mercoledì 14 settembre 2016

La Stampa 14.9.16
Perseguitata dai suoi filmini hot si toglie la vita a trentun anni
Vittima della gogna del web, aveva cambiato identità e vinto cause. Inutilmente
di Antonio E. Piedimonte

Uccisa dalla gogna del web. Tiziana Cantone aveva 31 anni: alta, bruna, con un sorriso contagioso e un fisico da fotomodella. Ieri si è tolta la vita nella casa della madre, a Mugnano, paesone alle porte di Napoli. Da oltre un anno la sua vita era diventata un inferno, da quando cioè alcune immagini hot che la riguardavano avevano cominciato a circolare sulla Rete, una diffusione incontrollabile che era arrivata persino sui siti porno. Un meccanismo infernale con video e sfottò che si moltiplicavano, condivisioni sui telefonini, parodie, addirittura magliette. Lei in quei video era chiaramente riconoscibile e persino identificabile (con nome e cognome), così alla vergogna si erano aggiunti umiliazioni e insulti dei sempre troppo numerosi webeti.
Una tortura quotidiana contro la quale Tiziana si era coraggiosamente ribellata cambiando identità e ingaggiando anche una battaglia legale per vedersi riconosciuto il diritto all’oblio. E proprio di recente il suo avvocato, Roberta Foglia Manzillo, aveva ottenuto dal tribunale di Napoli Nord un provvedimento d’urgenza (ex articolo 700) con il quale s’intimava a un social network di rimuovere post, commenti e contenuti multimediali. Una querelle internazionale: il legale aveva citato in giudizio, oltre i diffusori dei video, diversi social, compresi i più grandi: Facebook Ireland, Yahoo Italia, Google e YouTube. E il giudice Monica Marrazzo aveva riconosciuto la lesione del diritto alla privacy della donna contestando ai network di non aver rimosso i contenuti lesivi della sua reputazione.
La risposta, almeno in un caso, fu che la pagina in questione non conteneva video, il problema è che al posto dei video c’erano sgradevoli fotomontaggi, volgari prese in giro e persino una sorta di tormentone basato su una frase che la ragazza aveva rivolto a chi la stava riprendendo: «Hai fatto un video, bravo». E tutto per colpa di quelle riprese amatoriali che lei, ingenuamente, aveva prima consentito e poi condiviso con cinque amici che considerava fidati. Evidentemente almeno uno di loro non lo era: in pochissimo tempo le immagini hot erano finite praticamente ovunque. Alla fine le pagine dei social erano state rimosse, ma questo non era bastato né a fermare il supplizio mediatico né a darle una qualche consolazione. La ferita restava aperta e in tanti continuavano a tormentarla. Così come non era servito a nulla allontanarsi dal suo lavoro e anche dalla sua terra: per un periodo era andata a vivere in un’altra regione. Ma quell’involontaria quanto sgradita popolarità la inseguiva come uno stalker. Suo malgrado era diventata una star della Rete, al punto da essere riconosciuta per strada, dove c’era sempre qualcuno pronto a deriderla, a umiliarla, aggravando quella depressione che ormai non la lasciava mai. Aveva già tentato di farla finita. Poi ieri, lo stillicidio è finito, nel peggiore dei modi. Tiziana si è impiccata con un foulard nella cantina della casa materna.