preda a una «crisi esistenziale», il presidente della
Commissione Jean-Claude Juncker ha detto che, entro quattro anni, tutte
le aree pubbliche dell’Ue avranno l’internet senza fili.
Era dai
tempi di Maria Antonietta e delle sue brioche che non si sentiva una
tale dissonanza tra problemi e rimedi. C’era molto di più, ovviamente,
nel discorso di Juncker, come anche nel vertice di Bratislava di questo
fine settimana. Ma gli spin doctor della Ue dicono che questa è la nuova
strategia dei potenti europei: proporre soluzioni concrete che «fanno
la differenza» nelle vite quotidiane dei cittadini dell’Unione.
Ecco
allora spuntare, sempre nel discorso di Juncker, l’abolizione delle
tariffe roaming internazionale per i cellulari, l’impegno a investire
500 miliardi di euro nelle infrastrutture e la promessa di combattere la
disoccupazione giovanile.
L’Europa dei grandi proclami di Altiero
Spinelli, Jean Monnet e Jacques Delors è stata sommersa da errori
politici, sperequazioni sociali e magagne economiche. Al suo posto, gli
eredi di quei grandi statisti vogliono mettere un’Europa piccola
piccola. Invece delle dichiarazioni tonitruanti dei Trattati («Un’Unione
sempre più stretta tra i popoli europei»), abbiamo un’Europa che
sussurra per non offendere nessuno. Basterà questo declassamento a
risolvere gli annosi problemi socio-politici-economici dell’Ue? Diamo
un’occhiata alla situazione oggettiva.
Un Paese-chiave come la
Gran Bretagna — seconda economia dell’Ue, centro finanziario
internazionale e ponte fondamentale con gli Usa — se ne sta per andare
per conto suo. Al Sud, stati-membri quali l’Italia e la Grecia sono in
prima fila nella tragedia umana dell’immigrazione. Quasi 300.000
immigranti sono arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo
quest’anno. Più di 3000 sono morti provandoci e quella macabra
statistica continua a crescere. La bozza del testo finale del summit di
Bratislava (uscita ancora prima dell’inizio dell’incontro) parla di
«caos» ai confini dell’ Europa. La frase ha fatto arrabbiare Angela
Merkel, che si gioca la rielezione sul problema-immigrazione e che non
si può permettere «regali» ai populisti di destra del suo Paese. Ma non
sarà la semantica a salvare la signora Merkel se l’opinione pubblica
tedesca, come quella britannica, ne ha avuto abbastanza dell’Europa.
A
Francoforte, Mario Draghi e i suoi fanno il possibile per stimolare
l’economia della zona-euro, a dispetto di politici che si ostinano a non
usare le leve fiscali e si permettono pure di criticare la Banca
Centrale Europea. Proprio Draghi, il tecnocrate per eccellenza è stato
costretto a scendere nell’arena politica questa settimana. Dopo aver
accettato il Premio Alcide de Gasperi, il capo della Bce ha condannato:
l’«isolazionismo, protezionismo, nazionalismo», che rischiano di
distruggere il progetto europeo.
A Bratislava, primo summit senza
il Regno Unito, l’agenda verte sulle divisioni tra gli stati membri. E’
un tema talmente spinoso che i diplomatici dell’Ue erano
preoccupatissimi per la «Crociera di Babele», un viaggio «di piacere»
sul Danubio in cui i leader europei avrebbero dovuto parlare tra di loro
senza interpreti (Francois Hollande ha rotto con il protocollo e si è
portato il traduttore). L’ unico aspetto positivo è che i leader
europei, per una volta, sono stati tutti nella stessa barca. Le scadenze
importanti sono tante, a cominciare dal referendum costituzionale
italiano, passando per le cruciali elezioni francesi e tedesche nel 2017
e finendo con la «Brexit» ufficiale, probabilmente nel 2019. Nel
frattempo, i signori e la signora dell’Ue dovranno convincere una
popolazione sempre più scettica a dar un’altra chance all’ Europa.
«Dobbiamo
restare uniti», ha detto a Bratislava il primo ministro danese Lars
Lokke Rasmussen a un giornalista che gli chiedeva come risolvere la
crisi attuale. Forse l’Europa piccina piccina di Juncker, Merkel,
Hollande e Renzi riuscirà a riconquistare i cuori e i cervelli dei
cittadini dell’UE perché li spaventa di meno. Ma non sarà facile.
Altro che internet senza fili, l’Europa sta per fare un salto mortale senza rete.
Francesco Guerrera è condirettore e caporedattore finanziario di Politico Europe a Londra.