Corriere 17.9.16
Mossa studiata anche per parlare agli elettori
Un «messaggio» al centrodestra per salvare il suo referendum
di Francesco Verderami
Cameron
ha perso Downing Street sulla Brexit, Merkel ha perso alcuni Land
sull’immigrazione, Hollande sta perdendo l’Eliseo sulla sicurezza e
Renzi non vuol perdere Palazzo Chigi sulle riforme costituzionali.
Perciò il premier usa il vertice di Bratislava come un palco da cui
parlare agli italiani.
Renzi si rivolge a quella parte ormai
maggioritaria del Paese che su economia e immigrazione è stanca di
un’Europa dei fiscal compact e dei piccolissimi passi. E siccome è stata
proprio l’Europa il fattore comune nelle avversità dei suoi colleghi a
Londra, Berlino e Parigi, il capo del governo cerca di evitare la stessa
sorte nel referendum da «lascia o raddoppia» che si appresta a indire, e
si scaglia contro l’Unione a trazione franco-tedesca. Così nei giorni
della convention dei «moderati» di Parisi a Milano e del raduno dei
«populisti» di Salvini a Pontida, prova a lanciare un’Opa sugli elettori
di centrodestra che gli sono indispensabili per garantirsi la vittoria
nelle urne.
È vero che la svolta contraddice la narrazione
renziana, la storia di un’Italia «tornata protagonista» a Bruxelles e
nelle relazioni con le maggiori cancellerie continentali. D’altronde
l’idea che dopo il divorzio del Regno Unito dall’Europa si celebrasse un
matrimonio a tre, era stata l’illusione di una giornata a Ventotene.
Renzi è partito da Roma avendo già maturato l’intenzione di rompere con
Merkel e Hollande, perché — sapendo anzitempo quale verso avrebbe preso
la riunione di Bratislava — si era reso conto di non potersi omologare
ai vecchi riti: la sua leadership sarebbe parsa ininfluente nell’Unione e
sarebbe stata ulteriormente intaccata in Italia.
Così, se è vero
che in patria la cancelliera tedesca e il presidente francese tengono
famiglia, cioè governo, Renzi ha voluto far capire che non è disposto a
mettere a repentaglio la sua. Sull’immigrazione l’Italia è stata
«lasciata sola», visto che la Germania si è messa a parlare francese in
tema di sicurezza, asilo e chiusura delle frontiere. Sulla difesa comune
la Francia si è messa a parlar tedesco, e qualche settimana dopo aver
fatto pubblicare su Le Monde un articolo firmato dai ministri di Parigi e
Roma, ha siglato un documento solo con Berlino. Sull’economia prima
Hollande si è schierato con Renzi al vertice di Atene, poi non è parso
offrire sponde al premier italiano nella dura trattativa a Bruxelles
sulla flessibilità dei conti pubblici. Magari l’inquilino dell’Eliseo
avrà cambiato linea per sfuggire alla pressione dei tedeschi, dato che
Schauble e Weber lo avevano additato insieme al premier italiano di
esser stato un «irresponsabile» per aver partecipato all’incontro di
Tsipras, sta di fatto che ieri nel Pd renziano si parlava di Hollande
come del «compagno traditore».
La verità è che le elezioni ci sono
in ogni Paese, e a Roma ci si prepara allo show down referendario.
Così, visto che il triangolo non c’è, Renzi si è messo a ballare da
solo: una mossa obbligata forse, di certo assai spregiudicata. Ma utile a
suo giudizio per conquistare consensi nella sfida sulle riforme
costituzionali. Per questo ha denunciato che l’Unione non ha cuore, che
non tiene nemmeno in conto i costi della sicurezza dei ragazzi nelle
scuole. L’attacco pubblico gli serve per ritagliarsi più spazi di
manovra nelle prossime riunioni riservate, alla vigilia della legge di
Stabilità.
In presenza di una Commissione debole e in assenza di
una prospettiva politica comune nell’Unione, il premier ha deciso di non
mostrarsi allineato e coperto: «A chi poi?». Perché Renzi ritiene che —
in questo contesto disgregato — la diga europea franco-tedesca finirà
per crollare. E allora si scansa, confidando di salvarsi. Il triangolo
non c’è più, anzi non c’è mai stato. Gli ambasciatori italiani hanno
provato a spiegare allo stato maggiore renziano quanto sia forte l’asse
Parigi-Berlino, raccontando che funzionari dei ministeri francesi
lavorano fissi in Germania e funzionari dei ministeri tedeschi lavorano
fissi in Francia: «Ora capite?».
Renzi ha capito che doveva far
qualcosa in Italia. Se la mossa servirà a cambiare verso anche in
Europa, bene. Sennò c’è da vincere quel referendum che deciderà il suo
destino: per riuscirci ha bisogno di quegli italiani moderati stanchi
dell’Europa germanizzata. Uno slogan berlusconiano. Infatti è lì che
ieri il premier ha voluto fare breccia. Nel giorno della morte di
Ciampi.