La Stampa 17.9.16
Mosca al voto, referendum su Putin
Domani le elezioni per rinnovare la Duma. Primo test dopo la crisi in Ucraina e l’intervento in Siria
di L. Sgu.
Le
«primarie delle élite russe», così i politologi riassumono il voto che
domenica vedrà rinnovare la Duma per 5 anni, dando per scontata la
vittoria del partito al potere Russia Unita, pur screditato agli occhi
degli elettori, che si regge tutto sulla popolarità di Vladimir Putin,
che pure non ne è membro. Non solo una scelta di deputati, ma un
«casting» interno del Cremlino per selezionare la futura squadra del
quarto mandato del prossimo presidente, Putin o non Putin. Già iniziato
con la rottamazione di vecchi fedelissimi, sostituiti con giovani
obbedienti e vicini ai servizi, mentre la crociata anti-corruzione fa
cadere teste eccellenti. Un test per le presidenziali 2018, che qualcuno
ipotizza addirittura anticipate causa crisi, ma non solo.
Sono le
prime legislative dopo l’annessione della Crimea, il conflitto in Est
Ucraina, le sanzioni occidentali alla Russia, la campagna in Siria. Le
prime in era Putin svolte in regime di recessione economica. Un
referendum di gradimento sul potere. Il Centro sociologico Levada che
alla vigilia aveva rilevato un crollo di consensi per la maggioranza è
stato bollato «agente straniero».
Per scongiurare problemi, il
governo Medvedev ha fatto di tutto per dare legittimità al voto. Ha
cambiato la legge elettorale introducendo un sistema misto, ha abbassato
la soglia dal 7% al 5% per permettere una minima concorrenza, facendo
entrare, per la prima volta a livello federale, anche il partito
dissidente Prp-Parnas, fondato dall’ex vice premier Boris Nemzov
assassinato a Mosca. Ha persino ammesso a partecipare 18 candidati
sostenuti dall’ex oligarca «nemico» Khodorkovsky, in esilio a Londra. A
capo della Commissione elettorale Elena Pamfilova, rispettata presidente
di Transparency International-Russia, ha sostituito V. Churov, nel
2011, ultime elezioni parlamentari, primo bersaglio delle proteste della
classe media liberale a Mosca contro i presunti brogli. Oggi quel
rischio pare lontano, l’opposizione va alle urne spaccata da screzi
interni, il blogger Navalny escluso. Potrebbero passare, forse, i
liberali di Yabloko. Campagna elettorale noiosa come mai, il Cremlino
punterebbe a una bassa affluenza, ma non troppo. A rimpolparla se serve
saranno i nuovi elettori della Crimea.
La Duma attuale ha quattro
partiti, e così probabilmente resterà: oltre a Russia Unita, la
cosiddetta «opposizione leale» o «di sistema», cioè i Comunisti
dell’inossidabile Zyuganov, l’Ldpr del guascone Zhirinovsky, e Russia
Giusta. Le sorprese possono arrivare dalle percentuali. Tra i 14 partiti
in gara sigle paracomuniste e nazionaliste, Patrioti, Verdi, Pensionati
per la giustizia (Rspp), e Rost (Crescita), che fa il filo al
piccolo-medio business in affanno, ma è visto come spoiler per
raccogliere voti liberali. Il restyling a Mosca è cominciato.[l. sgu.]