La Stampa 17.9.16
Ricatti sessuali via web
Quadruplicati i ricatti sessuali via web
di Gabriele Martini
Bionda,
carina, sorriso ammiccante. Si chiama Stephanie e vuole stringere
amicizia su Facebook. «Sono francese, studio a Milano. Scusa io parlo
male l’italiano». Scrive via chat. «Quanti anni hai? Che lavoro fai?».
Per qualche ora va avanti così, poi cambia registro: «Perché non
parliamo guardandoci in faccia? Scrivi il tuo account Skype». Grazie,
meglio di no.
I virtuosi delle truffe si sono specializzati nei
ricatti a luci rosse in rete. Funzionano così: una sconosciuta entra in
contatto con la vittima via social, inizia a scambiare messaggi, poi
invita il malcapitato di turno a una conversazione privata via webcam e
lo convince a mostrarsi in atteggiamenti intimi. A quel punto, il passo
falso è compiuto: l’avvenente ragazza ha registrato tutto e ricatta lo
sventurato minacciando di diffondere il video osé.
Gli anglofoni
hanno coniato addirittura una nuova parola: «Sextortion», crasi tra
sesso ed estorsione. L’ultima vittima è un sessantenne di Vercelli.
Caduto nella trappola del video hard, ha deciso di non pagare e il video
è finito in rete. Stessa disavventura capitata a un trentenne di
Biella, che si è trovato immortalato in atteggiamenti hot su YouTube
dopo essersi rifiutato di versare 5 mila euro all’amica virtuale di
turno. Pochi giorni prima era toccato a uno studente milanese: «Sono
stato uno stupido, mi ero illuso che quella ragazza fosse davvero
interessata a me. Mi ha chiesto mille euro, poi è scesa a 700. Ma non ho
pagato e non ho più risposto ai suoi messaggi. Per fortuna è sparita
com’era venuta». Certo, la preoccupazione resta: «Da un mese controllo
più volte al giorno YouTube, ma per ora il video non è stato
pubblicato».
Dietro Stephanie e le altre misteriose ragazze, quasi
sempre ci sono vere e proprie organizzazioni criminali. In due anni le
denunce alla Polizia postale sono quadruplicate: dalle 400 del 2013 alle
1700 del 2015. «Solo la punta dell’iceberg», avvertono gli esperti. La
maggior parte delle vittime, infatti, si vergogna a chiedere aiuto.
Qualcuno cede al ricatto. Le truffe coinvolgono tutte le fasce di età:
adolescenti, giovani single, adulti con famiglia, anziani alla ricerca
di nuove amicizie virtuali. Di solito il pagamento viene chiesto tramite
Western Union. «Versare i soldi non è la soluzione del problema, ma
semplicemente l’inizio di una lunga catena di estorsioni», avvertono
dalla Polizia postale. Un anno fa a cadere nel cyber-ricatto era stato
Giovanni Salvia, assessore comunale allo Sport del Comune di Potenza. A
giugno Salvo Mandarà, blogger ed ex guru video del Movimento 5 Stelle,
aveva denunciato su Facebook il tentativo di estorsione ai suoi danni:
«Ho fatto una stupidaggine ad accettare, sono caduto nella trappola come
un fesso».
Sul forum del Skype centinaia di utenti chiedono aiuto
perché vittime di estorsioni a luci rosse. Scrive Claudio: «Ci siamo
spogliati, lei adesso vuole 1500 euro altrimenti dice che mi rovinerà la
vita». «Negli ultimissimi anni abbiamo assistito decine di vittime di
sexy ricatti», svela Paolo Dal Checco, consulente informatico forense
dello studio Di.Fo.B. di Torino. «L’ultimo è stato un importante
imprenditore 50enne, residente al Nord. È stato indotto a masturbarsi
davanti alla telecamera e poi ricattato», racconta l’esperto. «Non ha
pagato e alcuni suoi contatti Facebook si sono visti recapitare il link
al video hot caricato su YouTube». Il sito rimuove i filmati in pochi
minuti su specifica segnalazione. Ma, a volte, sono comunque troppi.