mercoledì 14 settembre 2016

La Stampa 14.9.16
Libia, arrivano 300 soldati e medici italiani
M5S: siamo in guerra senza il consenso del Parlamento.
Truppe d’élite, blindati e parà: così l'Italia proteggerà Misurata
I reparti speciali mobilitati per l’operazione umanitaria in una zona che è sempre più a rischio attentati
di Mariano Alberto Vignali

Trecento militari italiani, tra soldati e medici, pronti a partire per la Libia. Non un’azione militare - assicura il ministro della Difesa Roberta Pinotti - ma un intervento umanitario. L’operazione, illustrata alle commissioni di Camera e Senato, servirà per garantire aiuto e protezione nella costruzione di un ospedale da campo a Misurata.

Il nome della missione dovrebbe garantire la veste “umanitaria” dell’intervento: Operazione Ippocrate. Tecnicamente si tratta di un classico dispiegamento militare, con un ospedale da campo in grado di dare un supporto medico a unità combattenti. Un presidio che si troverà in una zona esposta ad azioni di guerra ed attentati terroristici, quindi dovrà essere «pesantemente» protetto da truppe d’elite e navi da guerra. È questa in sintesi la scheda tecnica della missione che in queste ore sta partendo dall’Italia alla volta di Misurata.
Un contingente che sarà composto da circa 300 militari: 65 medici e paramedici, 135 addetti alla logistica e un centinaio di parà per la cosiddetta “forza di difesa” del 186° reggimento paracadutisti Folgore, che utilizzeranno per questa missione i superblindati Lince, già ampiamente impiegati in Afghanistan. La base dell’operazione sarà all’ex Accademia Aeronautica libica, dove sono già presenti le forze speciali italiane, ovvero un gruppo misto di incursori che in queste settimane ha preparato la strada all’operazione e ha aperto un coordinamento con i locali.
Oltre all’Esercito è coinvolta la Marina Militare: la nave da sbarco San Marco è stata allestita per dare supporto all’intervento, nella base navale della Spezia. L’unità poi farà tappa a Livorno per imbarcare i paracadutisti e sicuramente a Civitavecchia per altre strutture sanitarie. A questo punto, dopo il via definitivo all’intervento, la San Marco farà rotta verso la costa libica e verrà scortata a Misurata da una fregata della flotta di un’altra operazione militare italiana, cioè Mare Sicuro. Per dare sicurezza all’operazione una nave da guerra, in grado di colpire anche bersagli nell’entroterra, resterà poi al largo del porto libico nel caso di imprevisti, ed un velivolo (un aero cargo C27-J dell’Aeronautica) sarà disponibile in Italia per eventuali evacuazioni o trasporti di emergenza.
L’ospedale garantirà inizialmente visite specialistiche, interventi, 12 posti di letto d’urgenza (che diverranno 50 in ottobre) e l’evacuazione in Italia di feriti non curabili sul posto; mentre sei medici italiani, ed altri sanitari, opereranno presso l’ospedale civile di Misurata (che ha circa 150 posti letto) in sinergia con l’ospedale da campo.
La richiesta del governo libico per questo intervento è dell’8 agosto scorso. Da metà mese è stato svolto un «lavoro preparatorio per avere possibilità di essere immediatamente operativi», come ha detto il ministro Roberta Pinotti, parlando di ricognizioni tecnico logistiche e dell’invio di un nucleo di collegamento presso il Ministero della Difesa libico.
Ormai è un fatto acquisito, vi sono forze speciali italiane, un piccolo distaccamento che ha come base proprio l’aeroporto militare di Misurata, impegnate in zona. La loro attività è la stessa dei colleghi che operano in Iraq: collaborare per il supporto alle forze combattenti locali (senza interventi diretti in battaglia) e costituire anche un’avanguardia in caso di un intervento più massiccio. Si tratta di unità che arrivano dai reparti speciali dell’Esercito (il ColMoschini) e della Marina (il ComSubIn), il loro numero non supera la dozzina di uomini. Oltre a loro, ma su questo fatto il riserbo è massimo, esiste un altro nucleo misto: una decina di incursori assegnati al dispositivo d’intelligence mobilitato dall’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise) e gli uomini di un reparto segreto di forze speciali, il Rud Raggruppamento unità difesa. Le loro attività sono coperte dalle norme previste dalla legge che equipara queste forze alle unità dei servizi segreti e per due anni il governo ha la possibilità di non relazionare in parlamento.