sabato 17 settembre 2016

La Stampa 17.9.16
La furia del premier
“Non ci tengono buoni con i contentini”
Il capo del governo riaccende la partita europea con un occhio al referendum in patria
di Fabio Martini

«Si sbagliano se pensano di tenerci buoni così, con i contentini, per carità hanno la maggioranza, ma poi non lo so se ce l’hanno». Sul far della sera, alle falde del castello di Bratislava, il presidente del Consiglio Matteo Renzi si produce in un fuori-onda a microfoni spenti destinato a far rumore. In Europa. Ma soprattutto in Italia, dove la campagna referendaria ogni giorno è più difficile. E dunque, per invertire la rotta, tutto può servire.

Un rinnovato protagonismo in Europa del presidente del Consiglio e una Germania indicata di nuovo come «amico-nemico». Soltanto suggestioni? Tentazioni destinate a ridimensionarsi nei prossimi giorni? In ballo c’è anche l’idea di mettere nel conto un «warning» dell’Europa in risposta a una manovra «sopra le righe»?
Una cosa è certa. Il presidente del Consiglio lascia il vertice europeo di Bratislava con un’esternazione a tutto tondo, di quelle che fanno «titolo».
Sono le sette della sera. È appena finita la rituale conferenza stampa di fine-vertice e, in piedi, prima di andarsene, Matteo Renzi offre la sua versione dei fatti sullo schiaffo-sgarbo subìto, fa capire che è stato lui ad auto-escludersi dal consolato franco-tedesco: «Ma come? Bratislava è il grande appuntamento, la grande occasione per una discussione alta e vi presentate con un documento a tirar via?». Come dire: sono io che ho fatto saltare il tavolo delle buone maniere, rinunciando a partecipare a un finalino edificante assieme a Merkel e Hollande.
Sembra lo stesso Renzi pronto a dar battaglia, che un anno fa aprì un contenzioso aspro con Bruxelles, che alla fine si concluse con un pareggio: il presidente del Consiglio rinunciò alle sue polemiche contro Juncker, gli euroburocrati e la Germania e in cambio ha ottenuto due leggi di stabilità in deficit.
E infatti Renzi ricomincia ad attaccare con lo stesso piglio di allora: «Tra un anno scadrà il Fiscal compact e vi dico che faremo una bella discussione, perché devono capire che a noi non ci tengono buoni così... dandoci il contentino di concludere in Italia la discussione sul rilancio dell’Europa. Metti caso che va tutto bene, a cominciare dal referendum, ma poi quando finalmente arriva l’appuntamento di Roma, nella primavera del 2017, noi che facciamo? Continuiamo con questo passo, a Roma partoriamo il tavolino e la figuraccia la faccio io!».
Sull’eterna questione della crescita e del modello di sviluppo, Renzi in conferenza stampa aveva raccontato soltanto mezza verità e cioè del compiacimento del governo italiano per il fatto che la conclusione della discussione sul rilancio dell’Europa sia stata fissata in Campidoglio il 25 marzo del 2017, in occasione della celebrazione per i sessanta anni dai Trattati di Roma. Ma poi, a microfoni spenti, Renzi spiega: «Hanno accettato la mia proposta di concludere a Roma questo percorso, ma non possiamo continuare a mascherare le politiche del rigore chiamandole in un altro modo!».
E a Renzi non è andato giù neppure l’approccio sul tema dei migranti. E racconta la sua versione: «Sulla questione avevano preparato un documento nel quale si faceva un grande elogio dell’accordo con la Turchia, ma poi sulla parte dedicata al Migration compact, anziché indicare esplicitamente i Paesi africani, si parlava genericamente di “Paesi terzi”...». Renzi dice che se si va avanti così, lui è pronto a far da solo: «Vado io in Africa, come Paese naturalmente...».
Davanti alle difficoltà di far quadrare la legge di Stabilità Renzi potrebbe decidere di andare avanti anche mettendo nel conto il diniego di Bruxelles? Una sfida esplicita all’Unione europea? Ieri, in conferenza stampa, il presidente del Consiglio ha fatto esplicito riferimento alla violazione delle regole comunitarie consumate dai due Paesi-guida, Germania e Francia: la prima col surplus nell’export, la seconda nel rapporto deficit-Pil: un escamotage per aprire una trattativa più o meno esplicita? Ieri mattina, a margine del vertice, Renzi si è visto con il presidente della Commissione Jean Claude Juncker e l’incontro sul tema della flessibilità è andato bene.
Ma poi il vertice dei 27 si è concluso con la sorpresa finale messa in scena dal duo Merkel-Hollande, un colpo di teatro che ha costretto Renzi a muoversi sul piano della comunicazione, provando a invertire l’ordine dei fattori. Dopo aver riflettuto se fosse meglio tacere, ripartendo subito per l’Italia, Renzi ha deciso di parlare. E di giocarsela tutta al contrattacco. Provando a cancellare con un colpo ad effetto le complicazioni di questi giorni. A cominciare dal confronto di Bologna con l’Anpi. Davanti a una platea del suo partito, che si è rivelata inquieta. Più inquieta del previsto.