martedì 13 settembre 2016

La Stampa 13.9.16
La rivolta delle donne di Melito
di Linda Laura Sabbadini

Melito. Un paesino della costa ionica, il più a Sud dell’area grecanica, zona dove ancora c’è chi parla il greco, o meglio il grecanico. Bellezze naturali notevoli, bei palazzi, ma anche strade sterrate, costruzioni non completate, mancanza di marciapiedi. Venerdì, alla manifestazione organizzata da Libera contro lo stupro di gruppo, c’erano tutti i sindaci dell’area grecanica coi loro gonfaloni, insieme a quello della Regione Calabria.
Alcune centinaia di persone, ma non molte del Paese, tante le donne. Eppure, è terribile quello che è successo. Non un caso isolato, nel «profondo» Sud. In Italia, secondo l’Istat, le donne che hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni sono 2 milioni 284 mila e di queste quasi 200 mila hanno subito violenze sessuali gravi come lo stupro, circa 650 mila sono state costrette a toccare le parti intime dell’abusante e 2 milioni 154 mila sono state toccate sessualmente contro la loro volontà. Tante, anzi troppe, in gran parte sommerse. Certo, non ci aspetteremmo il pubblico disinteresse anche tra le donne : «Sì, ma la ragazza ...» e giù con toni, sguardi, e puntini di sospensione che aggiungono violenza alla violenza.
In un Paese come il nostro, dove tanto si discute di burkini e di donne musulmane, dobbiamo combattere con forza contro le nostre arretratezze. Vergogna per il poliziotto che suggerisce al fratello di far finta di niente, vergogna per chi la considera puttana o solidarizza con i maschi bestiali che l’hanno violentata, vergogna per questi uomini bestie che si sentono padroni dei corpi di ragazzine. La ragazza, che porterà nel corpo e nell’anima questa atroce ferita, deve sapere che è stretta da un grande abbraccio di tante donne che in Italia, in Calabria, a Melito stesso solidarizzano con lei.
Sì, perché a Melito esistono donne, che già prima che si sapesse della vicenda, si stavano e si stanno tuttora impegnando per eliminare la violenza. Zina Crocè è una di quelle, è di Melito, commissaria regionale per le pari opportunità del Consiglio Regionale per 11 anni fino al 2011. Fa parte di Fidapa, l’associazione melitese che a marzo le aveva dato il compito di organizzare una giornata sulla violenza contro le donne, a cui aveva partecipato anche la consigliera di parità regionale, il centro antiviolenza di Cosenza, Carla Monaco della Rai regionale. In quell’occasione il fenomeno della violenza di genere è stato sviscerato in tutti i suoi aspetti e origini, trattando anche le persecuzioni che le donne con professionalità e capacità di autodeterminazione incontrano nel loro percorso lavorativo, anche nella Pubblica amministrazione. Fidapa di Melito si era raccordata con il centro antiviolenza di Cosenza e in particolare con Antonella Veltri per avere aiuto per l’apertura di uno sportello comunale contro la violenza. Ieri Fidapa ha chiesto di nuovo aiuto al centro di Cosenza, formato solo da volontarie, il quale tra l’altro ha intenzione di costituirsi parte civile nel processo.
Bisogna sconfiggere la cultura maschilista e anche mafiosa che ritiene gli uomini violenti intoccabili. Le donne che lottano per la libertà femminile ci sono, anche a Melito, ma spesso sono invisibili. Queste donne coraggiose, generose e intelligenti non devono essere lasciate sole. Ha ragione Titti Carrano, Presidente di Dire, Rete Nazionale dei Centri antiviolenza, quando chiede che la ministra Boschi si rechi a Melito. Lo Stato deve esserci, per dare fiducia alla parte bella, civile, appassionata di Melito che oggi combatte. È dalla stretta azione tra donne del territorio, della società civile e dello Stato che si potrà vincere questa dura battaglia. Per questo sono certa che la Ministra Boschi andrà a Melito, o comunque troverà il modo di sostenere la ragazza e le donne militesi.